“In cammino guardando verso le stelle” Il Prefetto dr. Scalia lascia la Valle

(Nello Colombo) Da quando è giunta notizia del suo congedo dalla Valtellina, più passano i giorni e più la presenza del prefetto di Sondrio, Giuseppe Mario Scalia, si infittisce e si fa fervida e incisiva durante mille manifestazioni che attestano l'affetto sincero nei suoi confronti. E, se  Maometto non va alla montagna, è la gente comune a fare la spola assiduamente affollando i suoi uffici. Non c'è nessuno che vuole mancare per rendere il proprio omaggio soprattutto all'uomo probo, all'uomo giusto, attento ai bisogni dell'altro, all'uomo di fede dalla fede incrollabile nella Vergine Maria che ha avuto sempre la sua porta aperta verso i bisognosi, ascoltando dubbi e disagi, facendosi arbitro nelle controversie e maestro di grande saggezza nelle mille asperità della vita quotidiana. E, naturalmente, un vero servitore dello Stato che ha perseguito i più alti ideali della Repubblica coniugandoli in impegno morale concreto al fianco soprattutto dei più deboli in un messaggio di fratellanza sincera che cerca di trovare sempre un punto d'incontro, una soluzione mediata per il bene del territorio. Il suo passaggio in Valle non è stato certo vano tra tanti tavoli istituzionali per risolvere i problemi che negli ultimi tre anni hanno assillato la nostra provincia. Ma ora è tempo di riposarsi. Un semplice accenno alla sua vita da “missionario della carità” della santa di Calcutta di cui è figlio spirituale da quando, spinta da indomabile fede, Maria Teresa giungeva a San Gregorio al Celio a Roma per dormire o partecipare alla Santa Messa in tutta umiltà, in fondo a tutti, piegata in due per l'umiltà.“La prima volta che l'incontrai, ricorda Scalia, mi regalò una medaglietta di San Massiliano Kolbe, ucciso per rappresaglia nel campo di concentramento di Auschwitz, dopo essersi offerto di morire al posto di un padre di famiglia, e un giorno portai con me anche il mio Lorenzo a conoscere quella che già in vita era una piccola santa che come Kolbe mi ha insegnato a fare del bene secondo le proprie possibilità ogni giorno consacrandosi a Maria attraverso la sua medaglia miracolosa come missione di ogni “milite dell'Immacolata”” , spiega il prefetto di Sondrio che all'epoca era  impiegato al ministero dell'Interno, ma presente come “volontario della Carità”.  Ora potrà riappropriarsi del suo tempo dedicandosi anche ai suoi studi sulle minoranze etniche di cui si è occupato in molte pubblicazioni (alcune conservata anche presso la Biblioteca del Consiglio d’Europa, del Parlamento Europeo e nella Biblioteca delle Nazioni Unite a Ginevra) in cui predica, cercando di diffonderlo nelle scuole italiane e negli istituti della nostra provincia, il rispetto dei popoli senza barriere come vero segno dell’accoglienza e dell’integrazione pur nella propria specificità identitaria. Studi che lo hanno sempre affascinato e che lo vedranno ancora presente nei master dell'Università di Bergamo e della LUMSA di Roma. E infine, smessi i panni istituzionali, a 65 anni, nel fulgore ancora pieno di mille progetti ancora da portare a termine, indosserà forse l'umile veste di muratore per rimettere a posto l'avita casa di Acireale dove ha trascorso la sua più tenera fanciullezza. Infanzia e serena maturità che si ricongiungono nella parabola straordinaria di un cammino quasi profetico che ha sempre guardato verso le stelle, un cammino fatto di fede e dei buoni propositi degli uomini di buona volontà.

 

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