WELBY E IL SUO FUNERALE NON RELIGIOSO (1) ERA MEGLIO LO FOSSE
Avevo promesso di scrivere prima di Natale. Non l'ho fatto, ma mantengo con lievissimo ritardo la promessa. E mantengo l'altra promessa, di non parlare oggi di politica, ma di qualcosa di diverso, ma probabilmente più importante, e molto, della politica.
La mattina del 24 sono andato a sentire messa, come faccio quasi sempre da quando vivo nel centro di Roma, a sant'Agnese in Agone, una meravigliosa chiesa in Piazza Navona. Ma non ci vado per la chiesa, ma perchè la messa la dice don Gianni, mio ex parroco, uno dei sacerdoti più straordinari che abbia conosciuto. Don Gianni ha parlato del Natale, ma poi è arrivato ai fatti del giorno, e ha parlato di Welby. Ha chiesto due volte di pregare per lui, e poi ha detto che anche nella veste ufficiale la Chiesa deve avere il volto della misericordia. Dopo la Messa l'ho abbracciato, per fargli gli auguri, ma soprattutto per ringraziarlo di quello che aveva detto. Perchè da quando avevo sentito alla TV che erano stati negati i funerali religiosi mi ero sentito triste, addolorato, con l'impressione di non capire più nulla, io cattolico, di ciò che è e deve essere la Chiesa, la nostra famiglia. Ma allora non ero più io solo a sentirla così, allora c'era qualche altro che pensava allo stesso modo. Alla TV della sera ho poi visto due suore che mettevano un fiore sulla sua tomba e il parroco della chiesa vicina che la benediceva.
Ebbene io credo che negare i funerali religiosi sia stata una cosa brutta, sbagliata, triste. Rientra nella tradizione della Chiesa, lo so (ma a volte è stata infranta: a Gardini si fecero funerali religiosi, forse perchè era stato ricco e potente?). Ma con che diritto noi uomini, e negli uomini ci metto anche gli alti dignitari della Chiesa, ci arroghiamo il diritto di sostituirci al giudizio di Dio? Perdere fiducia nella vita e nell'aiuto divino è forse la cosa più grave che si possa commettere, e il suicida la commette. Ma chi può misurare il grado di sofferenza che ha provato un uomo prima di queste decisioni, chi può dire se i dolori non erano andati al di là della umana sopportabilità, chi può conoscere cosa è avvenuto in quei momenti nella coscienza di un uomo? E quindi chi ha il diritto di emettere un giudizio sommario, di dire in pubblico e al mondo intero che colui che ha sbagliato si è messo irrevocabilmente fuori della comunità dei cristiani?
C'è un'altra cosa che mi addolora ed è la vergognosa speculazione di alcuni laici (non di tutti per fortuna) su questo caso e sui dolori di Welby, e la solita accusa di ingerenza alla Chiesa. Che sciocchezza! La Chiesa ha tutto il diritto, in uno stato libero, di esprimere le sue idee e le sue posizioni. Siamo noi cattolici che dal di dentro abbiamo il diritto, e forse il dovere, di chiedere una pratica e un atteggiamento diverso.
E adesso basta. Volevo farti solo gli auguri e invece ho parlato di cose tristi e complicate. Gli auguri te li faccio nel modo più sincero e gioioso. Il Natale è una festa bellissima.
Mario Segni