TRENI SVIZZERA. ANCHE GLI SVIZZERI PIANGONO: TRENINO ROSSO UNESCO OUT, RETICA OUT
Treni, c'è proprio da dire che anche gli svizzeri piangono. Il giorno di ferragosto, dicono le cronache, un locomotore, prossimo ad andare in pensione, saputa questa notizia si è impuntato. Non a Poschiavo, poco distante, ma in quel di Caldera. Si tratta di una stazioncina con due binari per l'incrocio dei convogli, frazione di Poschiavo, che resta grossomodo più in alto sopra San Carlo. E' il versante nel quale la linea prende quota con una serie di tornanti e con una pendenza già notevole per i ciclisti, ovvero del 70 per mille.
Un posto panoramico, quello scelto dal citato locomotore che ha fatto bizze robuste al punto di resistere anche allo sforzo combinato di due motrici intervenute da Poschiavo per il soccorso. Ci sono volute due ore e mezza per venire a capo della situazione.
Fin qui, ad essere onesti, nulla di trascendentale in quanto il guasto è l'ineliminabile compagno di qualsiasi macchina costruita dall'uomo. Prima o poi, e certe volte proprio 'prima', qualcuna delle tante parti che la costituiscono decide di rovinare la giornata a qualcuno e, zac, si ferma o si rompe.
C'è invece dell'altro che meraviglia:
1) Innanzitutto i passeggeri. A bordo, fra gli altri, c'era un nutrito gruppo di bergamaschi i quali si sono lamentati di due cose: l'essere stati lasciati dentro i vagoni al chiuso per tutto questo tempo con i disagi del caso specie per i bambini e l'assenza di qualsivoglia notizia, come se il treno non avesse a bordo tanti viaggiatori.
2) Il silenzio della Retica. Ci si sarebbero attese due cose. Da un lato un sia pur breve comunicato alla stampa con la spiegazione di quel che è successo; dall'altro le scuse ai passeggeri. Dato che vale il detto 'meglio tardi che mai' qualora la società Retica decidesse di dire la sua ovviamente pubblicheremo.
Amarilli