Comuni di Piemonte e Lombardia contro l'ATO


Pubblichiamo questa nota apparsa sul quindicinale di
Federgasacqua per l'evidente interesse anche in Valtellina ove
l'ATO, coincidente con il territorio provinciale, non riesce
neppure ad approvare il Regolamento perché i Comuni disertano le
sedute avendo le stesse preoccupazioni di altri lombardi e di
quelli piemontesi.


Piemonte

Preoccupazione per il prezzo dell'acqua in un centinaio di
piccoli comuni piemontesi. Il sindaco di Strambinello (paese di
260 anime) ha chiesto la modifica della legge regionale 13/97
che regola l'applicazione della legge Galli e l'istituzione da
parte della Regione delle ATO «L'acqua è considerata un bene di
tutti, e fin qui siamo d'accordo - dice Stelvio Onore, primo
cittadino di Strambinello -. Ma chi, come noi, gestisce il
servizio in economia, si deve ora scontrare con le tariffe
imposte dall'ATO, vale a dire 0,8356 euro al metro cubo! ».
Altro tema scottante quello delle ditte che hanno in appalto la
manutenzione dei piccoli acquedotti o la pulizia delle vasche:
«Rischiano di sparire, se sarà un unico ente a gestire il
servizio». Non basta a calmare gli animi l'assicurazione che in
futuro ci saranno tariffe modulate. L'amministrazione di
Strambinello si sta facendo portavoce della protesta in Canavese,
ed ha già raccolto le adesioni di diversi Comuni: tutti quelli
della Pedanea, Cossano e zone limitrofe, Scarmagno, Busano e
così via. L'obiettivo è chiedere al più presto la modifica della
legge regionale 13/97. «Ma intanto - conclude Stelvio Onore -
chiediamo ai Comuni di aspettare a deliberare l'assegnazione del
servizio alle aziende indicate dall'ATO. Vogliamo puntare sul
privato, è assurdo costringerci a cambiare un servizio che
funziona bene».
Lombardia

In Lombardia la musica non cambia. «L'acqua non
è una merce e deve rimanere pubblica». Questo lo slogan di 143
comuni lombardi “ribelli”, piccoli e piccolissimi, di destra e
sinistra, preoccupati che la gestione del servizio idrico
finisca nelle mani di multinazionali straniere. 143 comuni
sparsi per tutta la regione hanno dato vita a un comitato e
chiedono l'abrogazione di alcuni punti della legge del '98 che
prevede la riorganizzazione e la privatizzazione della gestione
del ciclo dell'acqua.

Hanno già ottenuto un primo successo:
saranno i cittadini - con un referendum fissato per il 2004 - a
decidere chi governerà la propria acqua; a meno che la Regione
non cambi la legge ancor prima di indire il referendum.

Fino ad
oggi il ciclo integrato dell'acqua era gestito direttamente dai
comuni o attraverso aziende controllate dalla parte pubblica. I
comuni decidevano tariffe e investimenti. Con le nuove
disposizioni tutto il potere decisionale passerà agli ATO: i
comuni resteranno proprietari degli impianti, ma a decidere
costi e interventi sul ciclo dell'acqua sarà l'ATO. Di qui le
paure dei comuni per le tariffe che potrebbero raddoppiare e
l'efficienza diminuire. Se il referendum ammesso abrogherà la
legge, ogni Comune potrà decidere se cedere o no la gestione
delle proprie acque alle multinazionali.
"Quindici!, quindicinale di Federgasacqua


Gds - 8 III 03 -
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Federgasaqua - Quindici
Degno di nota