LA CULTURA AI 2000 METRI DEL RIFUGIO VALTELLINA

È accaduto nella prima Giornata del CAI nazionale

È un progetto quanto mai ambizioso quello del Club Alpino Italiano di trasformare i rifugi alpini in presidi culturali dei rispettivi territori. Stando agli esiti della prima Giornata Culturale al Rifugio Valtellina di Aprica, la cosa potrebbe riuscire e avere anche notevole successo.

In una giornata splendida d’inizio settembre, sotto la bella mole del Monte Palabione che si stagliava nel cielo terso a fianco del Pasò e del Filone, sono stati chiamati a raccolta nella sala pranzo del nuovo Rifugio Valtellina, trasformata agevolmente come altre volte in sala convegni, più di cinquanta invitati scelti, tra protagonisti e appassionati della Montagna valtellinese e camuna.

Il convegno aveva infatti come titolo “Storia e tradizioni della Valtellina e della Valcamonica”, pensato per sfruttare la posizione strategica del rifugio in località Carègia voluto dal CAI Aprica qualche anno fa e sviluppare la fratellanza tra realtà tellina e camuna, spesso poco dialoganti, da un luogo che confina – anzi si integra – direttamente con la valle dell’Adamello e dell’Oglio.

A coinvolgere gli ospiti con le loro dotte e seducenti relazioni, alcuni personaggi di spicco della cultura locale. Dopo i saluti di autorità varie, introdotte dal past president della Commissione Rifugi Piergiorgio Repetto (che ha ricordato com’è iniziato lo sviluppo del progetto “Rifugi Presidi Culturali” e come proseguirà), si è dato il via ai lavori veri e propri con il ricco intervento di Ivan Fassin, studioso di storia ed etnografia locali. Sviluppando il tema “La lunga durata: cultura materiale e credenze popolari in Valtellina”, Fassin ha affabulato gli attenti ascoltatori con la sua analisi ricca di esempi e citazioni. “Cultura tecnologica e cultura massmediologica sono nemici della cultura materiale locale ... anche per questo la conservazione e valorizzazione delle nostre peculiarità culturali è ardua, ancorché possibile. Ma senza fatica – almeno un margine di fatica – non c’è conoscenza e speranza di salvare il salvabile della nostra cultura alpina”.

Giovanna Bellandi, giovane esperta di culture preistoriche a indirizzo antropologico, ha parlato di “Arte rupestre della Valcamonica, patrimonio mondiale”, compiendo una dettagliata e lunga carrellata, con l’ausilio di immagini, sull’evoluzione delle incisioni dalla preistoria all’inizio della dominazione romana in Valcamonica.

Lo studioso e già sindaco di Sondrio Flaminio Benetti, dal canto suo, ha sviluppato il tema “I caratteri degli insediamenti di quota nella Valtellina”, facendo anche interessanti raffronti con altre zone della Alpi, in particolare il Vallese.

Dopo il pranzo servito all’aperto, consistente in un abbondante assaggio di piatti tipici locali dai pizzoccheri valtellinesi al cuz di Córteno, dalla salsiccia di castrato di Malegno ai formaggi valtellinesi, ha terminato gli interventi di spessore Bernardo Pedroni, direttore dell’Osservatoorio eco-faunistico alpino del Parco Orobie Valtellinesi, che ha compiuto una panoramica sulle realizzazioni esistenti, quelle in fieri (area faunistica dell’orso bruno, museo interattivo dell’uomo nella natura e casa dei rapaci notturni) e quelle in progetto (area faunistica del lupo e della lince nella Riserva regionale Valli di Sant’Antonio, ecc.). Al termine dell’intensa giornata, infine, lunga escursione all’interno dell’ampia area boschiva che ospita camosci, stambecchi, caprioli, gallo cedrone e altri numerosi animali.

In precedenza, come detto, al Rifugio Valtellina avevano preso la parola, nell’ordine, il past president del CAI Roberto De Martin, di nascita e madre cortenesi, che ha testimoniato il suo attaccamento alla terra d’origine con l’intitolazione di una vetta locale a Monte Concordia, l’apposizione di una targa-memoria sul Bivacco Davide e adesso l’idea del Sentiero Frassati lombardo (ne può essere fatto uno per regione), da istituire tra i rifugi “Alpini” di Campovecchio (Córteno Golgi) in provincia di Brescia e “Valtellina” (Aprica) in provincia di Sondrio.

L’altro e più recente past president CAI Gabriele Bianchi ha avuto, come nelle sue corde, accenti poetici nel ricordare i suoi trascorsi aprichesi (come capo-gita di comitive quasi quarant’anni fa) e il più diretto e profondo rapporto attuale con il CAI Aprica, che sa accogliere “con occhi di amicizia e aiutare l’escursionista a tenere aperti gli occhi dello stupore” in luoghi bellissimi e in “un rifugio come il Valtellina che possiede tutta intera la dignità di Rifugio CAI”.

Il presidente della sezione aprichese Giorgio Marzaroli, quello uscente della Commissione centrale rifugi e opere alpine Broccardo Casali, il nuovo presidente della stessa Samuele Manzotti, il presidente del CAI Lombardo Guido Bellesini, il coordinatore centrale per le attività nei rifugi Vinicio Vatteroni, il consigliere CAI centrale Flaminio Benetti (latore del messaggio di saluto e “giustificazione” per l’assenza del presidente centrale Annibale Salsa) sono anch’essi brevemente intervenuti nella veste delle loro funzioni in seno al Club Alpino Italiano.

Tra l’uno e l’altro, in concomitanza del loro arrivo al rifugio alla spicciolata, hanno portato i saluti al convegno anche alcune autorità amministrative, quali gli assessori della Provincia di Sondrio Carlo Fognini e Maurizio Del Tenno, della C.M. Tirano Lorena Moretti e il sindaco di Córteno Golgi Guido Salvadori.

Un breve spazio è stato riservato anche ad Antonio Stefanini per presentare il suo recente libro “Camillo Golgi, il Nobel nato tra i monti (Ed. La Compagnia della Stampa) e al navigatore solitario Alex Bellini.

Gran festa di tutti gli invitati e degli escursionisti casualmente presenti ai piatti tipici e ai prodotti esposti dai rispettivi enti di tutela, quali l’Accademia del Pizzochero di Teglio, i Consorzi della Bresaola, del Vino, della Mela, dei Formaggi, della Castagna camuna e della Salsiccia di Malegno, il panificio Dolce Forno di Aprica.

Appuntamento per la prossima Giornata Culturale CAI nei rifugi che si svolgerà sabato 16 settembre 2006 presso il Centro "Bruno Crepaz" al Passo Pordoi, tema "Montagnaterapia".

Antonio Stefanini

Antonio Stefanini
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