2 giugno 1946 - 2 giugno 2016. Auguri Italia!

La celebrazione a Sondrio

La celebrazione del 2 giugno, festa della Repubblica, del popolo, quella vissuta in Piazza Garibaldi che sin dal primo mattino si è animata di centinaia di partecipanti all’ottava edizione della “Camminata delle Repubblica” di 6 km accessibile a tutti, anche ai portatori di disabilità. Poi la cerimonia ufficiale nel piazzale antistante Palazzo Martinengo, con il picchetto d’onore, la banda cittadina, le Forze dell’Ordine Armate schierate e le autorità presiedute dal prefetto di Sondrio Giuseppe Mario Scalia, per un toccante alzabandiera con tocco magico dell’Inno di Mameli scandito dal coro dei bambini della Scuola Primaria di Via Cesare Battisti con la loro maestra Carmela Granata, mano sul petto, che sventolavano le loro bandiere tricolori al vento. La cerimonia poi presso la sala consiliare della Provincia dove il prefetto Scalia ha dato lettura del messaggio del Capo dello Stato, consegnando il diploma di Cavaliere a Paolo Cioccarelli per conto del padre Gianni recentemente scomparso. Consegna poi delle “medaglie della Liberazione” ai partigiani Iginio Bordoni, Anna Brenna, Rachele Brenna, Natale Buratti, Stefania Carrese, Vito Chiaravallotti, Albino Antonio Franzini, Piero Galimberti, Giorgio Solci, Ottavio Valla, Giorgio Zampelli, Luigi Canclini, Fulvio De Lorenzi, Antonio Liscidini, Giuseppina Parravicini, Pasquale Amati, Giovanni Conca, Riccardo Dei Cas, Ferruccio Pasini, Antonio Giorgio Riva, Gualtiero Reci, Gino Lorenzo Penone, Antonio Siro Dell’Anna, Albino Bargardi, Bruna Lombardi, William Marconi, Gino Ricetti e Oreste Praolini, e  Medaglie d’onore a Giovanni Canclini, Diego Ciapponi, Cesare Magatelli, Bruno Giovanni Merlo, Guerrino Paiè, Giovanni Papa, Evaristo Pedranzini, Stefano Ruffoni, Luigi Spini, Domenico Tognini e Vittorio Viviani.  Tante storie da raccontare. Come quella di Rachele Brenna, staffetta partigiana, torturata anche nel carcere di San Vittore, per tutti “la maestra” che ha raccontato con l’esempio il suo amore alla patria guidando i suoi allievi lungo i percorsi storici della Resistenza. Natale Buratti, 93enne ha ancora nelle orecchie le raffiche di mitraglia dei fascisti che facevano rastrellamenti. “Ero piccolo quando mamma ha visto papà Domenico arrivare stanco e denutrito attraverso i campi dopo una lunga fuga da Amburgo durante un mese e mezzo” ha detto Bruno Tognini ricordando suo padre. Iginio Bordoni, partigiano di Ponchiera non sa ancora oggi capacitarsi come ha fatto a sfuggire all’assalto fascista che lo vide precipitare in un burrone per un centinaio di metri, fino al Mallero.  “Tremavo come una foglia con due bombe a mano insieme ad altri due a contrastare un manipolo di francesi a Tirano”, ricorda Gino Ricetti. Luigi Canclini era al suo posto a difendere la diga di Cancano e ha visto morire tanti amici, mentre Pasquale Amato era in Val Grosina a respingere l’attacco dei francesi di Vichy. “Mi auguro che il sacrificio di mio padre e di tanti sia valso veramente”, ha detto Valentina, la figlia di Gualtiero Feci. “Il nonno è un vero fenomeno” hanno dichiarato i nipoti di Pasquale Amati, Valentina e Alex. Giovanni Conca ha lasciato un memorabile diario, “Il Bivio”, in cui ha raccontato del suo rifiuto, insieme ad altri 15 baldi compagni, all’invito fascista a tornare alle proprie case.  Ottavio Valla ha impresso ancora nello sguardo la rocambolesca fuga ad un agguato fascista nelle zone calde dei combattimenti.

Nello Colombo
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