WELBY (3) e... L U I
In quella notte i due pellegrini bussarono
a tutte le porte per avere ospitalità.
Ma tutti rifiutarono loro un alloggio
Perché erano poveri e straccioni?
Perché la coppia destava forse sospetti?
I ben pensanti e i benestanti non vollero fastidi
così LUI fu costretto a nascere in una stalla.
Per culla ebbe una mangiatoia
Non di bambagia fu il letto ma di paglia.
Per riscaldamento ebbe il fiato di due animali.
Lui era il verbo. LUI era la luce.
Tranne i semplici e i più umili della terra,
tutti lo rifiutarono e nessuno lo riconobbe.
Eppure LUI era tutto, era prima di tutto,
perché tutto dipendeva da LUI.
Divenuto adulto insegnava ai semplici
Scelse i suoi discepoli tra gli umili,
perdonò i ladri, guarì gli ammalati, risuscitò i morti.
Non giudicò i peccatori ma volle redimerli.
L’amore, il perdono, la misericordia, la pietà, la carità,
furono le basi del suo insegnamento.
Solo gli stupidi e i superbi, continuavano a non capirlo.
E tra gli stupidi e i superbi si annidavano i potenti della
politica, dell’economia, della scienza. Si annidavano
i gerarchi del tempio (i sacerdoti), gli intellettuali (gli scriba),
e il popolino degli stolti e dei beoti.
Tutti costoro, chissà perché, lungo i millenni ebbero
sempre la meglio e molta visibilità fino ai giorni nostri.
Per tutte queste ragioni, Welby ebbe una vita
di immani e insopportabili sofferenze che lo portò ad una morte crudele.
Per tutte queste ragioni Welby non ebbe accoglienza
nella sua chiesa, come LUI aveva insegnato e avrebbe voluto che fosse.
Per tutte queste ragioni Welby, spersonalizzato e vilipeso,
é diventato oggetto del contendere di politici, giuristi, ecclesiastici e intellettuali.
Ma LUI solo saprà perdonare, fare giustizia e ridare dignità a Welby,
come dimostrò al mondo con la Sua morte e resurrezione.
Valerio Dalle Grave