Sondrio, 'un anno dopo', l’emergenza dura ancora
Marchesini (Coldiretti): “Dodici mesi fa, a marzo 2020, iniziò per l’agricoltura una grande prova di forza, mai avremmo pensato che la crisi sarebbe durata fino ad oggi. Turismo e viticoltura tra i settori più colpiti”
SONDRIO – Dodici mesi fa l’inizio della bufera che, soprattutto, in provincia di Sondrio, oggi appare tutt’altro che conclusa. “E’ stato l’anno più duro per la nostra agricoltura, messa a dura prova dalla crisi, con interi settori in ginocchio e una luce in fondo al tunnel che ancora non si vede” commenta Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio. Che ammette: “Mai ci saremmo immaginati che, 365 giorni di distanza da quel primo lockdown, le nostre valli fossero di nuovo alle prese con l’incubo di nuove chiusure, con una stagione invernale completaente azzerata e con uno scenario, di fronte, tutt’altro che incoraggiante, almeno per le prossime settimane”.
Le immagini corrono indietro veloci nel tempo: è il Dpcm del 9 marzo 2020 firmato dall’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte a fissare una sorta di “serrata” del Paese che si protrarrà fino al 4 maggio. In primavera e in estate le riaperture, prima del ritorno dei divieti dell’autunno e dell’inverno.
“Ricordo benissimo quei primi giorni: fu una corsa contro il tempo per riorganizzare la rete di distribuzione in modo da garantire le consegne a domicilio ai consumatori e le forniture alimentari alla distribuzione. Allo stesso tempo, abbiamo riorganizzato gli uffici in modo da garantire, anche applicando lo smartworking, piena assistenza alle imprese alle prese con una gestione della situazione oggettivamente fuori dall’ordinario. E’ partita quindi una forte campagna di mobilitazione #MangiaItaliano, sensibilizzando la scelta – anche allo scaffale - di prodotti locali, dai salumi ottenuti dalle filiere locali”.
Già in quei primi giorni di lockdown – ricorda coldiretti Sondrio – assistemmo al boom per gli acquisti di farina, che salgono dell’80%, seguiti a ruota dal latte che segna un +20% nel volume di vendita: qualcuno volle certamente fare scorta, ma la maggior parte dei consumatori colse l’occasione della chiusura forzata in casa per riscoprire la cucina di memoria e le ricette di tradizione, puntando su uno stile di vita e alimentare fortemente “antispreco”.
Il carrello della spesa di quei giorni, a Sondrio, vide anche l’impennata degli acquisti di pasta, con un +51%, e di riso con un +39% ma registrò una crescita del 39% anche per le conserve di pomodoro mentre le vendite dello zucchero salirono del 28%, quelle dell’olio da olive del +22%, il pesce surgelato del 21%.
Come detto, l’emergenza Covid ha colpito duramente interi settori, come quello vitivinicolo e la filiera turistica, con un crollo verticale, in Valtellina e Valchiavenna, nel cuore della stagione invernale, con un “Natale blindato” e la chiusura degli impianti di sci. A ciò si aggiunga il fatto che le nostre valli sono è fortemente dipendenti dall’estero per il flusso turistico, che a livello nazionale conta ben 57 milioni di viaggiatori stranieri che durante l’ultimo anno hanno dovuto rinunciare a venire nel Belpaese per effetto delle limitazioni agli spostamenti e per le preoccupazioni sulla diffusione del contagio.
L’assenza di stranieri in vacanza in Italia grava sull’ospitalità turistica nelle mete più gettonate che risentono notevolmente della loro mancanza anche perché – sottolinea la Coldiretti – i visitatori da paesi europei hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa: la mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per le mancate spese per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. (10/03/2020)
Jacopo Fontaneto - coldiretti.it