LIONS SONDRIO HOST: SERATA CON PLINIO VANINI, IMPRENDITORE: “L’AGRICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE”
Dopo il meeting inconsueto del 25 ottobre con la moda, dal 600 ad oggi, a farla da protagonista il Lions Sondrio Host, questa volta, in intermeeting con il Lions Morbegno, si è cimentato con un tema pure inconsueto: l’agricoltura, proiettata verso il futuro facendo però tesoro del passato. Inconsueto pure il relatore, il notissimo Plinio Vanini che non è intervenuto per parlare di auto, di motori, magari di Rally, ma di quella che è da sempre la sua passione – oggi è il Presidente dell’APA, l’Associazione Provinciale Allevatori) e che lo ha portato a realizzare a Mantello, nei pressi dell’Adda, un fior di complesso agrituristico, modernissimo, attrezzato e di notevole livello come la cena raffinata ha del resto dimostrato.
Vanini ha inquadrato storicamente il problema agricolo, in particolare dell’allevamento ricordando come poco dopo l’Unità d’Italia il 75% erano lavoratori agricoli quando in definitiva l’allevamento era finalizzato all’economia familiare. I cambiamenti nel primo ‘900 con le prime bonifiche e le coltivazioni intensive. Specie in Valchiavenna e nel Bormiese c’è notevole sviluppo con l’aumento del patrimonio bovino. Si va poi verso la specializzazione della razza e verso la produzione di latte con i primi tori importati dalla Svizzera e con animali forniti alla Pianura Padana.
Decresce l’incidenza economica del settore che via via scende sino a costituire oggi il 3% del PIL provinciale. Dagli anni ’50 il risanamento (la provincia di Sondrio sarà la prima in Italia ad essere dichiarata “indenne da TBC e brucellosi” con i vantaggi conseguenti di mercato).e la progressiva sparizione dell’allevamento familiare. Qualche dato: nel 1844 c’erano 50.000 capi. Diminuiscono i capi ma aumenta il latte prodotto. Si punta sulla qualità, sono 153 le latterie nel 1961. Forniti altri dati lungo gli anni Vanini si sofferma sull’oggi con 27.000 capi in 2008 aziende delle quali per circa 500 si tratta dell’unica fonte di reddito. L’Associazione Allevatori si è occupata della selezione, credendo nella tipicità, legandosi dunque al territorio non perdendo il valore delle origini. Il problema infatti è quello dei costi, due volte, tre e talora anche quattro superiore a quelli della Pianura Padana, da affrontare con la qualità e con la razionalizzazione. Positivo sotto questo profilo che il numero medio di capi per azienda sia passato da 8,4 a 17.
Da sottolineare l’avvenuta diminuzione di seminativi e dei prati permanenti. Dai 365 alpeggi di una volta oggi siamo a 265 e non è più così interessante portare le bestie in alepeggio.
Sotto il profilo commerciale Vanini ha ricordato la nascita del Consorzio Casera e Bitto (per il marchio e le relative garanzie). Compito fondamentale il rivolgersi al mercato con una sola voce. Tre latterie da sole infatti oggi rappresentano il 90% mentre quelle per il restante 10% sono circa altre 25. E così delle 50/60.000 forme di formaggio del 1967 siamo passati alle 260.000 occupando così, fra le DOP, il quinto posto in Italia subito dietro al pecorino sardo che, avendo la Regione a Statuto speciale, la cui immagine è supportata da un contributo di ben 2,5 milioni di €uro rispetto ai nostri 150.000. Qualità e presenza sul mercato fondamentale tenuto conto delle difficoltà di base; basti pensare che oggi un litro di latte alla stalla viene pagato circa 700 vecchie lire mentre 10 anni fa erano 800!. Una presenza con agguerriti competitori che si chiamano Pecorino, Asiago, formaggi dell’Alto Adige, questi con forte sostegno regionale (un dato: contributo di 160 €uro/ettaro per lo sfalcio!).
Le prospettive ci sono, sulla base di quanto detto. Fondamentali l’esigenza di qualità, l’affidabilità delle garanzie, la priorità a interventi mirati rispetto a quelli a pioggia, l’abbinamento con il turismo.
Nell’ampio dibattito seguito che ha fatto superare la mezzanotte non è mancato chi ha lamentato, con lo sconcerto che ne è seguito, che la maggior parte degli sciatt arrivi sul nostro tavolo con dentro il “pizzocherino” francese…
Serata molto positiva con un messaggio di speranza per le nuove generazioni anche per la positiva esperienza in controtendenza di un imprenditore che ha dimostrato la possibilità, in un mondo che ha visto l’esodo massiccio dall’agricoltura all’imprenditoria, anche del percorso inverso, innovando sì ma mantenendo saldo l’ancoraggio alle origini
f.