Pericolo orsi. Ci scrive il prof. Corti
Abbiamo ricevuto dal prof. Michele Corti due lettere che pubblichiamo non senza però una piccola chiosa da parte di chi, come noi, non gradisce per niente la presenza dell'orso. Ai motivi risaputi ne aggiungiamo un altro. Nella catena degli animali tutti sono come Giano bifronte, l'amico e il nemico. L'equilibrio c'era, per quanto ci riguarda, perchè l'orso aveva un nemico costante: l'uomo. Oggi i plantigradi hanno campo totalmente libero...
Per quello poi che ci consta il Presidente della Provincia l'abbiamo visto equilibrato in materia. Se c'è comunque da approfondire ulteriormente siamo qui (ndr)
Prima lettera
(27.07.17) Abbiamo scritto una lettera aperta al presidente della provincia (poco) autonoma di Sondrio, Luca Della Bitta, affinché intervenga per far cessare la campagna di propaganda della provincia tendente a presentare gli orsi come "non pericolosi se non provocati" e si attivi con la Regione Lombardia per la recessione dal Pacobace
Il Consiglio regionale del veneto ha votato qualche giorno fa un odg per recedere da Wolf Alp. Le stragi di animali domestici e le aggressioni agli umani (a gennaio presso Torino due lupi hanno attaccato un uomo che difendeva il suo cane) stanno inducendo un cambio del vento. L'animalismo viene sempre più contrastato e le Regioni (tranne Bolzano e Toscana che si sono comportate con serietà) non sono hanno rimediato una figuraccia bloccando il Piano lupo su pressione animalista, ma hanno fatto l'errore di non tener conto di una situazione in rapida evoluzione. In Trentino l'opinione pubblica è compattamente contraria alla prosecuzione del progetto Life Ursus ma anche in Valtellina i "passaggi" dei plantigradi sono stati sufficienti a creare una posizione maggioritaria che desidera "respingere" gli orsi trentini.
Però anche in Provincia di Sondrio i "consigli" su come comportarsi se si è attaccati da un orso partono sempre dal presupposto che l'orso non attacca mai se non è provocato, che vuole solo spaventare e non uccidere. Ne consegue che, se ti carica, devi "fare il morto". Per fortuna in nessuno dei 5 seri attacchi in Trentino le vittime hanno osservato le "regole corrette". Di politically correctness si muore. Ergo mandarla a quel paese.
La provincia di Sondrio non scherzi con il fuoco
Tenuto conto che la provincia di Sondrio è un "corridoio" dove passano orsi trentini in dispersione ho reputato opportune scrivere una lettera aperta al presidente della provincia segnalandogli che, con le regole ideologicamente falsate della sua amministrazione (che ha appaltato al WWF, un soggetto molto "neutro", l'informazione sul "ritorno dell'orso bruno), un turista o un residente che si imbattesse per sua disgrazia nell'orso potrebbe lasciarci la pelle. E l'amministrazione dovrebbe rispondere di omicidio colposo. Anche se la responsabilità potrebbe risultare più grave in quanto, nel porsi di fronte alla presenza dell'orso, l'amministrazione regionale e provinciale accettano, consapevolmente, un rischio a carico dei cittadini che non sono in grado di prevenire configurando quindi la fattispecie del "dolo eventuale".
Non dicano poi che non lo si era detto
Seconda lettera
Al Presidente della Provincia di Sondrio
Sig. Presidente
Con la presente desidero segnalarLe che, dopo le ripetute aggressione di orsi, non provocati in alcun modo dall'uomoo dai cani che lo possono accompagnare, in Trentino, la provincia autonoma ha classificato i soggetti autori dei suddetti episodi come orsi "della massima pericolosità" (ultimo stadio della scala prevista dal Pacobase sottoscritto anche dalla Regione Lombardia). Sono state quindi messe in atte le azioni drastiche per la loro rimozione.
Purtroppo mi corre farle osservare che l'amministrazione di cui Ella è a capo continua a diffondere, attraverso i canali ufficiali, informazioni smaccatamente e ingiustamente "tranquillizzanti" in materia, tanto da sostenere, contro ogni evidenza, che "gli orsi non attaccano mai se non provocati". Trattasi di palese menzogna tenendo conto della purtroppo lunga sequenza di attacchi mortali, di cui l'orso bruno europeo si è reso protagonista in anni recenti in Svezia, Finlandia, Bulgaria, Serbia, Grecia, Romania, Turchia. E dei casi trentini occorsi tra il 2014 ed oggi: (Zanella, Maturi, Molinari, Zadra, Metlicovez)
E' mio dovere, dal momento che seguo da 10 anni, per motivi di studio ma anche di impegno civile, la vicenda della reintroduzione dell'orso bruno in Trentino, portare alla Sua attenzione il fatto che tra le persone ferite dall'orso (alcune rese inabili al lavoro a seguito delle gravi lesioni), alcune sono orientate a citare in giudizio per omissioni, atti colposi (e forse anche più gravi responsabilità penali) il presidente della provincia autonoma, Ugo Rossi.
Alla base delle denunce, in fase di elaborazione, gli atteggiamenti di grave e continuata sottovalutazione del pericolo orso, motivata dalla finalità ideologica di non creare allarmismo e non alimentare le proteste. Basti ricordare che l'orsa probabile responsabile dell'episodio del 22 luglio c.m. era stata catturata già lo scorso anno, ma poi rilasciata con la giustificazione che (ma eravamo già a fine ottobre) si sarebbero messi a repentaglio i cuccioli. La tutela della vita dei cittadini è valore tutelato dalle leggi fondamentali più dei cuccioli di orso (sempre che fossero realmente in pericolo e quella non fosse semplicemente una scusa per evitare le ondate di proteste animaliste). Quindi vi sono responsabilità penali.
Le informazioni false che la Provincia di Sondrio diffonde tra residenti e turisti possono determinare un comportamento pericoloso in caso di incontro ravvicinato. Infatti, se fosse vero l'assunto che l'orso attacca solo per difendersi e non porta mai alle estreme conseguenze le sue minacce e cariche, allora sarebbe corretto il comportamento suggerito ("fare il morto". Ma in Trentino gli aggrediti si sono salvati solo perché hanno reagito con pugni, sassi, bastoni e sono fuggiti precipitandosi in più episodi giù per forre e pendii fortemente scoscesi. In caso di lesioni gravi e mortali, che potrebbero occorrere e per aver prestato fede alle norme di comportamento suggerite dai responsabili faunisti della provincia di Sondrio si delineerebbe una grave responsabilità per lesioni/omicidio colposo.
Infine Le faccio osservare che:
Non più tardi di ieri la Pat ha ottenuto parere positivo dal "comitato dei 12" (che opera per prevenire contenziosi tra le Pa di Tn e Bz e lo Stato) per adottare proprie norme operative al fine della gestione dell'emergenza orsi;
la Regione Lombardia, invece, in caso di emergenze orso, dovrebbe operare osservando una ferragginosa procedura autorizzativa da parte del Ministero dell'ambiente anche nel caso di orsi palesemente e altamente pericolosi (come ha da anni lamentato la Pat);
la Pat destina può contare su un grande dispiego di uomini addestrati, mezzi, risorse economiche per le operazioni di monitoraggio, dissuasione, cattura degli orsi del progetto Life Ursus.
Non è difficile immaginare cosa succederebbe in provincia di Sondrio qualora un orso ("in transito" o meno) aggredisse dei cittadini inermi.
La stessa Pat, comunque, per bocca del presidente Rossi, giudica "troppo numerosi" gli orsi e ne chiede la diminuzione. Ciò nonostante l'esperienza accumulata dagli anni '90 e i significativi mezzi disponibili in forza dell'autonomia (per gestire tutti gli aspetti di una difficile partita).
Sono pertanto a chiederle: di ritirare tutto il materiale della campagna di informazione palesemente pro orso ma tale da ingannare i cittadini diffuso dalla provincia di Sondrio e mi permetto di suggerirLe di farsi parte diligente affinché la Regione Lombardia receda dal Pacobace, dichiari, in forza di un grado di antropizzazione e di frammentazione enormemente superiore a quello del Trentino occidentale, le nostre montagne "non idonee per l'insediamento di popolazioni di orso bruno", stabilendo che i soggetti che si avventurano nel territorio della provincia di Sondrio siano catturati e riportati da dove sono stati introdotti con il progetto Life Ursus.
Ringraziandola per l'attenzione porgo distinti saluti
Milano, 27/07/2017
Prof. Michele Corti
Docente di zootecnia montana
Dipartimento di Scienze e politiche ambientali (Desp) - Unimi