Una serata al Castello Grumello (x). Una splendida serata per festeggiare un centenario. Questa volta le 100 candeline da idealmente spegnere sono quelle della Rigamonti, ma il significato va oltre. Identità, appartenenza, il fattore umano

La temperatura é più fresca, quasi freddino. Il cielo non é minaccioso. Laggiù i fari si rincorrono, a bordo delle auto chi per rientrare a casa, chi per inoltrarsi nella notte divenuta, specie il sabato, richiamo della gioventù.

Quassù invece è finita. E' finita in un suggestivo e caledoscopico scenario al e nel Castello Grumello che il FAI, proprietario, così definisce "Due fortilizi si fronteggiano sulla sommità di una collina, localmente "grumo", che domina la Valtellina presso Sondrio. Sull'altura rocciosa, fra bassa vegetazione che comprende anche specie rare, a est si trova la torre, cioè l'appostamento militare vero e proprio; a ovest la zona residenziale, più complessa e articolata. Un vero castello "gemino", come se ne trovano non frequentemente. Costruito nel 1326 da Corrado de Piro (famiglia ghibellina, ndr), fu distrutto dai Grigioni quando invasero la regione".

Da quassù si domina la Valle, un panorama invidiabile, con le Orobie davanti, l'Adamello ad oriente, il colmo di Dazio ad occidente.

Da quassù, guardando in basso: il fondovalle con il sinuoso corso dell'Adda, i solchi tracciati dall'asfalto della SS38 e dalla ferrovia e poi un grande stabilimento. Siamo nel Comune di Montagna. In alto l'insediamento storico con le due storiche, e rivali, "Quadre" di Santa Maria e San Giovanni. In basso gli insediamenti, residenziali e produttivi, cresciuti perloppiù nel dopoguerra.

Fra questi spicca la principale delle tre strutture della Rigamonti spa, azienda che ha il 40% di quota di mercato della bresaola, e che la fa apprezzare ai consumatori di 20 Paesi. E' qui il cuore pulsante dell'azienda che viene sfiorata dai turisti in transito verso la media ed alta Valle o in direzione della Svizzera. Appena oltrepassato il Davaglione, in dialetto incredibilmente "daun", torrente che porta in Adda le acque venienti sin dai 2807 metri della Corna Mara, ecco sulla curva della Statale, a sinistra l'ingresso, il piazzale, gli uffici, i capannoni.

Lì il fulcro di una tradizione che viene da lontano, da tanto lontano al punto da determinare vere e proprie dispute che é sbagliato tacciare 'di campanile'. Non sono di campanile ma di due modi di essere, rigorosamente all'interno di questa Regione alpina che si sviluppa su un arco di 200 km di Alpi tra Lepontine ed Ortles, fra Retiche e Orobie. Da un lato la Valle 'della' Mera che rivendica il primato storico per la sua 'brisaola', dall'altro la Valle dell'Adda che si limita a continuare a chiamarla come da sempre 'bresaola'.

Una rivalità locale e non nuova. Nei primi anni '50 Giovanni Rigamonti propose il marchio a tutela del prodotto e della sua originalità. Si arrivò a non farne nulla, rischiando, perché per i produttori della Valle 'della' Mera il marchio non poteva citare solo la Valtellina. Per loro avrebbe dovuto essere "Bresaola della Valtellina e Valchiavenna", un non-marchio in sostanza.

Si impose da solo nei fatti. Capitò a chi scrive trovando nel caratteristico menu che il Maitre del Ristorante La Scuderia di Palermo, fior di ristorante, forniva proprio come prima voce "Bresaola della Valtellina". Da allora di menu ne ha conquistati chissà quanti, anzi é più facile contare, posto che li si trovino, quelli che la bresaola la ignorano.

Passa il tempo, si capisce che l'unione fa la forza e così il 23 maggio del 1998 il brindisi con un grande vino di Valtellina saluta la nascita del Consorzio che poi otterrà il sigillo ministeriale il 27 settembre 2004.

Oggi dunque la bresaola è garantita dal marchio comunitario IGP (Indicazione Geografica Protetta), utilizzato esclusivamente dai 16 produttori della provincia di Sondrio, tredici in Valtellina, che devono attenersi al rigoroso Disciplinare di Produzione approvato in sede comunitaria con una costante attività di sorveglianza da parte dell'Organismo di Controllo.

Com'era iniziata

Abbiamo iniziato dicendo come é finita. Vediamo ora come é nata questa serata, le sue motivazioni, classe e stile dell'organizzazione, gli sviluppi.

Tutto parte da Francesco Rigamonti e dalla sua 'salumeria' una cui foto appare nella prima sequenza del pregevole filmato predisposto per l'occasione. Parte da lui perché siamo esattamente cento anni fa. Dobbiamo dire in buona compagnia visto che il centenario quest'anno lo festeggiano anche entità come l'Aermacchi o la Banca Nazionale del Lavoro, sia pure allora nata con diverso nome. Nasce quando è Ministro il valtellinese Luigi Credaro, quando Oriani vince il Giro d'Italia, quando é ancora lontana la tempesta che scuoterà il mondo il 28 giugno dell'anno successivo con l'assassinio dell'arciduca austriaco e consorte.

Francesco svolge la sua attività commerciale in un settore merceologico che é sempre stato trainante in provincia per le sue abitudini alimentari, in parte notevole un tempo con auto-produzione. Scompare prematuramente. Provvede la vedova che personalmente si reca a Genova, all'arrivo delle navi, a controllare la qualità e lo stato delle carni che provenivano dal Sud America. Cresciuti i figli, Giovanni ed Emilio, dopo la parentesi della guerra, buia per tutti, in Via Beccaria a Sondrio continua la tradizione. Da un lato salumeria, dall'altro macelleria. Alle due casse, in prossimità dell'uscita e secondo comparti, le mogli di Giovanni e di Emilio, detto Millino. Forse l'unico negozio in Sondrio ad avere in quegli anni una persona adibita in modo esclusivo alla cassa. Cento metri più in là, sotto la tettoia il mercato di frutta e verdura. Sembra preistoria e in fin dei conti parliamo di un batter di ciglia dell'universo, mezzo secolo. Giusto il tempo in cui c'é il salto da prodotto di nicchia, da prodotto artigianale a livello di industria sia pure mantenendo quelle caratteristiche che lo situano in alto nella graduatoria della qualità. Se la memoria non falla pare di ricordare che uno studio in quel tempo l'avesse fatto il dr. Calcinardi, veterinario come il figlio tuttora praticante la professione.

Scomparso il fratello Giovanni le redini le prende 'Millino' sino ai tempi nostri quando subentrano i brasiliani - in realtà, è stato specificato, vera e propria multinazionale con 307 unità produttive, 140.000 dipendenti, 29 miliardi di fatturato - del Gruppo JBS SA presente nei cinque continenti.

100 anni sono un periodo superiore a quello mediamente attribuibile ad una generazione anche se i genetisti dicono che siamo sulla strada buona per superarlo, non noi ma le generazioni che vedono ora la luce..

100 anni di un'azienda non sono soltanto uno slogan da affiancare al proprio logo o nella presentazione dell'attività. Certo, sono un biglietto di presentazione, sono una commendatizia anche commerciale, sono una garanzia per l'acquirente ma non c'é solo questo.

Stiamo pensando a quanta gente ha attraversato, in parte concorrendo a determinarla, l'attività di questa società. Stiamo pensando ad una frase di un semplice operaio, "la nostra bresaola...", quella locuzione "nostra" la dice lunga. Ci ricorda una situazione analoga nel cantiere per la costruzione della diga di Frera e impianti connessi, 1800 dipendenti al lavoro. Riferendosi alla Falck si sentivano usare quelle impressioni che davano in una il senso di appartenenza, "noi" e non "i Falck". E si registrava anche una certa fierezza nel partecipare alla costruzione di manufatti importanti, oltre a tutto allora all'avanguardia nel mondo. C'era, in quei manufatti, un po' di ciascuno di loro, dei 1800 che vi lavoravano, degli ingegneri negli uffici attigui alla Centrale Venina, nei geometri, negli altri dipendenti,

Non era invece così per chi allora lavorava nell'AEM. Non usavano locuzioni tipo 'la nostra società', 'la nostra centrale di Grosio', 'le nostre dighe di Cancano. Erano "quelli dell'AEM", la loro centrale, le loro dighe con un antagonismo che aveva solo poche e comprensibili eccezioni, antagonismo solo da non molti anni superato.

'La nostra bresaola'...

100 anni di un X sono un patrimonio di una intera comunità, quale sia l'identità di quel soggetto che abbiamo indicato con la X. Vale in questo caso per un'azienda, é stato così per le nostre due banche, così per qualche Banda, per il rinnovato Hotel della Posta, per l'arrivo della ferrovia a Sondrio, primi al mondo ad avere la trazione elettrica trifase grazie all'ingegnere ungherese Kàlmàn Kandò, quello delle due targhe nella stazione di Colico, per l'arrivo del treno anche a Tirano. E così a Tirano e in Val Poschiavo tre anni fa quando il centenario della Ferrovia Retica lo ha onorato, venerdì 18 giugno, la Presidente della Confederazione Elvetica nonché Ministro dell'Economia Doris Leuthard con una delegazione di oltre 250 invitati della Svizzera che conta. E non vanno dimenticati quelli alle spalle come ad esempio le Società Operaie di Chiavenna, nata il 16.2.1862 e quella di Sondrio curiosamente nata il primo giorno dell'anno 1864,

100 anni sono una storia e, come tutte le storie, un alternarsi di eventi più o meno lieti. Lo dimostra il centenario che abbiamo citato, quello della Rigamonti e della BNL cui se ne possono aggiungere altre due da un elenco che abbiamo trovato. Altre 25 però oggi non ci sono più.

100 anni dunque della Rigamonti, simbolo, mutuando il titolo dalla mostra in Sondrio per i mondiali del 1985, della "Valtellina che produce", di una specificità nel settore agroalimentare con una caratteristica costante degna del marchio Valtellina - non solo quello formale ma anche quello sostanziale - ovvero la qualità.

Qualità Valtellina, ricordando quel che scrisse Montanelli all'indomani della calamità del 1987.

Sabato 8 giugno 2013.

Il via all'evento in modo del tutto originale. Un invito che, aprendosi, sprigiona in rilievo la sagoma di un castello. Non basta, fuori dalla busta scivolano quelli, tre, che sembrerebbero petali di rosa ma in realtà simulano fette di bresaola. L'invito, il programma e poi un suggerimento: "Per la salita al castello si consigliano scarpe comode". Punto interrogativo il cielo di questo novembre piovosissimo (pardon, di questi maggio e giugno che somigliano molto a un passabile novembre). Da diversi giorni alla solita ora, intorno alle 18, arriva il solito temporale poi con il solito azzurro che si fa vivo solo quando incombe la notte, giusto in tempo per rovinare il lavoro di quegli organizzatori che in questo periodo hanno cominciato a programmare le iniziative più svariate.

Stavolta invece succede, per fortuna, l'imprevisto. Il temporale arriva alle 16.30, poco intenso, e smanioso di andarsene via in fretta così che alla chiamata delle 18.30, come da programma, non servono ombrelli.

Gli invitati, parcheggiata l'auto, chi nei pochi posti più in su, chi nel sagrato della Chiesa di S. Antonio, chi più in basso, affrontano la salitella anche se per qualcuno sembra di fare la salita alla sovrastante Corna Mara.

Nel castello orientale, un tempo con funzione militare, il primo saggio di una organizzazione, va detto, di classe: "Happy Hour Lounge sulle note musicali del quartetto d'archi Estro armonico". Attenta a seguire le note Ivana Zecca.

A ricevere gli ospiti il dr. Roberto Colacrai, amministratore delegato di Rigamonti dal 2012. Profondo conoscitore del settore carni, ha alle spalle un'esperienza internazionale di grande spicco grazie alla quale ha ricoperto ruoli di altissimo prestigio in varie unità del colosso JBS SA sparse nel mondo. Suo obiettivo "la massima valorizzazione del business di Rigamonti, unendo tradizione e modernità e mirando ad obiettivi strategici di consolidamento nazionale e di sviluppo internazionale".

L'aperitivo, fra l'altro, gradita sorpresa, accompagnato dai duroni, le prime, visto il clima, ciliege di stagione. Una attesa simpaticissima con Irene Curtoni, testimonial Rigamonti in Coppa del Mondo, e Davide Simoncelli da Rovereto entrambi a marzo scorso campioni italiani di gigante, ma con in comune non solo queste due vittorie visto che condividono un ben assestato fidanzamento.

Simona Nava fa la spola per vedere che tutto sia a posto. Tirando le somme, si converrà che tutto é sempre stato a posto. Qualcuno ha precisato, e condividiamo: 'classe e stile'.

E' l'ora di riprendere la salita, questa volta non da Mortirolo, per passare nella parte occidentale del castello, quella che é stata adibita a residenza fino a pochi anni dopo la scoperta di Cristoforo Colombo. E' la volta, al riparo di possibili intemperie, della Cena di gala là dove ben altre cene un tempo venivano consumate. Introduce Emanuela Zecca, saluta gli ospiti il dr Colacrai che si procura un applauso fuori ordinanza quando ad una delle domande della Zecca si volta verso gli ospiti dicendo "questa domanda non era stata preparata" ovviamente rispondendo lo stesso.

Il via alla Cena di gala lo dà l'antipasto: poteva mancare la bresaola? Poi un signor risotto, il sorbetto, un tenero filetto con i taroz e qualcosa d'altro.

A questo punto il dr. Colacrai annuncia il filmato predisposto per l'occasione ... preannunciandone la durata: due ore e mezzo. Risata collettiva. Il filmato parte dal 1913 e ripercorre rapidamente, non in 150 ma in 5 minuti, con grande professionalità i 100 anni finendo con una breve presentazione del Gruppo oggi proprietario dell'azienda.

C'é pure il momento di Irene Curtoni. Mentre scorrono le immagini di una sua gara un omaggio e il ringraziamento dell'Azienda. E il suo col solito radioso e simpatico sorriso che ha conquistato Simoncelli ma che é piaciuto a tutti perché non viene meno neanche nei momenti difficili.

Arriva il triplo dessert e subito dopo l'esodo. Si torna fuori previa consegna ad ogni signora di pashmina, gradita perché a quest'ora la temperatura non é per niente primaverile. Si sta a debita distanza dalla parte militare del castello perchè é la volta di quanto illustrato sul programma: "Tra musica e fuochi spettacolo piromusicale e incendio del Castello".

In effetti quel 'piromusicale' é un double-face. Piro come fuochi cromaticamente alterni a illuminare la parete ma Piro anche quello che 987 anni fa il castello lo fece costruire. La parete del maniero come un grande schermo e poi lo spettacolo pirotecnico (e 3 con 'piro'!). Singolare, diverso da quelli ai quali siamo abituati. Sostanzialmente giocato sulla fascia bassa, all'altezza del castello o poco più, una serie di cerchi d'orati intrecciati tra loro, quasi uno spettacolo discreto ma di grande effetto. E sulla parete dell'altro maniero una proiezione di stelle con vari colori. Battimani conclusivo.

Saluti, lenta uscita con molta attenzione nella discesa.

C'erano rappresentanti della Provincia, del Comune di Sondrio, ovviamente la prima cittadina di Montagna, del Questore, di Confindustria, di Confartigianato, del mondo agricolo, altre personalità, molti imprenditori. Il Prefetto era arrivato in precedenza a portare il suo saluto.

Una bella serata per chi vi ha partecipato. Una serata qualità Valtellina.

a.f.

(x) Il Castello Grumello si trova in comune di Montagna in Valtellina a due passi da Sondrio. E' proprietà del FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano.

a.f.
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