2 GIUGNO FESTA DELLA REPUBBLICA. L'INTERVENTO DEL PREFETTO

Festa della Repubblica del 2 giugno 2020 
Intervento del Prefetto di Sondrio dott. Salvatore Rosario Pasquariello

Le mie brevi riflessioni che introducono la lettura del messaggio del signor Presidente della Repubblica in occasione della Festa Nazionale del 2 giugno 2020 non possono prescindere dall’epidemia da coronavirus che sta imperversando a livello globale e che ha così duramente colpito anche la comunità italiana.

Il primo pensiero di gratitudine profonda va sicuramente alle donne e agli uomini che si sono battuti in prima linea, lavorando senza risparmio alcuno, per preservare la salute dei cittadini: medici, infermieri, operatori sanitari, appartenenti alle forze dell’ordine, amministratori degli enti locali, dipendenti delle amministrazioni pubbliche e volontari di varie associazioni. Il loro impegno e talvolta, purtroppo, il loro sacrificio, deve essere un esempio per tutti noi, soprattutto per le generazioni più giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro. Nei nostri occhi sono rimaste impresse le immagini, apparse su giornali e tv, di questi eroi contemporanei, col volto tumefatto dall’uso prolungato di mascherine e l’aria esausta dopo turni massacranti nei reparti di terapia intensiva. Costoro ci hanno insegnato che, in una società troppo spesso pervasa dall’ideologia materialista del “do ut des” e dal pretendere senza dare, si può invece donare senza calcolo, non per un particolare interesse o tornaconto personale, dunque, ma semplicemente per senso del dovere e per servizio all’interesse generale e al bene comune.

Il 2 giugno 1946 gli Italiani – c’erano per la prima volta anche le donne – votarono per il referendum costituzionale e scelsero, tra Repubblica e Monarchia, la Repubblica.
12.717.923 voti, pari al 54,3% del totale, andarono alla Repubblica; 10.719.923 voti, pari al 45,7 %, alla Monarchia.

Lo stesso 2 giugno elessero i membri dell’Assemblea Costituente, incaricata di elaborare la Carta Costituzionale, che entrò in vigore il 1° gennaio 1948.

Alle vittime della malattia noi dedichiamo oggi qui in piazzale Valgoi, davanti al Monumento ai “Caduti”, il nostro raccoglimento e il nostro silenzio. Sono i nuovi Caduti, quelli dell’età contemporanea.

Anche oggi, per riprendere il cammino e superare la crisi più difficile dopo la seconda guerra mondiale, occorre uno “spirito costituente”, che fondi, come allora, sul lavoro il significato di essere parte della comunità nazionale. Certo, gli eventi di cui tutti siamo stati testimoni ci obbligano a ridimensionare la nostra quotidianità ed a ripensare la vita lavorativa di ciascuno di noi. Ma soprattutto ci obbligano a non dimenticare la centralità del lavoro come fenomeno prima che giuridico, sociale; dal lavoro discendono tutta una serie di diritti fondamentali della persona, in primis la salvaguardia della dignità umana, che è elemento imprescindibile per approdare alla giustizia sociale.

L’articolo 1 della Costituzione stabilisce che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Quindi è necessario dare lavoro a tutti, assicurare a tutti un’adeguata retribuzione. Solo quando ogni uomo potrà lavorare e far discendere dal proprio lavoro con una certa sicurezza i mezzi per vivere da uomo, allora tutti saremo messi in grado di concorrere alla vita della società, apportando il nostro contributo al suo progresso e al suo benessere.

Queste difficili settimane ci lasciano una dura sfida da vincere, molti lavoratori rischiano di perdere il loro lavoro e molte imprese rischiano di non riaprire più la loro attività; pertanto, le nostre energie e i nostri sforzi devono concentrarsi per impedire che ciò accada. Questa è la nostra missione, la missione di tutti i cittadini, soprattutto di coloro che hanno la responsabilità delle pubbliche funzioni.

Sono certo che la Nazione saprà vincere questa dura battaglia.

Auguri per la Festa della Repubblica Italiana!

Degno di nota