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ZAMBERLETTI SILURATO ORA C' E' IL TERREMOTO ALLA PROTEZIONE CIVILE
ROMA No, no per carità, nessuna intervista per il momento. Ma ci dica almeno come ha accolto la notizia del suo siluramento? Io sono molto sereno. Un comandante quando viene rilevato ha il dovere di non criticare lo Stato maggiore per non aumentare la confusione. Ma era proprio il caso di cambiare ministro della Protezione civile mentre in Valtellina è successo il disastro? Mi sono precipitato a Roma per non perdere tempo. Sono qui per il passaggio delle consegne, perché la situazione in Valtellina è talmente drammatica che non bisogna perdere un istante. Un minuto sprecato può significare molte sofferenze in più per la gente colpita dalla catastrofe. Il pericolo è proprio questo: che ci sia un momento di incertezza. E a farne le spese potrebbe essere proprio la gente della Valtellina. Il ritardo di un giorno, in questi casi, significa conseguenze di mesi. Ma qual è, secondo lei, la vera ragione per cui non è stato confermato? Io penso che sia stato un problema di equilibri politici. E poi, forse, è venuta in parte a mancare la forza della segreteria nel portare avanti la linea del rinnovamento. Zamberletti è a Roma. La notizia della esclusione dal governo l' ha raggiunto mentre a Sondrio coordinava le opere di soccorso per i valligiani colpiti dalla frana. Subito in viaggio per la capitale, giusto il tempo di raccogliere le carte e dare il cambio, ieri alle 17,30, al suo successore. Non vuole fare polemiche, ma si capisce che l' inventore della Protezione civile avrebbe preferito rimanere al suo posto. E con lui avrebbe voluto rimanere anche l' intero staff tecnico che adesso, probabilmente, dovrà fare le valigie o comunque dovrà riorganizzare tutto il lavoro dei soccorsi di fronte alle calamità. Ma dal ministero ieri è arrivata una nuova notizia che conferma lo stato di disagio alla Protezione civile: anche il prefetto Elveno Pastorelli, direttore della Protezione civile, in pratica il braccio destro di Zamberletti durante le emergenze, non sarà più al suo posto. Licenziato il ministro, via anche lui, e per sua scelta. Una decisione che suona chiaramente polemica nei confronti del governo e solidale con Zamberletti. Nei giorni che hanno preceduto la composizione definitiva del governo Goria, quando impazzava il totoministri, il nome di Zamberletti non era mai apparso fra i candidati. Ma poi c' era stata l' alluvione e la riconferma del ministro era sembrata nella logica delle cose. Ma le ragioni della politica hanno prevalso e Zamberletti è stato tolto dalla lista dei trenta ministri per fare posto a un altro democristiano, Remo Gaspari, reduce da un breve passaggio alla Difesa durante il governo Fanfani. Io e Zamberletti siamo molto amici, ha voluto sdrammatizzare il nuovo titolare. Già, ma lui è stato rimosso mentre si trovava sul fronte dell' emergenza, è stato fatto notare a Gaspari. Siamo sempre al fronte - ha replicato l' ex ministro della Difesa - tutti quanti. La decisione di non riconfermare l' ex ministro della Protezione civile non deve essere stata facile per il presidente del Consiglio: Mi dispiace molto - ha detto Goria durante la cerimonia del giuramento - anche se ne porto per intero la responsabilità. Purtroppo le condizioni non hanno reso possibile la sua conferma, nonostante la persona sia di grande valore e abbia sempre dimostrato grandi capacità. A questo punto Goria ha lasciato però intendere che Zamberletti non è destinato a scomparire dalla scena: Ritengo comunque - ha detto - che sarà ancora molto utile. Cosa ha voluto dire il presidente del Consiglio? Ha in mente, forse, un nuovo incarico? La ricostruzione della Valtellina, per la quale è ipotizzata una spesa di 1500 miliardi potrebbe essere affidata, come per Seveso, ad un commissario straordinario. La voce è cominciata a circolare negli ambienti della Regione Lombardia dove si avanza questa ipotesi: che sia l' ex ministro Zamberletti ad assumere il ruolo di plenipotenziario. Appena si è sparsa questa voce, però, sono affiorati i primi commenti critici. Noi siamo contrari. Un commissario non farebbe che aggravare la situazione, ha obiettato il vicepresidente della giunta regionale Ugo Finetti, socialista. Anche Dc e Pci sembrano contrari. I comunisti soprattutto chiedono che la gestione dell' opera di ricostruzione sia delegata agli enti locali: la Provincia di Sondrio, i Comuni, le comunità montane. Come primo atto concreto il Consiglio regionale lombardo ha approvato una legge urgente che stanzia 130 miliardi per i primi provvedimenti. Un miliardo e mezzo, inoltre sarà devoluto ai familiari delle vittime come primo contributo. Nonostante queste prime misure tampone, in provincia di Sondrio sono inviperiti per il licenziamento di Zamberletti: Sono cose inammissibili. Anche i giochi della politica hanno un limite. Mentre attendono l' arrivo del nuovo ministro Gaspari, i più delusi ed esasperati sembrano proprio i democristiani. Dopo aver sparato a zero contro i giochi della politica, Alberto Frizziero, ex sindaco di Sondrio e attuale presidente del bacino imbrifero-montano dell' Adda, se la prende con De Mita e agita i telegrammi di protesta spediti a Cossiga e a Goria. Sono forlaniano, non certo della corrente di Zamberletti - precisa polemicamente Frizziero - ma la sua esclusione dal governo è esattamente l' opposto del rinnovamento che De Mita predica a parole e non attua nei fatti. Lo dicono i valtellinesi che hanno visto Zamberletti all' opera in Friuli e in Irpinia. Con il governo hanno protestato anche i socialisti, ma l' ex sindaco di Sondrio dice che sulla stessa linea si trovano anche gli altri partiti.A Zamberletti Frizziero ha scritto : Ti siamo tutti vicini dopo l' enormità della tua esclusione. A Goria: A te felicitazioni e voti augurali, ma Zamberletti doveva esserci. A Cossiga: Le trasmetto l' enorme delusione dei valtellinesi, suppongo anche di friulani ed irpini per l' esclusione di Zamberletti.

30 luglio 1987 sez.

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