Mazzata del gelo sui meleti

Dalla Fondazione Foianini - GELATA DEL 7-8 APRILE. SITUAZIONE COLTURALE E DANNI RILEVATI - Se la cava la zona del Tiranese che ha l'impianto antibrina

Come anticipato dalle previsioni meteorologiche, nelle ultime due nottate (dal 6 al 7 e dal 7 all’8 aprile)  le temperature notturne hanno subito una abbassamento deciso che ha causato vasti fenomeni di gelate un po’ su tutte le colture in provincia di Sondrio.
Il vento ha poi contribuito a determinare alcune situazioni particolari, con spostamento di masse di aria fredda che hanno determinato danni marcati in alcune situazioni localizzate più che in altre.
Difficile al momento fare la stima dei danni perché le gelate primaverili provocano danni  di tipo qualitativo e  di tipo quantitativo. Questi danni sono  poi variabili in funzione dell’intensità e durata del gelo  e ovviamente legati alla situazione fenologica.
Una stima più precisa dei danni si potrà avere solo tra non meno di dieci giorni.
Le temperature registrate in queste notti vanno da -2 °C -2.5 °C, in bassa valle e fino alla zona frutticola di Ponte in Valtellina (con punte fino a -3.5 °C  in alcune posizioni del conoide), mentre nella zona di Villa di Tirano-Bianzone le minime registrate sono più basse,  anche di -6  -7 °C. Si sono registrate minime molto basse anche nella zona di Sernio e Lovero, intorno ai -4 °C.
I danni più rilevanti, concordano i tecnici della Fondazione Fojanini,  sono quelli a carico del melo che, in fase di inizio fioritura già da più di una settimana, in questi giorni si trova nella fase fenologica della piena fioritura sulla maggior parte delle varietà; solo nelle fasce altimetriche più elevate la fase fenologica è un po’ più in ritardo (bottoni rosa-inizio fioritura). Nella zona di Ponte in Valtellina-Tresivio-Piateda i danni più rilevanti già ieri erano visibili sul fondovalle. È  presto per una stima precisa, ma sicuramente in questa fascia i danni sono molto estesi.  Nella zona di Villa di Tirano-Bianzone, dove come noto funziona l’impianto antibrina, sia nella scorsa nottata (tra il 6 e il 7) sia in quest’ultima, è entrato in funzione il sistema. Nei frutteti protetti dall’antibrina confidiamo pertanto in danni contenuti. Purtroppo nei frutteti non coperti da tale impianto si evidenziano, così come nelle parti basse del conoide di Ponte in Valtellina, danni estesi, qua e là anche a quote maggiori, e soprattutto fino alla metà dell’altezza delle piante, sempre a causa della stratificazione del freddo. Nei frutteti dei comprensori dell’ “alta valle” si sono comunque registrati danni soprattutto nelle zone della piana tra Sernio e Lovero, anche lì infatti le temperature sono scese molto. Altri “Altri comprensori frutticoli colpiti sono quello di Postalesio, dove ci sono due realtà frutticole consistenti, e ancor più il frutteto che si trova nel conide del Tartano, circa 10 ha di meleto in sponda orobica” conferma Luca Folini, responsabile del settore frutticoltura della Fondazione Fojanini. Qui la temperatura ha iniziato a scendere a zero gradi intorno alla mezzanotte, poi è scesa ulteriormente ed ha raggiunto i -2 °C, sufficienti ad allessare pesantemente i fiori del melo, in modo non uniforme, anche qui a causa delle correnti d’aria che hanno convogliato il freddo soprattutto in alcuni punti del frutteto. Questa mattina alle 9 all’interno dei fiori si vedeva ancora il ghiaccio. Anche dove il freddo non ha compromesso in modo così pesante la produzione, sicuramente qua e là  la frutta presenterà problematiche quali rugginosità, cinghiature del frutto ecc., quindi si parla di un danno quantitativo ma anche qualitativo.

I danni non hanno risparmiato neppure le viti, che in questa fase si trovano però per fortuna in una fase di minor sviluppo vegetativo, compreso tra inizio germogliamento nelle zone più tardive del tiranese e i vigneti più in quota, fino a germogli già di 10-15 cm e oltre in bassa valle.
Nella zona della costiera dei Cech nel mandamento di Morbegno, pur essendo i germogli più sviluppati, i danni da gelata sono quasi nulli, e solo le piantine sono state colpite (sempre per la tendenza del freddo ad accumularsi in basso). Questo anche dove le barbatelle sono protette dai tubi o strutture protettive quali gli “shelter”. “Qualche danno in più è apprezzabile nella fascia compresa tra Ardenno e Berbenno, dove anche le piante in produzione hanno accusato maggiormente il colpo, presentando qua e là germogli allessati, anche se in modo non uniforme e non quantitativamente importante, a parte qualche vigneto che è stato interessato in modo più consistente. In qualche caso questi sono completamente allessati”, conferma Martino Salvetti, responsabile del settore Difesa Fitosanitaria della Fondazione Fojanini.
Procedendo lungo il versante retico, la situazione descritta si ripresenta un po’ in tutte le sottozone, con danni più evidenti, ma sempre “a macchia di leopardo”, dove i germogli sono più sviluppati, quindi non proprio sul fondovalle ma dal piede di versante alle quote intermedie. “I danni al momento non sono comunque assolutamente paragonabili al quelli subiti nel 2017, annata in cui le gelate avevano colpito le viti nel periodo 18-20 aprile, con germogli molto sviluppati” ribadisce il tecnico.
È  presto comunque per poter stilare delle stime, sicuramente l’inizio di stagione anche sulle viti non è stato dei più ottimali: già nelle scorse settimane si erano osservati danni da nottue estesi in diversi areali.
Passando ad altri tipi di colture, danni sono ben visibili a carico soprattutto di: Actinidia (germogli già sviluppati sono assolutamente sensibili a queste gelate e hanno subito danni pesanti), e su Ciliegio, anche se in misura minore,  nelle zone in cui è ancora in fiore.
Per la prossima nottata sono ancora previsti abbassamenti di temperatura, anche se con valori probabilmente meno bassi. Ovviamente per valutare realmente la portata del fenomeno e le conseguenze sulle colture occorrerà fare ulteriori valutazioni nel corso delle prossime settimane, quando sarà possibile farsi un’idea più precisa a livello quantitativo dei danni e della risposta delle piante.

M. Selvetti

 

 

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