GRUPPO SCIENZA & VITA: A MORBEGNO RIPRENDONO LE INIZIATIVE
MORBEGNO Si è tenuto giovedì 16 marzo a Morbegno presso l’Aula Magna Scuola Media “Vanoni” il primo dei tre incontri organizzati dal gruppo “Scienza e vita”, in collaborazione con la Fondazione Melazzini. Al centro della riflessione del professore Angelo Riva, docente di Filosofia Morale presso il seminario diocesano di Como, il tema “RISPETTARE LA VITA”. Il ciclo degli incontri continuerà il 10 aprile con il dott. Carlo Casalone s.i. redattore della rivista della Compagnia di Gesù "Aggiornamenti Sociali", che soffermerà la sua riflessione sul tema LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA. Il ciclo di incontri si concluderà con la presenza di Adriano Pessina, Direttore Centro Bioetica Università Cattolica, il 10 maggio con il tema LA MORTE PROSSIMA: EUTANASIA E CONDIZIONE UMANA.
“Il nostro gruppo nasce come continuazione del comitato Scienza e Vita nato l'anno scorso in occasione del referendum sulla procreazione assistita – ha dichiarato Graziella Simonini, presidente del Centro Aiuto per la Vita di Morbegno -. In armonia con gli scopi che si prefigge l’Associazione Scienza & Vita a livello nazionale, che si è costituita il 7 dicembre 2005, il Gruppo di Morbegno ha deciso di proporre questi incontri focalizzati sulle tematiche che riguardano la vita umana dal concepimento al suo termine naturale”.
Con il gruppo di Morbegno ha collaborato nell’organizzazione degli incontri la Fondazione Melazzini, costituita a Sondrio, lo scorso anno con l'intento di raccogliere e sviluppare la lezione di pensiero e di vita di Anna e Michele Melazzini. La Fondazione, che nell'ambito lombardo ha scelto la Diocesi di Como come territorio privilegiato della propria azione, svolge attività di formazione – a favore soprattutto delle famiglie e di coloro che sono impegnati in ambito sociale, politico e delle comunicazioni – di promozione della cultura e dell'arte di ispirazione cristiana, di sostegno alle iniziative di tutela e promozione della vita e della dignità della persona in tutte le fasi della sua esistenza.
A guidare la riflessione intorno al tema della cultura della vita, è stato chiamato don Angelo Riva, professore di filosofia morale presso il seminario diocesano di Como. Numeroso il pubblico in sala per assistere alla conferenza, presenti in sala anche il vicesindaco Alba Rapella e alcuni assessori comunali.
“Faccio un discorso laico come introduzione – ha spiegato don Riva - il nocciolo della questione verte su due ottiche: la cultura della vita, cioè la bioetica personalistica, e la cultura della morte, che sta dilagando sempre più nella mentalità comune”. La bioetica personalistica crede che il corpo sia portatore di uno strato più profondo invisibile agli occhi della scienza ma visibile al sapiente: l'anima. Tale cultura della vita dice che la vita è inviolabile e quindi non sopprimibile, ma anzi la persona umana va custodita perché la vita ha un valore fondamentale che rende possibile la realizzazione di tutti gli altri valori. La vita è indisponibile, ossia non è possibile usarla a nostro piacimento riducendola ad una cosa. Infine la vita non è manipolabile, deve essere perciò trattata con molta cura, valutando con molta attenzione il rapporto fra danni e benifici. La cultura della morte, che si concretizza nella cultura libertaria, invece, definita da papa Giovanni Paolo II struttura di peccato, si pone con aggressività nei confronti della dignità, rispetto e esistenza stessa della vita. C'è una catena malvagia alla base della stessa: il desiderio cieco del soggetto, che è utilizzato dal potere economico come occasione di business, che a sua volta stimola la tecnica. “Si pensi ad esempio – ha ricordato Don Riva – come vi sia un ribaltamento del rapporto tecnica e scienza, laddove non è più la ricerca scientifica a guidare lo sviluppo di biotecnologia, quanto invece li interessi delle ditte farmaceutiche e chimiche a finanziare progetti renumerativi nel breve periodo”. Il passaggio finale di tale cultura è la legittimazione sul piano giuridico di tali pratiche e la trasformazione di diritti, completamente avulsi dalle logiche del diritto naturale, dei desideri dei soggetti, che così facendo si trasformano in individui, dimenticando la loro natura profonda di persone.
Ha concluso don Riva “è un'ipocrisia il dibattito sull'inizio della vita umana, perché è scientifico che essa nasca nel momento esatto del concepimento, è più vantaggioso economicamente spostare questo momento per lucrare sulla vita il più possibile».
In conclusione al fertile dibattito che si è sviluppato in aula, Graziella Simonini ha ricordato come “le energie e le esperienze che abbiamo condiviso costituiscono un patrimonio che deve essere valorizzato e incrementato, di fronte a tutta una serie di problematiche rispetto alle quali i referendum sulla procreazione assistita hanno rappresentato solo una tappa importante. Ci auguriamo che questa volontà di promuovere e difendere il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, come fondamento di tutti i diritti umani, possa ancora una volta favorire l’incontro, l’amicizia, la sinergia di tutte le persone di buona volontà”.
Mauro Del Barba