SONDRIO. OVAZIONE PER IL REQUIEM DI MOZART

La Collegiata teatro d'opera per il concerto del Circolo Musicale CID in collaborazione con il Credito Valtellinese per il suo centenario

Un kolossal in cinemascope il colpo d'occhio della Collegiata recentemente restaurata per un evento memorabile che ha visto come maestro di cerimonie d'eccezione dell'Orchestra del Teatro olimpico di Vicenza e il coro "I Polifonici Vicentini", Giovanni Battista Mazza, che ha diretto con grande padronanza la "Messa da Requiem" di Wolfgang Amadeus Mozart.

In religioso ascolto una cattedrale gremita fino all'inverosimile per un'occasione veramente straordinaria, compresa l'intera schiera dei giovanissimi rampolli della folta dinastia Mazza-Paiusco, incantata dalla magica atmosfera veramente palpabile sull'altare maggiore diventato il "golfo mistico" di un grande Teatro d'opera.

Grande fermento sin dalla prima serata con una folla debordante che, "aperti i cancelli" della Chiesa titolata ai Santi Gervasio e Protasio, è corsa in cerca del posto più ambito. Finanche in cima all'organo da cui la vista era straordinaria.

L'acustica ha reso omaggio alla grande opera mozartiana, anche per chi, quasi parte della stessa orchestra e coro, si è trovato a condividere un fiume musicale in piena, pur dalla posizione falsata laterale che evidenziava maggiormente timpani e trombe a discapito di violoncelli e bassi ingolfati dalla mischia degli orchestrali degli altri ottoni e fiati.

Sin dalle prime battute si è assaporato tutto il pathos liturgico e stringente di un capolavoro che, per quanto in minore e "da requiem" ha tenuto ben desti gli animi con una forza incredibile, fino al ribollimento tellurico della "Sequentia" del "Dies irae", il momento sconvolgente della verità finale, dell'apocalisse che metterà fine alle finzioni e alla caducità della vita terrena.

Pastoso il timbro orchestrale ben fuso con un coro dalle sonorità ora aggressive ora sognanti, diretto dal maestro Pierluigi Comparin, su cui spiccavano i solisti Annamaria Di Filippo (soprano), Victoria Lyamina (contralto), Luciano Famagosta (tenore), Giuseppe Nicodemo (basso).

Perfetta l'architettura sinfonica del genio fanciullo che si lanciò nell'agone terribile e sconvolgente di una composizione che come una prensione persecutrice lo aveva debilitato portandolo al vertice di una spasmodica tensione che lo aveva prostrato e spossato. Una compenetrazione così profonda da pensare al Requiem per la propria morte, per quell'abisso evocato e tanto temuto che attende ogni uomo.

Un'opera incompiuta per la morte di Mozart il 5 dicembre del 1791, che però aveva già lasciato molte annotazioni e appunti per la strumentazione su cui l'allievo Franz Xaver Sussmayr lavorò a lungo completando l'opera.

Ovazione piena al termine dell'esecuzione con il bis del brano forse più struggente dell'opera di Mozart, "Lacrimosa".

Il Cid ascrive così al suo album dei ricordi più belli questa serata che cade nel periodo quaresimale, come ha fatto notare l'arciprete Don Valerio Modenesi, che ha proposto un minuto di silenzio, quasi di meditazione per la morte del Cristo, foriero però di un riscatto che varrà la salvezza eterna.

Nello Colombo

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