OPERE SICILIANE 2001-2007 MOSTRA PERSONALE DI FULVIO NINATTI – PALAZZO DELLA PROVINCIA “SALA LIGARI – MAGGIO 2007

Presso la sala mostre “Ligari” nel bel Palazzo Muzio della Provincia di Sondrio si è tenuta dal 3 al 15 maggio la Mostra personale “Opere siciliane 2001-2007” dell’artista architetto Fulvio Ninatti. L’artista si presenta al pubblico sul catalogo in copertina con la seguente significativa riflessione ……”dopo aver soggiornato ai piedi dell’Etna, compresso fra scure rocce laviche e un mare unico nel suo blu di Prussia, attraverso un –paesaggio che ignora le vie di mezzo, fra la mollezza lasciva e l’arsura dannata, che non è mai meschino- giunsi sul Tirreno, a Mondello, porto, in origine, di pescatori. Delle loro barche ho dipinto il colore acceso e le forme immutabili nel tempo”….

Nei quadri siciliani e in particolare nelle barche la sua pittura diventa una storia con una narrazione continua di un viaggio attraverso il colore.

Così le barche di Ninatti appaiono nel loro ambiente naturale, nel mare e sotto il sole del Mediterraneo. In silenzio ed ascoltando….

Letizia Scherini e Graziano Tognini hanno accompagnato l’esposizione con una loro presentazione che compare anche sul catalogo.

Dalla sua presentazione Letizia Scherini ci ricorda come……. “la Sicilia ha causato un’ irresistibile seduzione su di una personalità spiccatamente artistica come quella di Ninatti! La Sicilia, questa è infatti l’unità di luogo dell’intera mostra, non cessa di suscitare, al di là della realtà sociale, il mito di una terra "sentimentale" dove si è rapiti dai paesaggi mediterranei, dai segni dell'arte greca, dal sogno esotico.

Goethe, visitando l’isola nel 1787, affermava che “l'Italia senza la Sicilia non si lascia immaginare nello spirito, qui è la chiave di tutto". Un paesaggio – ancora annotava Goethe – che muta; che si carica di umori, delle trasparenze o delle velature dell’aria e si colora delle tinte delle stagioni, delle nuvole, del mare.

Ad un’analoga seduzione non si sottrae Fulvio Ninatti allorché in anni recenti, pur abitando a Sondrio, ha soggiornato per molti mesi, dall’autunno alla tarda primavera, in paesi siciliani davanti al Mar Mediterraneo, in un clima adatto a ridestare la sua passione pittorica con la rapidità che ha a che fare con l’idea di una costante scoperta. Liet-motif della pittura di Ninatti è la raffigurazione della natura intesa nella più ampia accezione del termine e colta in una poliedrica varietà di gamme espressive, da un piano descrittivismo a forme astrattizzanti, sempre nella convinzione di raccontare la realtà che vede intorno, le case, i giardini di limoni, il porto con le barche dei pescatori, i riflessi dell’acqua. Tenere come “filo rosso” il paesaggio significa riconoscere che proprio su questo motivo si è svolto (come già per Cezanne e Kandinsky) il progressivo distacco dal dato descrittivo per privilegiare l’organizzazione della superficie secondo un’analisi (scomposizione e ricomposizione) dei dati percettivi che sono il frutto inscindibile di un’attività dell’occhio e dell’emozione. Così le saline, le campagne, le visioni del paesaggio attraverso le finestre disegnano geometrie prospettiche, alternando primi piani a campi medi o lunghi, giocando con la linea d’orizzonte, descrivendo una sensazione di calma quasi irreale dove anche il colore diviene fattore fondamentale per la costruzione dello spazio pittorico.

L’arte è il crogiolo ove avviene la fusione degli opposti, il luogo magico e mitico dove tutto ciò che appare contraddittorio si ricostituisce in unità. Non vi è intima antitesi tra rappresentazione e presentazione, tra figurazione e astrattismo. Così è da interpretare la parte finale dell’esposizione, la più carica di valenza autonoma, dedicata al tema della barca, topos emblematico della cultura del mare, luogo della memoria e del viaggio. Sulle barche mediterranee si dipingono i simboli arcaici augurali alla navigazione e alla pesca con un repertorio codificato nei secoli: sirene, cavallucci marini e soprattutto l' "Oculus" -l’occhio sacro-, preposto alla individuazione di una rotta priva di pericoli. Anche i colori delle barche posseggono una loro simbologia: essi sono nitidi, decisi ed il colore rosso, con cui spesso si usa dipingere la struttura dello scafo, è ricollegabile alla antica usanza propiziatrice di quando si bagnava la chiglia con il sangue di un animale sacrificato. Il legno usato era il legno di gelso, anch'esso simbolico poiché produce un frutto che ha come caratteristica principale un succo rosso intenso. Tutto ciò è puntualmente narrato nelle barche raffigurate da Fulvio Ninatti, che contempla il fascino di questo oggetto, metafora di vita ma anche sapiente e strutturato manufatto basato su un sistema ad incroci che si presta ad un segno sintetico e geometrico. In questi dipinti è via via evidente il desiderio di ridurre il dialogo fra gli elementi e renderlo sempre più essenziale, fondato sul gioco fra forme semplici, geometricamente pure e colori primari. Questa personale narrativa prosegue in una dinamica pittorica che smonta, seleziona il soggetto originario per ricomporlo in un modo nuovo, lo deconstestualizza e lo ripropone in una riduzione creativa che stimola ad immaginare qualcosa con il nostro occhio più intimo. Le immagini spesso sembrano enigmatiche, mostrando i loro motivi in un dettaglio estremamente ristretto, dove il colore intensamente artificiale e psicologicamente carico elimina l’illusione di una prospettiva, per ribadire una percezione tattile e bidimensionale.”…………

Questa nuova personale di Ninatti ha avuto un notevole successo di pubblico. Forse è stata poco pubblicizzata e poco esposta. Facciamo i complimenti all’artista e lo aspettiamo “alla prossima”…

Angelo De Michielli

Angelo De Michielli
Dalla provincia