IL CORO DESDACIA TELLINI SBANCA IN BRASILE

“Lassù qualcuno mi ama” commentava un corista al ritrovamento del bagaglio sbadatamente lasciato in aeroporto. Probabilmente è quello che è balenato in tutti i coristi quando si è materializzato è coronato un sogno: una trasferta intercontinentale…dove?...”in Brasile”.

Tutto ebbe inizio circa un anno fa, in occasione di un indimenticabile concerto tenuto al Conservatorio di Piacenza alla presenza del M° Veneri, compositore tra l’altro del famosissimo “Requiem di Giovanni Paolo II”, e del referente italiano del comitato organizzatore del “Festival Internacional de Coros de Juiz de Fora”. Dopo aver apprezzato ed elogiato la qualità corale della compagine, la proposta: partecipare alla selezione per la manifestazione.

In un batter d’ali tutto si concretizza e in pochi mesi il sogno diventa realtà: il Coro Desdacia Tellini rappresenterà l’Italia alla dodicesima edizione del Festival, degno successore addirittura del mitico Coro della SAT di Trento presente lo scorso anno.

Dopo un lungo e travagliato viaggio, lunedì 25 settembre il coro sbarca a Juiz de Fora, ridente cittadina di circa 500.000 abitanti, situata all’interno del territorio brasiliano a circa 200 km da Rio de Janeiro, nello stato di Minas Gerais. Si comincia a toccare con mano la realtà sociale, economica e climatica di questo stupendo e immenso paese, non privo di contraddizioni .

Il Festival, che potremmo definire itinerante, è distribuito in sei giorni con una media di non meno tre concerti quotidiani, il tutto a servizio di una massima diffusione dello slogan “Il Canto è cultura”.

Un tour de force, che porterà il complesso vocale ad esibirsi in scuole, chiese, al “Banco do Brasil”, alle Poste Centrali, concludendo il suo interminabile programma in un concerto di Gala nel maestoso “Teatro Central”, secondo per capienza (2.500 posti) di tutto il Brasile.

L’accoglienza nelle scuole è a dir poco strepitosa. Una miriade di bambini multicolore sorridenti e festanti saluta e circonda d’affetto l’arrivo del coro. I muri delle povere scuole tappezzati di manifestini preparati con semplicità su fogli di quaderno, recano scritte di benvenuto che raffigurano l’Italia gemellata con il Brasile. La preparazione per questo evento, suggeriscono presidi ed insegnanti, avviene per tutto l’anno scolastico.

L’allegria e l’entusiasmo, in risposta ai brani presentati, è addirittura imbarazzante.

Spesso, per coinvolgere i piccoli uditori, viene richiesto loro di accompagnare il complesso vocale, con un ripetuto tappeto ritmico, nell’esecuzione di “The Lion sleeps tonight”. Un piccolo gesto che scatena un entusiasmo irrefrenabile, urla ed interminabili applausi scaturiscono immancabilmente in una spontanea standing ovation, palesando la loro e la nostra gioia.

Al termine di ogni esibizione, i bambini offrono quasi sempre singolarmente ai cantori un originale e personale dono cantando, in alcuni casi, l’inno nazionale brasiliano prontamente ricambiato con quello italiano.

Una lunga serie di richieste d’autografi, sui loro personali quaderni scolastici, e qualche cuore infranto, divengono il preludio di chiusura all’immancabile rinfresco (la tradizione brasiliana lo impone) a base di pasticcini, torte, frutta esotica e bibite locali (molto apprezzata la “caipirinha”, famosa bevanda alcolica, ridenominata simpaticamente “tachipirinha” per gli effetti rivitalizzanti).

Una citazione particolare è indispensabile per la scuola-orfanotrofio statale “Dottor Clemente Mariani” occupata da bambini poveri ed orfani di entrambi i genitori.

L’adrenalina è altissima: su un palchetto all’aperto sotto un porticato, un gruppo di fanciulli porge il benvenuto con un canto in lingua italiana, il cui testo esprime amore, fratellanza, e soprattutto la speranza in un futuro migliore. La semplicità e il sentimento maturati durante l’esecuzione raccontano tutto.

Il cuore è stretto nella morsa dell’emozione che chiude la gola, le lacrime affiorano sul voltodei cantori, gli occhi ricolmi di lacrime ritraggono la commozione della preside e degli insegnanti. Cantare per questi poveri orfani, dal futuro incerto, assume un significato ancora più profondo che comprime il petto. Ritrovando la necessaria minima concentrazione, si riesce finalmente a regalar loro un piccolo momento di allegria, che viene accompagnato da un indescrivibile quanto spontaneo entusiasmo. Un susseguirsi di foto, i bimbi stretti affettuosamente tra le braccia dei cantori, il sincero desiderio di voler donar loro un po’ di quel calore paterno che gli è mancato, conducono lungo il viale di accesso, dove una lunga fila di piccoli fanciulli saluta, rincorrendo il pullman fino al cancello, quasi a voler scappare verso un mondo “forse” migliore.

Ma le sorprese non sono finite. Appuntamento all”Ufficio Centrale delle Poste di Juiz de Fora”, per celebrare la presentazione di un francobollo emesso appositamente, per questa dodicesima edizione del Festival, in onore del coro italiano. L’esibizione avviene alla presenza di un pubblico attento e caloroso, composto per la maggior parte da autorità locali. Con la direzione di un rigidissimo presentatore di una TV nazionale, si alternano le note dei canti ai discorsi ufficiali da parte di funzionari ed autorità locali, che guidano la cerimonia al termine, con l’ufficiale vidimazione e timbratura del francobollo da parte “do maestru Vittoriu Grazianu” come dice lo speaker brasiliano), visibilmente emozionato.

Un avvicendarsi di incontri locali con i Prefetti (così vengono chiamati i sindaci locali) di paesi limitrofi come Maripà e Argirita, dove fuochi pirotecnici salutano l’esibizione del coro, accompagna la manifestazione al penultimo giorno fino al “Concerto Internacional” nella suggestiva Chiesa del S. Rosario. Serata magica e memorabile con un spettacolo che vede l’alternarsi di cori brasiliani, paraguaiani, e chiusa magistralmente dal Coro Desdacia che suscita ovazioni ed inesauribili applausi.

Il Festival volge al termine con la “Noite de Gala” presso il citato Teatro Central gremito all’inverosimile: quindici gruppi corali dilettano l’eccitato pubblico sudamericano. Citazione di merito al Coro Espiritu Santo, eccellente gruppo polifonico paraguaiano, ma il popolo brasiliano acclama a gran voce il coro italiano che chiude brillantemente la serata con un’esaltante scaletta di brani popolari. La standing ovation finale e la chiusura del Festival provocano un vuoto che assale l’animo dei coristi, un’avvolgente ed indimenticabile sensazione imprigiona i loro cuori, la “soudade carioca” colpisce ancora.

Così finisce un indescrivibile esperienza verdeoro

Giorgio Squarcia…

Giorgio Squarcia…
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