LE MIE LEGGENDE DI NATALE

Quei momenti irripetibili

Ho promesso e le promesse si mantengono. Ho promesso di cercare delle leggende valtellinesi sul Natale. Purtroppo sono lontana e non ho accesso alla biblioteca locale e nemmeno a quella biblioteca molto più ricca che sono i racconti dei vecchi. Qualcosa ho trovato, ma non propriamente natalizio. Una storia tristissima di una ragazza nobile, che si chiamava Natalina perché nata proprio il 25 dicembre. La povera fanciulla era ossessionata da una predizione fattale da una mendicante, sarebbe morta proprio il giorno del suo compleanno. Vive una bella vicenda d'amore, la fanciulla, ma proprio alla vigilia delle nozze ha un terribile incidente e rimane ferita gravemente. Si sposerà ugualmente, ma morirà poco tempo dopo, il giorno di Natale appunto. Davvero una storia triste.

Secondo un'altra storia, ancora più tragica, pare che, " nella gelida notte di Natale del 1635, la nobiltà valtellinese si trovasse riunita a banchettare presso il castel Masegra, sopra Sondrio. Tra gli illustri invitati il duca di Rohan, comandante delle truppe francesi che avevano occupato la Valle, sedeva al fianco del nobile Giangiacomo Paribelli, eccellente uomo d'armi, che mal sopportava le invasioni nemiche. Si tramanda che, prima di uscire dal palazzo per recarsi al ricevimento, Giangiacomo ebbe uno strano presentimento. Durante il banchetto al Masegra gli venne offerto un calice di vino rosso e, dopo averlo bevuto, stramazzò al suolo ".

Allora mi sono detta che forse le leggende natalizie non sono locali, ma universali e le conosciamo già quasi tutte, perché sono raccontate sotto forme diverse nei libri che regaliamo in questo periodo ai nostri bambini. C'è la leggenda del pettirosso, quella dell'agrifoglio, quella del vischio e quella della rosa di natale. E' bello come le tradizioni popolari arricchiscano i doni che ci offre la natura nel cuore dell'inverno. Quando la natura riposa ecco che siamo rallegrati dalle bacche rosse e dalla vista del piccolo e solitario pettirosso sui davanzali di casa. Da sempre le tradizioni religiose si intrecciano con le credenze popolari, ancora più antiche e legate al susseguirsi delle stagioni. Da sempre e in tutte le culture si celebra con timore e rispetto il solstizio d'inverno, il periodo più cupo e freddo dell'anno. Da sempre si cerca di consolarsi con fiaccole e luci e, non avendo più a disposizione cibi freschi, si consumano pietanze calde e dolci ricchi di frutta secca. Almeno una volta all'anno, in attesa del ritorno della primavera. Ecco che Gesù Bambino nasce nella notte e la notte è illuminata dalla Stella. E allora si sfidano il freddo e il buio con la messa di mezzanotte e i presepi viventi.

Adesso però viviamo nel periodo del troppo - fino a quando? - e le luci delle candele non bastano più. Le luminarie per le strade incominciano già ai morti. Il cinema sforna ogni anno film di Natale, molti, di dubbio gusto. Gesù Bambino non basta più, ecco allora che abbiamo importato Santa Klaus o Babbo Natale, con sacco e renne. Se ne vedono persino a spasso nei nostri giardini o che si arrampicano sulle finestre delle nostre case e se ne stanno lì, aggrappati al muro, chissà fino a quando. Dolci preziosi come la nostra bisciola o le nostre coppette non sono più sufficienti, ed ecco che dobbiamo stare addirittura attenti a non fare indigestione di pandoro e panettoni. Anche i doni devono essere originali e personalizzati, il tormentone del mese è "che cosa posso regalare a..?"

Le decorazioni naturali come le bacche di agrifoglio e pungitopo e il tenero verde del muschio del presepio sono offuscate da ornamenti luccicanti, magari in plastica, magari fatti in Cina, dove non si sa nemmeno cosa sia il Natale. Ma non demonizziamo troppo queste abitudini, sono figlie del nostro tempo, esattamente come noi, che pur criticando il consumismo continuiamo ad affollare i negozi e adornare le nostre case. E adesso che c'è la crisi ci si preoccupa anche di non poter spendere abbastanza, di non sostenere l'economia …

Un'amica qualche anno fa mi ha mandato un bigliettino augurale con la scritta: "Allergica al Natale!". Come l'avevo gradito! Quando si ha lavoro e famiglia infatti, si arriva esausti alla Vigilia, e spesso l'unica cosa che si desidera è una bella dormita. Invece no, partecipa ad almeno due o tre cene sociali, vai dal parrucchiere, prepara biscotti, prepara pranzo, pensa ai regali per gli amici, per i figli, per la suocera, per la cognata, per i nipoti, per la zia che se no si offende, e poi ricambia il dono inaspettato, e manda gli auguri al dottore, al direttore, al professore, al vicino di casa, e dimentichi sempre qualcuno. La festa all'asilo è il giovedì, quella alle scuole elementari è il venerdì. Non si può mancare. E devi preparare anche tu una sorpresa. E le valigie le hai preparate, perché il 26 si parte, o se non parti tu partono i ragazzi che vanno a sciare con lo sci club. Ma all'ultimo momento ecco che arriva l'influenza, se non a te a qualcuno della famiglia. E magari la sera dopo ti arriva anche il mal di stomaco… E poi i chili di troppo…

Ecco perché si ricordano i natali di quando eravamo bambini, in cui l'unica preoccupazione era aspettare che arrivasse la neve, che tornassero i fratelli grandi dal militare, che arrivasse qualche regalino e poi le cose buone che si sarebbero mangiate. Tutte le sere si andava alla novena ed era un crescendo di emozione. I canti in chiesa, l'atmosfera gioiosa, di attesa. I miei fratelli costruivano sempre un presepe molto speciale, col muschio fresco. E io scrivevo una letterina a Gesù Bambino e studiavo a memoria la poesia da dire il giorno di Natale al papà e alla mamma. Il campanello suonava spesso. Amici e conoscenti che facevano gli auguri. E poi la messa di mezzanotte e il pranzo con la tavola tutta scintillante. Ricordo che il pomeriggio del giorno di Natale andavo sempre a vedere i cartoni animati di Walt Disney. Li davano sempre, al cinema Excelsior di Sondrio, e incontravo le mie amiche e chiacchieravamo un sacco. Ma io cosa facevo? Facevo la bambina e mi godevo quei momenti che allora non sapevo essere irripetibili. Quei momenti che sono diventati le mie leggende di Natale.

Cristina Cattaneo

Cristina Cattaneo
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