Il blackout di Sondrio ma anche il pesante precedente

La vignetta di Antonio Del Felice. Vedere o non vedere, questo il problema

Osservando Sondrio poco dopo le ventuno dalla Moia (Albosaggia) si assisteva ad uno spettacolo inconsueto e per certi versi strano. Buio totale nella parte centrale della città, interessato l'intero Centro Storico e zone laterali. Buio anche in alto tranne la pubblica illuminazione che era invece in funzione. Clamoroso il confronto fra il buio di quella parte urbana e lo splendore della illuminazione del complesso di San Lorenzo. Curioso un altro confronto del buio totale, pubblico e privato e (!) i festoni natalizi rimasti in attività.
Per tre volte gli automatismi hanno cercato di avere ragione di quella specie di virus elettronico che si divertiva a lasciare tante persone alle prese con pile e candele, chi ne ha ancora. Erano le 21.54 quando la battaglia dell'AEVV, scesa in campo con più mezzi, poteva dirsi vinta restituendo alla parte di sondriesi rimasti orfani per circa tre quarti d'ora, furibondi gli juventini che così hanno perso i tre gol – 2 di Higuain – rifilati al Bologna dalla Juve sempre in fuga. Rabbia invece sul fronte dei fans di Suor Angela, (RAI 1) dominatrice assoluta con circa 6 milioni di spettatori. Il blackout infatti ha portato via a loro ben 24 minuti.
Riuscire ad entrare nei due numeri da chiamare in questi casi, fisso o numero verde, era come vincere al Superenalotto. Assediati anche i Vigili del Fuoco che però ovviamente attendevano notizie dalla AEVV.
Stura ai ricordi di qualcuno che ricordava agli astanti in un bar dove erano scattate le lampade di emergenza di legge come il padre ricordava che in un tempo lontano i blackout fossero cosa abbastanza normale. Allora, veniva ricordato, il centro dell'Azienda Elettrica era situato in municipio, retro a piano terra, sempre presenziato. In caso di necessità provvedeva il responsabile, qualche volta costretto a recarsi in qualche punto della rete (in bicicletta).
In vene di ricordi antichi, ne evochiamo uno anche noi, primi anni '80, il più grave mai capitato in città per via delle conseguenze che una volta non c'erano. Pensiamo infatti ad ascensori bloccati, caldaie ferme, computers, frezeer, semafori e via dicendo.
Poco dopo le otto in Via Bassi il lavoro ferve in un cantiere edilizio. Una macchina operatrice che sta scavando intercetta e taglia il cavo dell'ASM, l'ultimo con tensione di 8000 Volt, tutto il resto della città essendo stato portato a 15.000. Previste almeno una decina di ore per il ripristino. L'intero Rione Milano vittima. Il Comune con gli altoparlanti informa gli abitanti. Molti provvedono a tamponare la situazione. Per fare un esempio il Giugni degli Alimentari di Via Bernina si mette d'accordo con chi ha spazio disponibile e trasporta immediatamente tutto il contenuto del freezer. Altri invece lo dovranno in gran parte perdere. Il lavoro prosegue a ritmo serrato finchè la notizia, circa alle otto pomeridiane, che il cavo è ripristinato e fra pochi minuti il ritorno alla normalità. Credevano.
Come le tre volte dell'attuale blackout le luci si accendono e si spengono subito. Niente da fare, è saltato il trasformatore situato all'inizio di Via Bassi vicino alla Cappella dell'Annunziata. Dramma: era in programma l'ultimo trasformatore per 15.000 e quello era addirittura in prestito dall'ENEL. La centrale dell'emergenza è in Comune dove il Sindaco con i suoi stretti collaboratori e con ENEL e AEM sta cercando soluzioni. Si rintraccia un trasformatore ENEL in centro Italia, occorre il mezzo di trasporto eccezionale. Fumagalli, leader in questo campo, riesce a farcelo ma il mezzo è a Parigi. Per farla breve, sono le 23, ci vuole una settimana. Terribile. Il Sindaco contatta l'Esercito per pianificare l'intervento e convoca una riunione operativa per le otto del mattino. Aria di sconforto massimo perchè tutti si rendono conto di cosa vuol dire sette giorni senza energia. Occorrerebbe l'intervento di Archimede Pitagorico, l'inventore Disneyano. E arriva. Ne indossa l'abito l'ing. Valgoi con l'idea di collegare, provvisoriamente, la rete della parte oscurata con la linea elettrica del Fossati che porta energia dalla centralina di Gombaro allo stabilimento al piano. Esame di fattibilità. Tecnicamente si può provare ma arrivano le complicazioni procedurali e burocratiche. Il Sindaco usa lo strumento dell'ordinanza, legittima o no che sia e assumendo i costi ovviamente al Comune. Non ce ne sarà bisogno perchè l'ENEL quella volta fu estremamente collaborativo. Sgombrato il campo tocca ai tecnici presenti anche i Vigili del Fuoco. Alle due di notte “siamo pronti, proviamo”. Provano. Luce fu. Dopo quasi 18 ore la energia torna nelle case e resta la dimostrazione quale importanza abbia oggi l'energia elettrica, quella che secondo il gerontologo prof. Stefanini è la causa dell'allungamento della vita. L'età media dei romani era 36 ore. Nel 1800 l età media, come quella dei romani, era 36 ore. La diffusione di energia con tutte le conseguenze, in ogni campo, base dell'incremento dell'età. Dimostrazione ancora di quale importanza abbia oggi l'energia elettrica viene dal constatare cosa succede se manca, e anche per poco.
Resta un ricordo, pubblicato da qualche parte, di Ferruccio Scala e riferito a quella sera. La gente si trovava al buio, enza la TV, senza poter fare altro. Pile e candele durano poco, molto meno di quanto non si pensa. Andare a letto troppo presto. Risultato: tutti fuori nel buio totale – non c'era neppure la luna – con, nel suo scritto, quella Via Del Grosso popolatissima di ectoplasmi e di fantasmi con un brusio sommesso, quasi come essere in Chiesa. Anche con fughe verso la luce, verso dove non era arrivata la mazzata...

 

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