E dopo Deborah Arianna, GRANDI donne di Valtellina
E dopo Deborah Arianna
Oro, incenso e mirra portavano i Re Magi venuti da lontano. Oro, argento e bronzo, una Magia, ci porta dal lontano oriente Arianna dopo aver dimostrato la bontà della scelta del Presidente del CONI Malagò di affidarle il ruolo di portabandiera.
Un grande seguito hanno avuto le gare in cui c'era lei che scorreva su quell'ellisse ghiacciato e non da sola. C'eravamo – ci diceva l'assessore allo sport di Berbenno Achilli – tutti e tutti in fibrillazione. Eravamo con lei a girare guardando le avversarie più vicine con una grande speranza, quella di vedere Arianna una volta sul podio. I più ardimentosi accennavano, subito dopo scaramanticamente tacendo, addirittura al colore di quella medaglia sperata. Nel silenzio, stringendo i pugni e magari anche i denti chi si spingeva un poco oltre. Paure, timori, ansietà spariti in poche decine di secondi con quel pattino avanti di poco alla coreana che era però arrivata così vicina anche per aver corso nel modo che le è costata la squalifica. ORO addirittura nei 500 ma poi a mò di incenso l'argento della staffetta (delle tre diremo) e a mò di mirra il bronzo sui 1000. Ci voleva per completare l'albo dei successi, raccogliendo il testimone 'valtellinese' da Debora Compagnoni. Campionesse entrambe, misurate in reazioni e commenti, 'alla valtellinese' dunque.
Ne ha fatta di strada Arianna ma non solo quella trascritta nel suo albo d'oro. Di strada nel senso vero del termine, 150 km tre volte la settimana per potere dedicare ore e ore e ore al suo sport, lei che aveva cominciato a correre con le rotelle ai piedi a soli 4 anni. C'era da andare in Alta Valle dove c'era il ghiaccio. Il papà in Svizzera a lavorare, la mamma Luisa, tenace malenca, al volante e su è giù, bello o brutto che fosse il tempo. Intanto studiava ma dato che aveva cominciato a fare gare, sempre più importanti, in tempo di terza media a Berbenno, il suo preside, prof. Carluccio, le aveva detto che se non vinceva l'avrebbero bocciata. L'amabile e spiritosa minaccia non era servita perchè lei vinceva lo stesso. Medaglie olimpiche, sette volte campionessa europea, vittorie su vittorie,alternando appuntamenti sportivi e la sua casa a Polaggia. E pensare che quando aveva 15 anni c'era stato un poco illustre 'maestro' che l'ava consigliata di smettere perchè quello sport non faceva per lei, un po' come il famoso calabrone. A suo tempo qualche studioso aveva sentenziato che in base alle leggi della fisica era impossibile che potesse volare. Il calabrone non si intende di fisica, non sa che è impossibile per lui volare e dunque vola. Il tempo è galantuomo e lo dimostra facilmente. Si vada infatti all'indirizzo che segue, da definirsi impressionante:
https://it.wikipedia.org/wiki/Arianna_Fontana
L'argento olimpico va ovviamente condiviso con le tre colleghe, due valtellinesi. Due le sondaline, Martina Valcepina e Lucia Peretti mentre Cecilia Maffei è di Pinzolo (TN). Ci sarà occasione di parlare anche di loro.
Red