Guido Fratta ancora in volo

(Nello Colombo)  Ancora una volta una quercia sul monte colpita da un fulmine. Ma le sue radici continueranno a dare linfa alla pianta. Un' altra significativa figura cittadina se ne va nella veneranda età della saggezza lasciando la sua preziosa eredità fatta di sogni e di esperienza a chi ha avuto il privilegio di conoscerlo. Il ricordo di Guido Fratta resterà a lungo nell'immaginario collettivo legato all'immagine del volo: la sua prima vocazione giovanile.  Icaro precoce, giovincello imberbe dal cuore indomito, a soli 17 anni già solcava i cieli italici nell'aeonautica militare. Dopo l'ultimo conflitto mondiale da Travesio nel Friuli fece della sua patria la Valtellina, un'intera vita a gestire la Polizia Stradale di Sondrio. La sua primigenia passione per lo sci lo aveva condotto nella terra di grandi campioni dei primi anni '50.  Esuberante centauro lo si vedeva spesso in sella alla sua inseparabile moto in giro per la Bella Italia o a seguire le palpitanti fasi delle imprese ciclistiche dei più grandi campioni. Energia incontenibile per uno stacanovista del lavoro  come lui che avrebbe voluto abolire le ferie per essere sempre sulla breccia, pronto al servizio, alacre e intraprendente, per non perdere mai il ritmo. Gli unici momenti di riposo erano dedicati alle sue grandi passioni. Dal volo aveva ereditato quello dell'aeromodellismo realizzando prototipi in scala da far invidia a grandi costruttori, sperimentati sulla pista di Caiolo. Non a caso era stato prescelto per amministrare le sorti dell'Elitellina. Suo grande orgoglio il brevetto di pilota di alianti ed elicotteri che lo portava spesso a gustare l'ebbrezza del volo radente sulla città osservando dall'alto il paesaggio mozzafiato della Valle illuminata dal sorgere del sole o carezzata dal suo ultimo bagliore. Come non innamorarsi perdutamente per la sua dolce Annamaria al suo fianco fino all'ultimo giorno, dell'audacia di un uomo che sfidava l'immortalità di una giovinezza acerba col piglio del conquistatore dal cuore nobile e generoso?  Canarini, fringuelli  e cardellini gli facevano compagnia con le melodie del loro canto sin dal primo mattino (al caro nipote Pietro amante della musica il compito di prendersene cura). Le sue mani erano pura frenesia d'inventore da eterno fanciullo legato ai primi trenini col loro sfolgorante circuito: era tutto un gioco di ritornelli infantili che ti ritornano in mente ogni qualvolta vedi correre sferragliando su binari tortuosi una piccola locomotiva lungo un plastico ricostruito alla perfezione con una meticolosità certosina.  Come non amarlo coi suoi mulinelli di legno che saggianano l'acqua di un ruscello montano. Frotte di bambini sarebbero ancora oggi impazziti a seguire i passi di questo pifferaio magico che rendeva l'impossibile un magico dono per grandi e piccini. L'altro regno di cui era incontrastato signore era la tecnologia con le prime reflex  e le futuristiche cineprese per immortalare la “sua” Valtellina. La Televisione era un cubo magico che catalizzava la sua attenzione anche attraverso le ardite immagini ripese dall'alto in elicottero da un cameramen improvvisato per le prime avventure pioneristiche radiotelevisive. 
Vivo e palpitante il ricordo di Renato Verona, presidente  del “Club 105 Frecce Tricolori” di cui Fratta era orgoglioso di far parte: Guido Fratta era un caro amico. Un uomo tutto d'un pezzo, conscio del suo ruolo professionale, dall'animo grande e generoso, una grande anima che ho avuto la fortuna di avere al mio fianco come guida e consigliere con la sua pacata esperienza, la sua memoria storica legato al mondo del volo coi suoi ricordi del Liberator precipitato nelle Val delle Mine nei pressi di Livigno nel 1945 con tante vittime americane in missione di solidarietà nei cieli italiani, o dell'altro tragico incidente nelle zone di Morbegno. Appassionanti le sue intriganti storie su un pilota morbegnese fuggito con un aereo militare e finito eroe combattente nei cieli della Finlandia contro l'avanzata russa. Il suo corpo riposa ancora oggi nel cimitero di Helsinky. Di  Guido ricordo le sue  ardite  ascensioni aeree col LAMA per le prime esaltanti riprese sul Pian del Lupo a Chiareggio per la prima televisione locale. Sempre disponibile e attento ai bisogni dell'altro. Un vero amico”. Uomo dal cuore d'oro, Fratta, sempre dedito agli affetti familiari,  alla sua Annamaria e alle sue adorate figlie, Giovanna a cui è stata sempre vicino con grande dedizione, e  Marcella, ora riferimento scolastico provinciale  e assessore alla Cultura del Comune di Sondrio, che  porta con sé il ricordo di un padre amorevole e caro oltre che di un nonno amatissimo da tutti i suoi nipoti che impazzivano letteralmente per le sue meravigliose invenzioni, i suoi racconti di vita. Segno distintivo di grande signorilità per l'intera comunità provinciale  anche come insigne Cavaliere della Repubblica, Fratta lascia un testimone importante da trasmettere alle nuove generazioni. Un patrimonio di stile e di generoso impegno di un eroe quotidiano che ha incarnato pienamente la sua missione di Servitore dello Stato e di Uomo dal senso etico e morale irreprensibile. Una quercia infranta dal fulmine, lì, in cima all'emozione di sentirsi libero viandante in eterno cammino. Le sue radici, però, resteranno segno imperituro del suo passaggio. In cammino. Come sempre. Ancora in volo.

Nello Colombo
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Riportiamo un simpatico aneddoto narrato dal nipote  Gabriele: “Con il nonno si parlava spesso di montagna, vette e ghiacciai della nostra valle che lui aveva esplorato con gli sci, in elicottero, in aliante e a piedi. Mi ha raccontatto più volte di quando era salito al Diavolezza con uno dei primi modelli di sci in plastica e non più in legno. Il nonno ricordava spesso che era bene dotarsi  del miglior equipaggiamento in circolazione. Arrivato in cima al Diavolezza  iniziò la rapida discesa  sul ghiacciaio del Morteratsch. Arrivato all' Isola Persa notò un marcantonio di gendarme  svizzero che sembrava vantarsi della sua velocità. Nel giro di qualche curva il nonno lo superò e lo aspettò qualche centinaio di metri più a valle. Il gendarme irritato sbraitò qualche parola in tedesco e sollevò gli sci del nonno per constatare il materiale di cui erano fatti. Il gendarme si era così spiegato come qualcuno così leggero come il nonno avesse potuto andare più veloce di lui”.

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Nostra nota
Sia consentita un'aggiunta. 18 luglio 1987, ore 20. In Prefettura chi scrive con il capo di gabinetto dr. Fallica e i radioamatori Bonvini e Sala, utilissimi nella notte. Si è scatenato il finimondo, a Tartano con pesante tributo di vite umane tanto da far decidere al grande Zamberletti di lasciare Roma e venire in Valtellina (arriverà con il suo staff alle tre, di notte). Tartano isolato per una frana dopo Campo. Unico supporto l'elicottero che non è certamente sofisticato come gli attuali. Fratta fa avanti e indietro quindi basandosi non sulla tecnologia ma sulla professionalità e sulla passione. Avanti e indietro, l'ultimo volo, quasi buio, non importa se sconsigliato, "lassù c'è bisogno". Un ricordo stampato nella memoria che mi pare giusto portare a conoscenza in primis dei familiari - cui va il nostro cordoglio - ma poi anche dei lettori tutti (a.f.)

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