2 4 (Aggiornamento del 4.2) L'ADDIO A PADRE CAMILLO
I funerali di padre Camillo si sono svolti martedì scorso in santuario con grande concorso. Li ha celebrati mons. Diego Coletti, vescovo diocesano idealmente amico che si è rivelato tale anche nell'omelia. Concelebravano il padre provinciale dei Servi di Maria Ferdinando Perri, padre Eugenio Ganassin che fu per anni rettore del santuario di Tirano e priore del convento, il rettore delle basilica mons. Aldo Passerini, molti preti e confratelli dell'ordine. Erano presenti il Sindaco con la Giunta, accompagnato dal Presidente della Provincia. La cerimonia è stata "commovente e serena" come l'ha definita una cara amica laica. La gente che assiepava la basilica era di una straordinaria eterogeneità, sociale, ideologica e politica. Sembrava che attorno alla sua bara si fosse materializzato quel crocevia nel quale padre Camillo identificava la sua Madonna (intesa come toponimo). Si sentiva che ciò che univa i convenuti non era semplicemente l'estremo saluto a un amico, ma un comune riferimento a un insieme di aspirazioni, ideali e valori comuni. Qualcosa di più che un incontro "fraterno" fra "religiosi" o "laici". (Non oso dire cosa, a parte la tentazione di scrivere cosa con la c maiuscola). Prendendo la parola alle esequie l'ho ringraziato a nome di tutti per quanto abbiamo ricevuto da Lui e avendo parlato tante volte in sua vece in questi ultimi tempi, mi sono preso la libertà di farlo un'ultima volta per ringraziare tutti da parte Sua. La gratitudine per l'amicizia ricevuta nella sua lunga e intensa vita era un sentimento che mi aveva più volte manifestato. Ora Camillo riposa nella cappelletta dei Servi di Maria nel cimitero della sua Tirano insieme ai suoi confratelli defunti con i quali ha condiviso il servizio in santuario. Fra essi anche il suo vecchio maestro dei novizi. Sono al suo fianco, come in un ideale abbraccio, i resti dei suoi genitori della sorella e del cognato.
Mentre mi incamminavo verso l'uscita dal cimitero Robertina De Monticelli mi ha mostrato una pagina del libro di Beppe Gozzini con un pensiero di padre Camillo sui morti suggerendomi di mandarla agli amici. Ve la mando con i più cari saluti.
Bruno Ciapponi Landi
LA PAGINA DEL LIBRO DI BEPPE GOZZINI
CON UN PENSIERO DI PADRE CAMILLO
A novembre i morti. Non avrebbe molto senso ricordarli, andare, come si dice, a trovarli, aggirarsi tra le loro tombe rileggendone i nomi e ricontemplandone le immagini se non ci fosse, soggiacente o manifesta, l'idea (o come altro si voglia chiamarla: il sentimento?) di un qualche legame perdurante tra noi e loro. Come mai, proprio nei cimiteri, capita di sentire pulsare la vita e la natura splendere con più forza? Eros e thanatos, amore e morte? I preti, che essendo a loro modo dei materialisti, non sopportano il vuoto e disdegnano le vaghezze, hanno assegnato a questo fenomeno una collocazione e attribuito un nome, "comunione dei santi", la chiamano, proclamandola materia di fede. Materia, capite? Noi, i vivi, non saremmo che la parte emergente, la propaggine visibile di questo più vasto universo che abbraccia - diciamo così - l'aldiqua e l'aldilà. Sentirsi partecipi del quale equivale - parlo per me, credente - a sentirsi più pienamente vivi. Più vivi comunque che se ci si ritrovasse abbandonati a se stessi, gettati, lì, in questa breve vicenda di giorni (l'erba del campo di salmistica memoria, che non ha quasi fatto in tempo a crescere e già viene falciata), e il nostro orizzonte fosse chiuso in maniera impenetrabile e definitiva dalla barriera cieca e sorda della morte. Non sono tra quelli che hanno la preghiera facile (come altri il bicchiere), ma quando mi riesce è anche per chiedere che mi venga conservata la grazia di questa credenza, e conservata o ridonata a coloro che amo.
Camillo De Piaz, Il crocevia, la memoria, Articoli degli anni Ottanta-Novanta, L'officina del libro, Sondrio 1995, pp. 69-70, citato in: Giuseppe Gozzini, Sulla frontiera. Camillo De Piaz: la resistenza, il Concilio e oltre, Scheiwiller, Milano 2006, p. 147