CARO GIULIO: ARRIVEDERCI
La segreteria provinciale della CISL mi ha incaricato di scrivere una orazione in ricordo di Giulio Spini. La richiesta mi onora e allo stesso tempo mi permette di ricordare a modo mio un collega, un maestro, un amico, Soprattutto un amico.
Andando per ordine ho ancora in mente l'intervista che gli feci in occasione della pubblicazione in CD del 50° anniversario della nascita della CISL edito nel 2000.
"La ricostituzione della Camera del Lavoro di Sondrio, ricordava Giulio, ebbe i suoi natali il 1° maggio 1945 e io fui firmatario per la corrente cristiana assieme ai colleghi Cantoni, ex sindacalista delle corporazioni fasciste e Spinaci per la corrente socialcomunista."
Quella dichiarazione la dice lunga sulla apertura mentale e sulla inclinazione socio-politica del personaggio. Egli non fu solo un firmatario dell'atto costitutivo, fu bensì un militante attivo e impegnato per diversi anni. Nel corso delle vicende che videro la rottura dell'unità sindacale e la nascita della CISL, Spini non ebbe dubbi nello scegliere di aderire alla CISL. Il carattere forte e determinato della sua militanza non sfuggì alla attenzione della Centrale Confederale, tanto che il Segretario Generale del tempo, Giulio Pastore, volle a tutti i costi conferirgli incarichi a livello nazionale.
Spini aveva altri progetti, declinò l'invito confederale, scelse l'impegno politico nella Democrazia Cristiana, però non abbandonò la sua militanza attiva nella CISL, in particolar modo nel sindacato di categoria della scuola: il SINASCEL.
Sempre in quella intervista, Egli affermava: "Ricordo bene i problemi che caratterizzavano la provincia di Sondrio: la diffusa povertà, la mancanza di industrie, la difficoltà a sopravvivere della piccola proprietà contadina, l'emigrazione. C'era molta difficoltà a trovare lavoro. L'azione sindacale procedeva a rilento, la capacità di resistenza nelle fabbriche era poca e la presa di coscienza della necessità collaborativa tra capitale e lavoro avanzava a fatica, unitamente al processo di democratizzazione della società." Quelle erano le sue forti preoccupazioni ed era convinto che vi fosse bisogno, appunto, di un forte risveglio politico prima che sindacale. Da qui la sua scelta di declinare l'invito di Pastore per rimanere nel suo territorio per fare politica.
La sua personale amicizia con Ezio Vanoni, con Pasquale Saraceno con Giovannino Marcora, lo vide loro assiduo collaboratore nell'aiutare la Valtellina a sollevarsi dallo stato di emarginazione e di povertà in cui languiva all'indomani della conclusione della seconda guerra mondiale.
Giulio Spini era un uomo di pensiero e d'azione. Era un uomo attento ai problemi veri della gente, sapeva ascoltare le persone e sapeva dove, come e con chi interloquire e intervenire per portare a soluzione i tanti problemi che riguardavano la vita quotidiana della comunità Valtellinese.
In quanto "galoppino" del compianto Plinio Vanini, che a quel tempo era a capo di un gruppo esecutivo della CISL in quel di Morbegno, conobbi personalmente Giulio Spini nei primi anni '50.
Ciò che mi colpiva era la disinvoltura con cui quei due personaggi parlavano di problemi politici e assieme sindacali. Non ne capivo molto ma intuivo che entrambi (peccato che Vanini ci abbia lasciato troppo presto) avevano le idee chiare su cosa fare e come agire, "uno di qua e uno di la" amavano dire, per affrontare i problemi della gente. Questa convinzione non è mai venuta meno e fu in seguito confermata dai miei rapporti con Spini nelle mie vesti di responsabile zonale prima e poi segretario generale della CISL e nelle sue vesti di sindaco di Morbegno, chiamato spesso in causa per comporre le vertenze con diverse aziende industriali di Morbegno (Metallurgica Martinelli, aziende di conserve vegetali, eccetera); di presidente della Comunità Montana Valtellina per problemi legati all'insediamento dell'area industriale attrezzata Morbegno - Talamona, per l'insediamento della mensa sociale di Morbegno aperta a lavoratori, cittadini e studenti; di presidente della USSL, nella complessa gestione della nuova legge di riforma sanitaria. Tra me e Lui non sono mancati i battibecchi e le polemiche sui diversi punti di vista. Polemiche che si riscontrano negli archivi de "Il Corriere della Valtellina", di cui per diverso tempo fu il direttore. Giulio era un uomo determinato nel sostenere le proprie idee, disponibile però a confrontarsi con gli altri per verificarne la fondatezza, disponibile a rivedere qualche dettaglio o incongruenza, leale e per certi versi inflessibile nel rispettare e far rispettare gli impegni assunti e la parola data.
Penso, anzi ne sono convinto, che i nostri caratteri si assomigliassero molto e forse è per questo motivo che a volte con le nostre polemiche "rompevamo i vetri", come amava dire, salvo ricomporli il giorno successivo.
Come ho detto più sopra, Spini era un attento osservatore e non disdegnava mai di chiamarmi al telefono in qualsiasi ora del giorno e della notte per chiedermi ragione di qualche affermazione politica o sindacale, di qualche omissione operativa o di qualche scelta sindacale per Lui non chiara, delle quali non capiva il senso o l'opportunità. E più di una volta mi incitava a scrivere su fatti locali. Non aver timore della polemica, diceva, purché questa sia esercitata nel modo più chiaro possibile, perché i lavoratori, aggiungeva, hanno bisogno di capire e afferrare subito il significato di ciò che vogliamo comunicare. La polemica, mi ricordava sempre, quella costruttiva e motivata è l'anima della democrazia. Se spegni la polemica è come succhiare un guscio vuoto, cioè non c'è sapore, non c'è linfa e la democrazia muore. Ecco perché lo considero un maestro.
Infine, Giulio è stato un amico. Nel suo salotto di casa abbiamo tanto discusso di politica, da soli o con qualche amico, ultimamente anche con giovani promesse della politica amministrativa. Ma discutevamo anche di cose amene. Mi ricordo un episodio in cui dissertavamo tra il serio e il faceto sui disastri ambientali compiuti dalle aziende idroelettriche, dai cavatori della Valmalenco e dalle ricerche uranifere della Valvedello. Ad un certo punto del discorso, rammaricato dal fatto di non conoscere puntualmente tutti gli antefatti e le relative conseguenze di quelle manomissioni, uscì con una espressione ironica rivolta al cielo dicendo: "Quando me ne andrò da questo mondo voglio chiedere conto al Padre Eterno perché a noi uomini non ha fatto le ali e poi chiederò anche spiegazioni del perché Gesù ci ha sempre associato alle pecore e mai ad un animale più nobile".
Questo è il Giulio Spini che mi piace ricordare con stima e con tanto affetto. Un fratello maggiore dal quale ho personalmente avuto molto e che mi onoro di aver conosciuto. Un sindacalista coraggioso, generoso e prodigo di sensati suggerimenti, al quale la CISL tributa un solenne ringraziamento del quale conserva un perenne ricordo. Un uomo politico lucido e tenace nel difendere i valori fondamentali in cui credeva. Un uomo politico onesto e sempre presente per affrontare i problemi della sua amata Morbegno e della Valtellina. Giulio Spini ci ha lasciati in silenzio, senza disturbare nessuno; ma ha lasciato nel cuore di chi lo ha conosciuto un segno indelebile del suo esserci stato.
E' con questi sentimenti sinceri e disinteressati che mi unisco al dolore della sua famiglia alla quale formulo le più sentite condoglianze mie personali e di tutta la CISL.
Sondrio 25 agosto 2009 Valerio Dalle Grave