A vent’anni dalla scomparsa

Vent?anni dopo - Lui - Al Governo - La lezione - Ricordi ministeriali - Niente albergo - Ma si ricorda così il sen. Valsecchi nel ventesimo della scomparsa?


Articolo pubblicato su "Il Corriere della Valtellina":



Vent’anni
dopo


Ringrazio la direttrice Alfonsina Pizzatti per avermi
chiesto di ricordare il compianto sen. Athos Valsecchi nel
ventesimo anniversario della sua prematura scomparsa, a
vent’anni di distanza da quando lo accompagnammo al
camposanto di Chiavenna. In quell’assolato e caldissimo
pomeriggio, quando, giunti alla sua estrema dimora, ci aveva
accolto il “sorel”, quel soffio insistente, freschissimo,
quasi un ultimo messaggio.

La ringrazio perché il periodo non è propizio a quel dovuto,
significativo, ricordo che è stato fatto poche settimane fa
per il compianto on. Libero Della Briotta, pure
prematuramente scomparso poco prima del sen. Valsecchi.
Iimmagino in autunno sarà Chiavenna a muoversi in tal senso
(non fosse così si provvederà a Sondrio).

Quale ricordo? Facile ripercorrere le tappe “pubbliche”
della sua vita. Va pure fatto, perché in quattro lustri si
sono succedute le generazioni che è giusto debbano essere
informate sui tratti salienti della storia patria che
comprende e gli eventi e le persone. Lo faremo in sintesi
per lasciare poi spazio alla memoria, di singoli episodi,
scarsamente o per nulla noti, quello che serve per avere un
caldo ricordo e non un arido epitaffio.

Lui

Valchiavennasco DOC, anzi DOCG, era però nato a Gravedona
dove il padre, ci pare, faceva il cuoco, un signor cuoco.
Laurea in lettere. Ufficiale degli Alpini. Internato in
Svizzera ove si trovò con Fanfani. Accolse con sorpresa
l’invito che gli veniva fatto di dare una mano, non solo in
termini di collaborazione ma candidandosi. Una campagna
elettorale con una posta grandissima, quella del 18 aprile
del 1948. Si dette da fare, andando spesso in giro in
bicicletta per la sua campagna elettorale. C’era fra gli
avversari qualche testa calda, fortunatamente qui da noi
pochi, e così una notte, complice il buio, gli spararono
persino. Lui diceva però che la mira non l’avevano presa,
era solo un mezzo per spaventarlo. Non si spaventò.

La DC aveva mandato a Roma una compagine di elevato spessore
culturale. Il compito era immane: c’era da ricostruire
tutto. Le generazioni di oggi non hanno neppur lontanamente
idea di come fossimo ridotti. La tessera annonaria, per
poter avere i prodotti alimentari (quando c’erano) durò
parecchio dopo la guerra. Per anni i due-tre treni al giorno
per e da Milano erano formati da una vettura e da tanti
carri-bestiame, con i portelloni aperti e con panche fissate
al pavimento. Ma non c’erano da ricostruire solo strade,
ponti, fabbriche, case, ferrovie e quant’altro; c’era
soprattutto da ricostruire moralmente il Paese e da
reinventare una classe dirigente all’altezza dei problemi
interni ma anche capace di reggere il confronto sul piano
internazionale, già difficile per la scelta bellica.

Catapultato dalle Alpi, più Lepontine che Retiche, a
Montecitorio Valsecchi, che aveva al Senato e qui un
eccezionale riferimento, Ezio Vanoni, si trovò subito a suo
agio applicandosi con una ricetta di valore universale:
studio, studio e ancora studio e poi, per avere risultati,
olio di gomito, olio di gomito, olio di gomito.. Chi volesse
scavare a fondo per una cronologia completa lo troverebbe
oltre che nelle Commissioni parlamentari tradizionali (fu
anche prima Vice e poi Presidente dell’importante
Commissione Finanze e Tesoro) in una serie di organismi che
si occupavano di CNEL, di danni di guerra, di commercio, di
dogane, di Mezzogiorno e aree depresse del centro-nord.
Anche in Europa (Assemblea unica delle Comunità Europee) e,
ante-litteram, commissario per la vigilanza
sull’Amministrazione del debito pubblico. Allora le cose,
nonostante gli enormi problemi, funzionavano, ed anche il
controllo. Basti pensare che fu solo al termine degli anni
’60 che cominciò una brutta piega, per giunta allora ancora
relativa visto che il debito pubblico superò i 10.000
miliardi (286 volte meno di oggi, in valore reale quasi un
ventesimo rispetto ad oggi) intorno al 1970.

Al
Governo


Al Governo nel 1958 come sottosegretario al Bilancio,
Ministro Medici, Presidente Fanfani, Poi nel 1959 alle
Finanze, Ministro Taviani e Presidente Segni.

Intanto Sindaco di Chiavenna, Presidente della Coldiretti
provinciale, nel direttivo, di fatto Comitato promotore,
dell’UNCEM, nel direttivo del Gruppo DC della Camera, poi
sarà Presidente del BIM e, dal 1957, della Federbim e anche
Presidente della Carlo Erba.

Continua la presenza al Governo. Oltre le due precedenti
citazioni altre quattro presenze: 1963 Moro I alle Finanze
con Ministro Tremelloni, 1964 Moro II idem, 1966 Moro III
alle Finanze con Preti, 1068 Leone II S. alla Presidenza del
Consiglio.

Poi i quattro Dicasteri. Agricoltura e Foreste (Governo
Rumor dal 12.12.1968 al 8.8.1969), Poste e Telecomunicazioni
(Governo Rumor dal 5.8.1969 al 27.3.1970), Sanità (Governo
Andreotti dal 17.2.1972 al 26.6.1972), Finanze Governo
Andreotti dal 26.7.1972 al 7.7.1973),

Premessa mancata?

Premessa mancata? No. Qianto sopra è infatti solo una
sintesi. Un ricercatore puntiglioso e preciso per
ricostruire il curriculum completo avrebbe bisogno di ben
altro spazio…

Forse ci vorrebbe qualcuno con la voglia di aggiungere alla
pubblicistica provinciale un volume su di lui e sulla sua
presenza in Valle (sui 30 anni 1970/2000 di storia
valtellinese e valchiavennasca sto provvedendo io, ma chissà
quando completerò i 29 capitoli…, ma questo è più facile).

Ora alcuni episodi. Significativi.

La
lezione


Saccheggio la mia memoria e il primo flash, anche
visivamente rimasto impresso, è quello di una grande
tenerezza. Nella sua casa di Chiavenna, con nell’atrio la
splendida copia del Poseidon - avevo fotografato l’originale
nel Museo dell’Agorà in Atene -, mentre stiamo parlando di
alcuni problemi – ero segretario provinciale della DC ed ero
nella Valle della Mera per una serie di incontri – arriva un
fanciullo, vispo e garrulo. La mamma, la signora Marisa, fa
un’apparizione ma il sen. Valsecchi vuol pensarci lui. In
fin dei conti era professore di lettere e poteva cavarsela
anche per cose da Scuole Elementari… E così si mette a fare
i compiti insieme, con un fare insieme dolce e persuasivo,
in modo tale che mi è rimasto bene impresso. Per inciso quel
bimbo, mi pare allora con i capelli ricci ma non ci
giurerei, vispo e garrulo – questo me lo ricordo bene - è
l’avv. Francesco, oggi consigliere di amministrazione
dell’ENEL. Passiamo a ricordi ministeriali.


Ricordi
ministeriali

- L’IVA? Martedì

Siamo nel 1972. Devono uscire i decreti dell’IVA, la nuova
imposta che sta per essere introdotta in Italia in
sostituzione della vecchia I.G.E.. Il sen. Valsecchi ha già
avuto modo di urtarsi con la grande stampa che vorrebbe la
pubblicizzazione della nuova imposta con pagine sui
principali quotidiani. La risposta è stata negativa,
testimonianza diretta personale “Perché devo spendere 5 o 6
miliardi di denaro pubblico quando ho la TV gratis?”

Il Ministro delle Finanze sta procedendo perché il lavoro è
impegnativo, e darà i suoi frutti compreso l’innovativo
reclutamento del personale su base regionale. Ogni cittadino
da allora può andare a fare il concorso nella regione che
vuole ma, se assunto, non può essere trasferito. Ciò per
evitare la rotazione continua e lo svuotamento di certi
uffici con altri che invece vengono sovraccaricati. Venerdì
22 dicembre lo scambio degli auguri natalizi con il
Direttore generale. Valsecchi gli dà un arrivederci a
martedì. Il Direttore fa anche gli auguri di buon anno.
Valsecchi gli dice che tanto si vedono martedì. Il Direttore
ribatte che martedì è, appunto, il due gennaio. Valsecchi lo
corregge precisando che l’arrivederci è a martedì 26.
Risposta: ma è S. Stefano. Lo so. Ma sono a Cortina. Anch’io
a Medesimo. Il 26 prendiamo l’aereo, facciamo i decreti che
il Paese aspetta e il 31 andiamo a passare l’ultimo
dell’anno con le nostre famiglie… L’IGE in pensione, dal 1
gennaio l’IVA.

Andò così. La sera in famiglia ad attendere la mezzanotte.
Ma il primo giorno dell’anno Valsecchi fu in bassa Valle, in
tre riunioni, mattino, pomeriggio e sera, due di CCDD e una
DC.. Era sempre con la gente. Stava bene insieme con la sua
gente.
- Il Sindacalista

Siamo nel 1969. Ministro delle Poste. C’è il problema del
contratto. Valsecchi chiama CGIL, CISL e UIL facendo
presente che ha avuto 300 miliardi dal Governo. Inutile il
rito degli incontri, delle pause, della mobilitazione e così
via. I soldi sono quelli,vediamo di utilizzarli al meglio.
Per la prima volta le cose vanno lisce, e in pochi giorni il
contratto è chiuso aggiungendo in tutto solo 10 o 20
miliardi. Apriti cielo! Si scatena la bagarre degli
autonomi. Valsecchi scopre che nelle Poste ci sono 700
sindacati, qualcuno con tre o quattro aderenti. C’è persino
un Sindacato dei postini di Ostia. Non si spaventa neanche
quando gli scioperano contro perché ha trasferito a Ostia,
sempre in Comune di Roma, un usciere che non sapeva fare il
suo mestiere.

Fine marzo del 1970. Il Ministero Valsecchi passa le
consegne a Giacinto Bosco, suo successore. Subito dopo il
Direttore generale gli fa presente che fuori c’è il tale che
gli vuol parlare. Il tale è il peggiore di tutti i
sindacalisti autonomi. Valsecchi incuriosito è sorpresissimo
quando quel tale, il peggiore di tutti, lo ringrazia. Anzi è
venuto apposta per ringraziarlo. Qualcosa non quadra con i
comportamenti precedenti e Valsecchi glielo dice. La
risposta è illuminante: “Signor Ministro, io ho una base che
porta avanti alcune cose. Certe volte cose campate per aria,
ma il mio dovere è quello di portarle alla sua attenzione.
Il suo dovere era quello di fare il Ministro e quindi di
dire di no alle richieste non adeguate. Purtroppo con
qualche predecessore che non voleva grane a domande
incredibili la risposta era positiva…”. Quanti Ministri,
Sindaci, assessori hanno adempiuto al loro dovere, a costo
anche di impopolarità?
- Le promesse di Mansholt e il No di Valsecchi

Terme di Caracalla 1969. Oltre 100.000 coltivatori diretti
tengono la loro assemblea annuale, presente ovviamente il
Ministro che è anche Presidente provinciale della
organizzazione.

C’è Sicco Mansholt già ministro dell'Agricoltura olandese e
dal 1958 Commissario della CEE responsabile della politica
agricola. Padre fondatore della PAC (Politica Agricola
Comune), nel 1972 è stato Presidente della Commissione
europea per 7 mesi. Prende la parola e disegna un futuro
roseo per gli agricoltori con un mare di promesse. Valsecchi
potrebbe far finta di niente, fare il suo discorso e via.
Non è da Valsecchi. Niente turbate. A chiare elettere
chiarisce che il Ministro non può avallare promesse che il
Governo italiano non è poi in grado di mantenere. 100.000
persone fischiano. Continuerà a ripetere e noi d’accordo con
lui, che serietà ed etica politica vogliono che si dicano le
cose come stanno, senza, di fatto, ingannare nessuno.
Caporale d’onore

1972. EUR, ufficio del Ministro delle Finanze. Cartella
della firma. Valsecchi si ferma, guarda il Direttore
Generale e gli chiede cos’è quel conto corrente. “Quello
delle lotterie”. Il Ministro scopre che una parte degli
utili delle lotterie nazionali vanno su un conto speciale
del Ministero. Da anni vi affluiscono ma nessuno ne ha mai
usato, e non sono pochi soldi.

Al mattino c’è stato in visita il Generale Comandante la
Guardia di Finanza che ha disegnato una situazione a tinte
fosche: auto vecchie, mezzi navali obsoleti, un solo
cantiere in tutta Italia (per cui una parte di questi mezzi
per le riparazioni deve girare attorno alla penisola),
niente mezzi aerei. Valsecchi tiene lì il conto corrente,
chiama il Generale, si mettono al tavolo i tecnici. Compra
200 Alfa Romeo, mezzi navali nuovi, gli elicotteri Nardi,
alcuni dei quali ancora in servizio, e sistema tre cantieri,
alto Adriatico, Mar Ligure e Sud.

Passa qualche tempo e lo invitano per ringraziarlo al
Comando generale. Pompa magna, un battaglione intero
schierato, invitati ad alto livello e la consegna delle
insegne di “Caporale d’onore”. Valsecchi scoprirà dopo che
questo riconoscimento – che lo parifica in grado al Generale
di livello più elevato – non è affatto inflazionato: in
tutto ne sono stati concessi quattro, di cui uno a
D’Annunzio e uno a Mascagni che ha musicato l’Inno della GdF.

La sua bara nel funerale è stata portata a spalle da un
gruppo di finanzieri. Che onoravano il loro “Caporale
d’onore”.

Niente
albergo


Al BIM, sede modesta che aveva colpito, così come l’altezza
del Segretario dr.Gavazzi, Indro Montanelli che dedicò
favorevolmente quasi tutta la terza pagina del Corriere
della Sera all’Ente e ai suoi personaggi, c’era un imponente
divano, passato dai locali a Palazzo Muzio a quelli in Via
sauro. Quando c’era qualche riunione che finiva la sera
tardi, oppure c’era da tornare la mattina successiva a
Sondrio, Valsecchi non se la sentiva di fare i 65 km con il
suo Maggiolino. Dormiva a Sondrio. “Vai in albergo, vai al
Posta”. No, dormo al BIM. Sotto il divano c’erano lenzuola e
coperta. Perché far spendere soldi al BIM quando possono
essere risparmiati?


Ma si
ricorda così il sen. Valsecchi

nel ventesimo della scomparsa?


Ma si ricorda così il sen. Valsecchi nel ventesimo della
scomparsa?

Chi mette davanti a tutto gli aspetti umani sarà d’accordo.
Gli altri no.

Siccome in autunno lo si dovrà ricordare in modo adeguato il
mio impegno è di scrivere ancora. In tale occasione anche
per chi oggi non è c’accordo, ma in tal caso per evidente
necessità, e comunque sempre avendo alle spalle questa nota.
Alberto Frizziero



GdS - 30 VII 05 - www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
Degno di nota