AUTORITÀ D'AMBITO (ATO) PER IL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO A CONFRONTO
Mancavano solo tre province all'appello il 28 gennaio in sede di VI Commissione Ambiente in cui si è svolta l'audizione con le Autorità d'ambito presenti in Lombardia. Sondrio era assente per l'ovvio motivo che è ancora lontana dalla costituzione dell'Ambito Territoriale Ottimale, così come si è registrata l'assenza di Como e di Brescia (essendo l'Autorità d'ambito di quest'ultima in dissenso rispetto ad alcuni passaggi della legge sul servizio idrico integrato passata proprio ieri, martedì 27, in Consiglio Regionale). Presenti, invece, i rappresentanti delle Autorità d'ambito di Lodi, Pavia, Mantova, Milano, Monza-Brianza Bergamo, Lecco e Varese.
Tutte Autorità che hanno sposato il modello gestionale del servizio idrico integrato previsto dalla Regione Lombardia e che hanno palesato generale apprezzamento per la legge adottata ieri riservandosi alcuni distinguo circa gli effetti della normativa sui comportamenti già in essere: tariffe, contratti, affidamenti.
In particolare il direttore dell'Ato di Lodi (61 Comuni oltre alla Provincia), ha riferito della costituzione di una società unica composta dagli enti locali. Ha mostrato grande apprezzamento per la nuova legge sull'Ato invitando, però, i consiglieri regionali a non appesantire ulteriormente il dettato normativo laddove si tratti di giustificare il ricorso alla gestione cosidetta "in house" del servizio idrico integrato, ovvero interna agli enti pubblici, in quanto già tecnicamente ardua.
Ottima l'esperienza dell'Ato pilota della nostra regione, quello di Pavia, composto da 190 Comuni più la Provincia, e rappresentato in aula dal suo direttore che ha decantato il modello lombardo in quanto "l'unico in grado di garantire tariffe eque e investimenti".
Positiva anche l'esperienza di Mantova, il cui presidente dell'Ato (70 Comuni più la Provincia), Ezio Zani, che ha dichiarato soddisfazione per la nuova legge pur richiamando l'attenzione sui suoi effetti sui comportamenti in essere e le ripercussioni a livello locale dei poteri vincolanti della Regione sul tema.
Particolare l'esperienza dell'Ato di Milano che, dalla costituzione della provincia di Monza-Brianza, ha dovuto scindersi in due. Altrettante, quindi, le società private (scelte con bando pubblico) che erogano il servizio e 5 le società patrimoniali costituite allo scopo. Il rappresentante della segreteria tecnica dell'Ato di Milano ha invitato i politici a riflettere sul fatto che i Comuni, conferendo il servizio idrico al Consorzio, perdono risorse oggi non facilmente recuperabili.
Alcune difficoltà fanno capo all'Ato di Bergamo rappresentato da 244 Comuni oltre alla Provincia considerato che i rappresentanti di alcuni Comuni hanno chiesto apposita audizione alla Commissione regionale competente.
Più specifico, infine, l'intervento del delegato dell'Ato di Lecco, l'assessore provinciale all'Ambiente ed Ecologia, Marco Molgora, che ha evidenziato le difficoltà insite nella procedura di affidamento del servizio "in house" a suo avviso per nulla paragonabile alle altre opzioni previste dalla legge. Ha anche sottolineato l'opportunità di prevedere tariffe con scaglioni di costi in base al consumo.
Neocostituito, lo scorso dicembre, infine, l'Ato di Varese forte di 141 Comuni oltre alla Provincia. Comuni che, peraltro, in parte, avevano avanzato richiesta di referendum sulla legge regionale.
Il relatore della legge medesima, Gian Maria Bordoni, rivolgendosi ai rappresentanti degli Ato presenti ha voluto sgombrare alcuni dubbi circa gli effetti dell'applicazione della legge sui contratti in essere, ma ha anche richiamato gli Ato al rispetto delle leggi. "Vi chiedo di evitare il ricorso a comportamenti fantasiosi - ha detto - che portano a censure da parte dell'Autorità di vigilanza ricordandovi che su 61 Ato operativi in Italia con affidamenti in house ben 40 sono stati trovati non conformi. Ne consegue la diffida e, in caso di non ottemperanza, il deferimento alla Corte di Giustizia Europea".