“A PROPOSITO DELLA VISITA IN VALTELLINA DEL COMMISSARIO UE ALL’AGRICOLTURA”

Pochi giorni orsono la Valtellina ha avuto l’onore di ospitare il Commissario Europeo all’Agricoltura e allo Sviluppo Rurale, la danese Mariann Fischer Boel. Sicuramente un plauso va fatto alla Coldiretti di Sondrio per avere permesso al Commissario UE di potere prendere contatto, seppure per un arco di tempo limitato, con il territorio e le produzioni valtellinesi. In particolare il prestigioso ospite ha avuto la possibilità, sorvolando in elicottero la provincia, di ammirare i terrazzamenti vitati dai quali è rimasta impressionata. Tutto positivo, ma le dichiarazioni rilasciate dal Commissario nel corso della visita, fanno nascere delle riflessioni e delle considerazioni sul comparto vitivinicolo, che, con il duro lavoro dei suoi operatori, ha fatto sì che l’intera cultura della provincia si identificasse nei secoli con i suoi terrazzamenti vitati, consentendoci di ammirare e beneficiare di uno spettacolo unico al mondo. Secondo il Commissario l’unica possibilità di salvezza per realtà come la nostra è rappresentata dall’investire sulla qualità, e solo questa potrà permettere all’agricoltura valtellinese, e quindi anche alla vitivinicoltura, di reggere la concorrenza. Certamente il suo ragionamento non si riferiva solo alla Valtellina, ma il Commissario intendeva coinvolgerla nella tematica dei problemi di competitività che tutte le zone di piccole dimensioni e in condizioni svantaggiate stanno affrontando nel mercato globale. Non si può certo obiettare a questa tesi, purtroppo però ritengo che la qualità da sola non sarà sufficiente al settore vitivinicolo valtellinese per salvarsi ed anzi rilanciarsi. Troppi sono i problemi strutturali dell’agricoltura di montagna e le condizioni di svantaggio che deve affrontare la coltivazione della vite in provincia di Sondrio.

Solo partendo dal riconoscimento, in primis sociale, poi culturale e soprattutto economico, del beneficio che la collettività trae

dal patrimonio terrazzato, sarà possibile un rilancio della vitivinicoltura valtellinese e il mantenimento dei vigneti.

Una Valtellina senza terrazzamenti, o con un’estensione ridotta e disordinata degli stessi, non significherebbe solo perdere una

grande produzione enologica, ma infliggere un danno, diretto o indiretto, a tutte le attività economiche e sociali della nostra

provincia. Il primo settore a soffrirne sarebbe il comparto turistico, ma non solamente quello enogastronomico. La scomparsa del panorama terrazzato dal tragitto che porta alla vacanze, date le note difficoltà logistiche che devono sostenere i turisti per raggiungere le nostre località di villeggiatura, finirebbe per essere un ulteriore incentivo a non affrontare un viaggio così

disagevole. Tornando al tema della qualità trattato dal Commissario, la qualità della produzione viticola valtellinese è ormai fuori di discussione. I nostri vini vincono spesso le sfide con altre blasonate produzioni nazionali ed internazionali. Inoltre le case vinicole locali fanno man bassa di premi in Italia ed all’estero e da anni, con determinazione, stanno cercando di superare, proprio attraverso la qualità, i grandi svantaggi competitivi di cui soffrono. Ma questo non basta. Il rischio di uscire dal mercato incombe sulle aziende nostrane e questo problema appare di non facile risoluzione. Il prezzo delle uve pagato dalle aziende agli agricoltori valtellinesi è più che legittimato dallo sforzo che richiede la coltivazione della vite sui terrazzamenti. Dall’altra parte i costi che vengono sostenuti dalle case vinicole per l’acquisto delle uve sono ormai altrettanto “eroici” del lavoro che i viticoltori svolgono sui vigneti.

Questa affermazione può risultare forte, ma basta paragonare i prezzi pagati dalle nostre aziende con quelli applicati in

Piemonte, dove si produce Nebbiolo, o con il Chianti, il cui nome travalica i confini nazionali per rendersi conto dello sforzo che

le stesse stanno sopportando da anni. Le difficoltà che incontra la commercializzazione dei nostri vini derivano anche da

questo fatto: esistono ormai sul mercato bottiglie di vino di buona qualità il cui costo finale per il consumatore è poco superiore al prezzo della sola uva pagata dalle nostre aziende per produrre una bottiglia di Valtellina! Proprio per questo la Fondazione ProVinea, insieme a Provincia di Sondrio, Banca Popolare di Sondrio e Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina si sta impegnando da alcuni anni per cercare di permettere alla viticoltura di non scomparire, facendo leva sulla candidatura del versante Retico per il Patrimonio Mondiale UNESCO.

La sfida è riuscire a convincere il consumatore, anche locale, che è giustificato pagare qualche euro in più per acquistare una

bottiglia di Valtellina, perché la coltivazione della vite in questa zona consente il mantenimento di un territorio unico e

soprattutto perché solo da quel territorio terrazzato possono essere prodotti vini così eccezionali per sapori e caratteristiche.

In questa operazione di mark-up la candidatura UNESCO si sta rivelando utile. Mai come in questo ultimo periodo si è parlato

dei terrazzamenti valtellinesi e dei vini che da questo territorio vengono prodotti. La larghissima condivisione delle attività di

ProVinea, la base associativa della Fondazione, il supporto ottenuto da tutti i settori economici e culturali valtellinesi, l’appoggio di personalità note in tutto il mondo, le centinaia di articoli che hanno parlato e parlano del nostro patrimonio terrazzato sono di per sé un obiettivo raggiunto. Ma tutto questo non è sufficiente. Perché si possa continuare a vedere quelle lunghe, infinite file di filari ordinati, curati, che cambiano colore nell’arco delle stagione e sui quali si ammirano uomini che come arrampicatori salgono e scendono i vigneti sotto l’acqua, il sole cocente, la neve e il vento, la provincia di Sondrio dovrà vincere una battaglia che non si annuncia né facile, né breve. Sto parlando del riconoscimento da parte dello Stato e dell’Unione Europea che il lavoro dei viticoltori non crea solo ricchezza per gli agricoltori stessi, i produttori di vino ed eventualmente ristoratori ed albergatori che di questo prodotto fanno un elemento di richiamo (anche se questo punto si dovrebbe aprire un lungo discorso che occuperebbe troppo spazio). Tutta la popolazione locale e tutti coloro che trascorrono in Valtellina anche solo un’ora o che ne osservano una foto o un filmato traggono un vantaggio dalla presenza dei terrazzamenti vitati, anche solo semplicemente per le emozioni che questi luoghi sanno offrire. Senza dimenticare il ruolo che i terrazzamenti svolgono come elemento fondante degli assetti ambientali e paesaggistici e come fattore chiave per la tutela del territorio ed il mantenimento della sua integrità. I vigneti terrazzati sono un pilastro della tutela del territorio, salvaguardandolo da frane, inondazioni e altre calamità naturali e quindi da costi e perdite connesse. Proprio dalla collettività deve essere riconosciuto ai viticoltori un contributo economico per la manutenzione dei muretti a secco, che sono un bene di interesse comune e non solo degli agricoltori, ai quali spetta un giusto corrispettivo, dovuto per il semplice fatto della coltivazione della vite, di per sé motivo più che sufficiente a giustificare, in provincia di Sondrio, un incentivo allo svolgimento dell’attività agricola.

I viticoltori grazie a questo contributo verranno alleggeriti di un costo improprio che appartiene ad una diversa funzione che loro

svolgono ma che è una funzione di interesse dell’intera collettività. Essi, con la loro opera, assicurano una preziosa

manutenzione del territorio che se da loro abbandonata dovrà essere svolta, comunque, dagli enti pubblici, ad un costo almeno

dieci volte maggiore. E’ fondamentale quindi assicurare ai viticoltori valtellinesi, in forma automatica e certa, il corrispettivo che a loro compete per la loro opera di manutenzione. Questo gli permetterebbe il rimborso delle ore di lavoro che periodicamente svolgono non ai fini produttivi e quindi commerciali, ma per mantenere il territorio. Se consideriamo inoltre che anche in Valtellina il reddito degli agricoltori è molto più vicino a quello degli impiegati rispetto a qualche anno fa, soprattutto se lo confrontiamo con quello percepito dai più giovani, questo elemento compensativo potrebbe essere un forte incentivo ad orientarsi verso la viticoltura per coloro che hanno difficoltà a trovare lavori sufficientemente retribuiti e con una discreta durata. Del resto credo di potere affermare, senza temere di essere smentito, che nei comuni del versante retico una persona su tre ha almeno un parente che possiede un pezzo di vigneto, anche se abbandonato. La possibilità di attingere all’incentivo di cui sopra, che andrebbe ad aggiungersi alle altre forme di finanziamento oggi presenti, sarebbe sicuramente un forte stimolo per incoraggiare i giovani a coltivare la vigna.

Oggi gli stimoli sono ben diversi, se si considera che iniziare a coltivare la vite significa dovere aspettare tre anni prima di

potere iniziare a produrre e quindi vendere. Il problema dell’età elevata dei viticoltori e la preoccupazione per il loro rinnovo

potrà essere risolto solo valorizzando il territorio e, come conseguenza, migliorando il reddito dei viticoltori.

I vigneti terrazzati sono tutt’uno con la realtà sociale culturale ed economica della Valtellina. Mi piace pensare che se l’Italia è la

patria del calcio con sessanta milioni di commissari tecnici la Valtellina lo è del vino con 178.000 esperti di vino. Non è

discutibile l’attaccamento della nostra gente alla terra ed in particolare ai vigneti. Basti pensare alle difficoltà che gli operatori del settore riscontrano quotidianamente per le compravendite di porzioni ridottissime di terreno.

Questi i motivi per cui la Valtellina deve impegnarsi con tutte le sue forze per l’ottenimento del riconoscimento dell’attività dei

nostri viticoltori. Una battaglia nella quale le forze messe in campo e la condivisione non devono e non possono essere inferiori a quelle messe giustamente in campo in questi anni per la viabilità provinciale. La battaglia dei terrazzamenti non può essere considerata meno importante, avendo delle forti implicazioni sulla vita sociale, culturale ed economica della popolazione valtellinese ed essendo strettamente connessa alla tutela dell’ambiente e alla valorizzazione turistica delle nostre risorse naturali. La loro perdita significherebbe cancellare una storia unica di significati culturali, paesaggistici ed ambientali di grande significato e rilevanza.

Sandro Faccinelli (x)

(x) Direttore Fondazione ProVinea “Vita alla Vite di Valtellina” ONLUS

Sandro Faccinelli
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