Convegno in Senato: Vanoni a 60 anni dalla sua morte

Mauro del Barba: “Dal suo insegnamento ancora molti spunti per il presente”

“Ricordiamo oggi un grande Italiano, uno studioso competente e illuminato, un uomo giusto e mite, buono, dal pensiero profondo e rigoroso che sapeva cogliere l’ampiezza dei grandi principi, la profondità dei grandi progetti e metterli alla prova fino all’analiticità dei bilanci e delle singole voci di spesa e soprattutto della quotidianità dei fatti.” Il senatore Mauro Del Barba ha aperto così il convegno Politica ed economia in Ezio Vanoni. Riflessioni a 60 anni dalla morte, tenutosi martedì 16 febbraio presso la Sala dei Presidenti in Senato.

“Lo ricordiamo infatti oggi” ha continuato il senatore PD “nel giorno e nel luogo in cui pronunciò il suo ultimo discorso in aula, una sorta di testamento politico e umano: morì infatti 60 anni fa in Senato nel pomeriggio del 16 febbraio 1956, a soli 53 anni.”

Il senatore morbegnese ha fatto gli onori di casa e introducendo i vari interventi, mentre l’Ufficio studi del Gruppo PD Senato ha provveduto alla stampa di uno speciale opuscolo sulla figura di Vanoni, corredato anche di due scritti inediti.

Subito dopo Del Barba ha parlato Piero Barucci, ex presidente ABI ed ex ministro del Tesoro, che ha ricordato la grandezza della riforma finanziaria introdotta da Vanoni e la grandissima attualità del Codice di Camaldoli, da lui scritto con gli altri morbegnesi Saraceno e Paronetto, che ancora oggi attira tanto interesse anche da parte dei giovani.

L’ospite più atteso, il presidente emerito della repubblica Giorgio Napolitano, ha ringraziato Del Barba per l’organizzazione del convegno e per aver trovato un suo articolo, del 1956, in cui il parlamentare allora PCI esprimeva “grandissima stima politica e morale per il Ministro Vanoni, e grandissimo apprezzamento per il suo schema di riforma”, riconoscendo “la passione straordinaria con cui ha battuto il paese per spiegare le sue idee, fatica che forse gli fu fatale.” Napolitano ha poi ricordato l’ultimo discorso di Vanoni, in cui disse: “noi possiamo risolvere gran parte dei problemi del nostro paese, e li risolveremo nella misura in cui sapremo chiedere ad ognuno la sua parte di sacrificio proporzionata alla sua capacità di sopportazione” e la profonda emozione che colse il Senato all’annuncio della morte di Vanoni, qualche ora dopo la fine di quel discorso.

A seguire i presenti hanno potuto ascoltare l’accorato intervento di Alfonsina Pizzatti, che ha raccontato ai presenti il Vanoni “valtellinese” e la sua straordinaria amicizia  con Saraceno, Paronetto e Giulio Spini, storico sindaco di Morbegno a cui tra le altre cose è dedicato anche il locale Circolo del Partito democratico. La direttrice del Corriere della Valtellina - il giornale che ha ospitato moltissimi scritti di Vanoni - ha tracciato il quadro della sua azione politica, dettata dalla ricerca della giustizia sociale e dell’eguaglianza, leggendo uno dei suoi scritti: Noi sappiamo che qualunque cosa facciamo, non riusciremo a guarire i mali del mondo, ma è nostro dovere operare con tutte le nostre forze per venire incontro alle necessità di tutti coloro che soffrono nel nostro Paese.

Dopo di lei ha preso la parola il Viceministro all’Economia, Enrico Morando, che ha evidenziato l'impegno di Vanoni a guardare “a lungo termine”, senza l’ossessione del quotidiano: il suo intervento ha messo in luce le analogie e le differenze tra i modelli di governance, anche in sede europea, di Vanoni e quella attuale.

Giorgio Tonini, Presidente della Commissione Bilancio del Senato, ha voluto sottolineare le lezioni che un partito di governo può e deve apprendere da un gigante come Vanoni: “La sua curiosità, che lo portava a frequentare anche altri filoni politici e culturali con la capacità di fare sintesi tra posizioni differenti; l’attualità del suo schema di riforma, in particolare in prospettiva europea, e dello sforzo di fare crescita per creare occupazione e superare gli squilibri territoriali; il ruolo cruciale del partito come luogo di sintesi e realizzazione concreta delle esperienze di ogni giorno, favorendo la critica all’interno e la propagazione delle idee di progresso all’esterno.”

A Claudia Rotondi, professoressa alla Cattolica di Milano e allieva del professor Alberto Quadrio Curzio, che ha mandato i suoi saluti ai presenti, è toccato il compito di delineare la “memoria consapevole” dell’opera e degli insegnamenti di Vanoni in tre punti principali. “Il primo è la formazione: Vanoni si è formato a lungo, anche all’estero, con umiltà, badando sempre alla realtà delle cose. Il secondo è il suo apporto fondamentale nella stesura della nostra Costituzione: attraverso la sottocomissione Finanze elaborò buona parte dei principali articoli in materia economia, su tutti l’articolo 53 e l’articolo 23 della nostra Costituzione. Terzo, il principio per il quale la politica tributaria deve avere un ruolo centrale per poi destinare le risorse alla programmazione economica: il settore pubblico deve trainare la crescita del Paese e supportare quello privato, con una programmazione di lungo periodo e in prospettiva che potremmo definire “post-keynesiana”. Lo sviluppo passa attraverso il miglioramento della struttura economica e sociale del Paese.”

Ha chiuso il convegno il senatore Del Barba, ringraziando i familiari di Vanoni e le numerose personalità intervenute al convegno, tra le quali anche la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, il sottosegretario valtellinese Benedetto della Vedova e diversi amministratori locali: “Sono molto soddisfatto dalla riuscita di questo convegno, che testimonia l’importanza e l’attualità del pensiero di Vanoni: tutti voi presenti qua oggi testimoniate il grande affetto che la Valtellina e l’Italia nutrono ancora per la sua figura. Un affetto che non è un semplice orgoglio localistico, ma la testimonianza viva di come gli insegnamenti di Vanoni siano in grado, ancora oggi, di offrire molte analogie e spunti preziosi per il presente.”
 

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