Altra fermata della ruota del tempo: Tito Bottà
Altra fermata della ruota del tempo. Pochi giorni fa a Tirano per portare con sé oltre la sfera umana Carlo Della Vedova, poi a Morbegno-Cosio, prematuramente, Tito Bottà. Entrambi personaggi di spicco sia nelle Istituzioni che politicamente impegnati nella Denocrazia Cristiana.
Sabato 14, al termine della contesa, la sua pur forte fibra ha ceduto al male, lui impegnato fino all'ultimo nel suo servizio alla collettività.
Si era laureato in Scienze Economiche alla Bocconi. Bene, ma non era, come si suol dire, 'un secchione'. Studiava come sarà sempre nella sua vita con precisione e puntiglio, ma non si esauriva in questo come molti. Con altri tre amici aveva messo in piedi un complesso 'da povera gente' come diceva con riferimento al nome (“I plebei” o qualcosa del genere. Suonavano bene a detta di qualcuno in zona, meglio che da semplici amatori ma arrivato alla maggiore età o poco più – allora non 18 anni come ora ma 21 – concordemente con gli altri decise di piantare lì per concentrarsi nello studio. Laureato aveva intrapreso l'attività di segretario comunale, professione che gli assicurava una prospettiva importante e cioè quella di restare in Valle. Fra i segretari comunali record assoluto di permanenza nell'incarico presso lo stesso Comune, Buglio, più di una trentina d'anni sino al giorno della pensione. La professione gli dava strumenti per compiere al meglio la sua attività nelle Istituzioni. 10 anni, dal 1980, alla guida del Comune di Morbegno, poi la Presidenza della Provincia. Nell'album dei ricordi privilegiati cui è dedicato tra le meningi uno spazio particolare ci sono due date. La prima, se la memoria non fa brutti scherzi, facile da ricordare in quanto inizio della primavera. Doppia primavera perchè a quella climatica si aggiungeva quella economico-istituzionale, basilare per la Valle. Tito, accompagnato da qualche amministratore e dai colleghi Presidenti delle Provincie di Bergamo, Brescia, Como era al Pirellone per la conclusione in Consiglio Regionale di un lavoro enorme. Era il piano di cui alla Legge Valtellina, per l'impiego di 2400 miliardi di cui 1355 per noi il 6 novembre del 2002. La prossimità del compleanno facilita l'altro ricordo, quello del 6 novembre dello stesso anno quando il Consiglio dei Ministri non ne volle sapere di approvare perchè i burosauri europei giudicavano le norme lesive della concorrenza. Tito guidò una mezza rivolta perchè gli ineffabili di lassù avevano sostenuto che la deroga non era applicabile in quando non si trattava di calamità nazionale o regionale, il che la dice lunga ma anche l'impegno che c'è voluto per arrivare al risultato.
Abituato alla precisione, espressione perennemente bonaria quasi con un certo distacco con quel mezzo sorriso ma puntuale e determinato quando ve ne fosse bisogno. E fedele alla sua terra. Era ancora, secondo mandato, consigliere comunale di Cosio, capogruppo di maggioranza.
L'ultimo saluto è stato coerente con la sua figura. Le Istituzioni presenti. Tanta gente presente ma nell'aria quasi una presenza concreta, lo spirito di Valle.
Il nostro cordoglio.
f.