Elezioni a Sondrio: I nostri auspici

Guardando Roma - Veniamo a Sondrio


Guardiamo Roma


Il confronto politico è il lievito della democrazia, alla
condizione però che esso non diventi scontro permanente. Lo
scontro può succedere su temi di particolare rilevanza o in
momenti di particolare tensione. Ma, parafrasando quanto ha detto
recentemente Paolo Mieli al Lions Sondrio Host in una sua
conferenza pubblica, non si fa una rivoluzione al giorno. Lo
scontro quotidiano è sintomo patologico della democrazia.

Una maggioranza che sbaglia qualsiasi cosa che faccia e una
opposizione le cui proposte sono da gettare sistematicamente nel
cestino non esistono. In realtà una maggioranza, quale che sia,
può fare cose bene, altre così e così, altre ancora sbagliando.
Una opposizione, quale che sia, può fare proposte demagogiche,
altre in parte strumentali, altre ancora positive.

Il reciproco uso del detto Bartaliano “tutto sbagliato, tutto da
rifare” fa perdere di credibilità alle Istituzioni, nuoce al
Paese e risulta sintomo di quello che invece dovrebbe esserci
sempre: il rispetto per gli altri, siano essi anche i più tenaci
avversari politici.

Siamo alla vigilia di un semestre importante, quello che vedrà
l’Italia alla guida dell’Europa in un momenti di notevole
delicatezza perché c’è da ricostruire una fiducia fra i Paesi
del nostro Continente dopo i guasti per gli eventi in Irak, e
una fiducia, reciproca e collettiva, con l’alleato americano.

E’ tempo, come ha esortato il Presidente del Senato Pera, di
fare qualche passo indietro. Tutti, ha precisato, visto e
considerato che in situazioni di tensione, chi più e chi meno,
tutti danno il loro contributo negativo.



VENiamo A SONDRIO


Il 25 e 26 ci sono le elezioni comunali. Non entro nel merito
politico, tanto più, come ho detto all’assemblea del BIM, che
“ero e sono democristiano, orgogliosamente democristiano” e
quindi oggi politicamente orfano. In DC mi avevano insegnato che
prima di ogni altra cosa dovevamo pensare alla nostra gente, poi
al resto, e in questo modo ho sempre cercato di comportarmi
nelle diverse vesti istituzionali ricoperte, mettendo sempre in
primo piano il rispetto per gli altri.

Con quegli “altri” c’era infatti qualcosa di molto importante in
comune: loro come il sottoscritto e i suoi amici esercitavano il
loro impegno per la comunità. Con ricette diverse, ma con lo
stesso obiettivo, e nessuno poteva dirsi in possesso della
ricetta taumaturgica, figlia della verità assoluta.

Il confronto era ed é indispensabile, anche per tenerne conto
preliminarmente nel confezionare le proposte. A volte anche
serrato, talora aspro, ma sempre nel rispetto.

Giova ricordare, all’inizio degli anni ’60, una seduta del
Consiglio Comunale, cui assistevo fra il numeroso pubblico.
Insolitamente quella sera i toni erano accesi, la seduta molto
nervosa. Ad un certo punto, sui banchi a destra della sala
guardando verso il tavolo, si alzò il prof. Giacomo Balatti,
liberale, già mio Preside al Liceo Scientifico. Con quelle
smorfie sul viso che erano la sua simpatica caratteristica si
rivolse ai colleghi più o meno così: “colleghi, fuori di qui
siamo tutti amici, andiamo insieme al caffè, perché dobbiamo
usare questi toni?”. Il garbato richiamo ebbe uno straordinario
effetto, la calma scese nell’aula. Ciascuno continuò ad esporre
le proprie tesi senza cambiarle, ma in modo civilissimo, e si
arrivò persino a vedere ammorbidire le posizioni più
intransigenti.

Una lezione per la vita.

In quell’aula, la vecchia sala consiliare, si può leggere ancora
oggi la scritta “Concordia parve res crescunt, discordia maxumae
dilabuntur”
. Non faccio esortazioni, né prediche ex-cathedra, ma
solo auspici. Quella frase l’ho additata al Consiglio appena
eletto Sindaco, il 30 ottobre del 1975, e l’ho richiamata più
volte anche in sede nazionale.

Ricordare che nella concordia
crescono anche le piccole cose mentre la discordia porta alla
rovina anche le maggiori era, ed è, certo utile, ma non basta.
E’ auspicabile che quella massima entri dentro e animi l’azione
quotidiana. Non in modo consociativo, non nei compromessi, ma
mirando invece alla sintesi.

Potrei, se non fosse per lo spazio, fare un lungo elenco di
situazioni nelle quali, nel rispetto reciproco e non solo delle
persone ma anche dei ruoli, l’assunzione comune di quella
massima ha portato a risultati estremamente positivi, a Sondrio
ma anche in provincia.

Giro questi auspici ai candidati-Sindaco con l’ottimismo della
speranza. Chissà chi e quando ha voluto quella scritta nell’aula
consiliare. E’ stato comunque un bel messaggio per le generazioni a
venire.

Rivolgo l’invito ai tre candidati-Sindaco di fare una capatina nella
sala per leggerlo e per pensarci su.
Dal loro comportamento in questa campagna sembra in
effetti che siano già su quella lunghezza d'onda, ma, per stare
ancora ai latini, repetita juvant.

Alberto Frizziero

Gds - 18 V 03 -
www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
Degno di nota