FUTURO SINDACO DI SONDRIO, ISTRUZIONI PER L’USO
- bis - Ripubblichiamo, dato che era stato immesso in rete il giorno 14 u.s., quanto pubblicato tale giorno dal quotidiano “La Provincia di Sondrio” che ha dedicato l’intera pagina 11 – la prima di quelle dedicate alla provincia - al seguente articolo del direttore del nostro giornale Alberto Frizziero:
- Il titolo, a tutta pagina: “FUTURO SINDACO, ISTRUZIONI PER L’USO – Un grande ex, Alberto Frizziero, offre la ricetta dall’alto dell’esperienza acquisita. Un intervento politico, ma senza entrare nei problemi partitici o di schieramento2.
- Il testo:
“PREMESSA
Abbiamo avuto occasione di leggere alcune analisi sulla crisi del Comune di Sondrio, ora commissariato, in vista della prossima scadenza elettorale.
Approfitto anch’io del periodo, non proprio propizio a simili dibattiti e quindi con la probabilità di passare abbastanza inosservato, per alcune valutazioni sulle prospettive.
Un intervento certamente di natura politica ma senza entrare nei problemi partitici o di schieramento. Valutazioni e riflessioni quindi da considerare come incentivo al dibattito e ad ulteriori riflessioni.
L’ammaina bandiera dell’autogoverno con l’interruzione anticipata del mandato e la consegna delle chiavi di Palazzo Pretorio al Commissario Prefettizio dovrebbero rendere avvertiti tutti delle necessità di approfondimento, di studio delle ragioni che hanno portato a tale risultato non per un giudizio storico su quel che c’è alle spalle ma per trarre insegnamenti per il domani. Per quanto mi riguarda, mi sembra corretto non esplicitare eventuali aspetti non positivi di questi quattro anni e invece guardare avanti pur evidentemente tenendo conto che l’esito finale infausto è dipeso non solo dalla questione teleriscaldamento ma da un percorso che fin dall’inizio è stato abbastanza accidentato.
Un intervento, in ogni caso, il mio, non certo convenzionale e abbastanza atipico foglio della mia storia personale di pubblico amministratore. Intervento frutto anche della convinzione che se si vuole dominare le situazioni, specie le più difficili, occorre come si suol dire che vi siano le condizioni necessarie e sufficienti. Nel nostro caso alla condizione necessaria – la conoscenza dei problemi e delle situazioni – occorre abbinare quella sufficiente – diciamo sinteticamente “la fantasia” -.
- D’altronde senza questi ingredienti a suo tempo io non sarei diventato Sindaco non essendoci allora in Consiglio una maggioranza possibile. Sarebbe inevitabilmente arrivato in Comune il Commissario prefettizio. Per cinque anni Sondrio fu addirittura un caso politico nazionale persino discusso nelle sedi romane dei Partiti che però conclusero che il modello non era esportabile. Al di là di questo singolare aspetto conta l’esito. Non ci fu commissariamento, ci furono cinque anni di lavoro intenso e di risultati significativi. A vantaggio di chi se non della cittadinanza?
- D’altronde senza questi ingredienti, - altro esempio -, i soldi del BIM sarebbero rimasti in banca dato che le quattro CC.MM. di Valtellina non riuscivano ad accordarsi per il riparto. La fantasia abbinata ad un approfondimento del problema portò ad inventare una soluzione singolare seppure rigorosa. Alla faccia dell’aritmetica la somma delle percentuali (!) assegnate alle quattro CC.MM. non dava 100 come vuole appunto l’aritmentica ma 102. Intuibili i commenti, financo le battute ma intanto questa soluzione permise di dare risposta alle legittime esigenze di tutti e quattro gli Enti e di andare avanti anni evitando il congelamento delle risorse.
- D’altronde di questi ingredienti già in condizione normale il Comune capoluogo avrebbe avuto bisogno per un colpo d’ala, stante anche le difficoltà che si profilano. A maggior ragione lo avrà dopo un non breve periodo di gestione commissariale.
Vediamo pertanto in questa logica alcuni punti.
1) GOVERNARE O AMMINISTRARE?
Il primo punto è scegliere se si vuol amministrare il Comune o governare la città. La differenza è presto spiegata.
- Amministrare il Comune significa operare nell’ambito delle competenze assegnate con la gestione più oculata possibile, volta anche al domani per gli aspetti di carattere strategico, come ad esempio possono essere gli aspetti pianificatori ma stando dentro questi confini.
- Governare la città significa invece operare oltre quest’ambito, esercitando il ruolo di capoluogo e quindi occupandosi anche di quei problemi che sotto il profilo istituzionale a stretto rigore non prevederebbero per il Comune un ruolo da protagonista o anche solo da co-protagonista.
Nella scuola, per fare un solo esempio e immobili a parte, ci sono state in passato e ci possono essere domani occasioni e persino necessità di intervento. Oggi a maggior ragione vista l’autonomia scolastica concessa ai diversi Istituti.
- La differenza. Per un tuffo nel concreto esaminiamo un caso importante, quello del polo tecnologico e vediamo la differenza fra le due scelte. Amministrando il Comune il compito di Palazzo Pretorio è già concluso con l’approvazione, competenza strettamente comunale, del piano di utilizzo delle aree (anche se, vista la documentazione e ad avviso personale, resta qualche punto interrogativo). Se invece la scelta è quella di governare la città il ruolo del Comune, quello sostanziale, comincia proprio adesso per dare una prospettiva a Sondrio in previsione di tempi non facili. Non facili: la legge sull’utilizzazione dei sottotetti ha attivato interventi edilizi in serie cui si somma la costruzione di molti edifici in varie zone della città senza dimenticare quelli in costruzione nell’area Carini. A parte eventuali difficoltà di mercato, diventa probabile una stasi non breve dell’edilizia. Il commercio si è decentrato e i cartelli “affittasi” che si leggono anche in zone non periferiche sono un brutto segnale. Gli interventi della Legge Valtellina – qui vale per tutta la Valle ma Sondrio è destinata a risentirne – stanno finendo né si profilano albe radiose per il bilancio comunale. Governando la città non ci sono da attendere certo miracoli ma quantomeno si potrebbe cercare, ove possibile, di prevenire e, se ci si riesce, stimolare.
2) GLI ASPETTI ISTITUZIONALI
La riforma degli Enti Locali ha prodotto in genere due novità.
- La prima è stata l’elezione diretta del Sindaco, con la conseguente necessità di autorevolezza. Inoltre Giunta nominata da lui e non più dal Consiglio Comunale e infine maggioranza consiliare certa essendo stata legata al candidato divenuto Sindaco (salvo condizioni particolari di voto elevato).
- La seconda è stata l’attribuzione dei poteri relativi alla gestione ai dirigenti comunali, toccando agli amministratori il compito di dare gli indirizzi. Nella stragrande parte dei Comuni si può dire che la riforma sia rimasta tuttavia una “incompiuta”. Non sono in genere state colte le potenzialità di una novità che aveva introdotto nei Comuni uno schema da Repubblica Presidenziale con il Sindaco nelle cui mani è stato rimesso un grandissimo potere: nomina e revoca di assessori ed altri rappresentanti del Comune gli competono così come l’eventuale decisione, solo sua, di andarsene provocando lo scioglimento del Consiglio e l’anticipo delle elezioni. In particolare non sempre gli amministratori dei vari Comuni usano in maniera appropriata della loro prerogativa di dare gli indirizzi formali ai dirigenti. Un’omissione che è un errore.
- Il Consiglio. Quindi il Consiglio Comunale le cui competenze sono state grandemente ridotte senza che, in genere, siano state utilizzate le grandi potenzialità offerte dalla legge. In genere le sedute consiliari hanno continuato con il solito clichè di pre-riforma.
Un esempio: la serie di interrogazioni che inflaziona le sedute mentre non si pensa invece a sessioni periodiche, magari semestrali, di discussione sull’avanzamento del programma e sull’avanzamento del bilancio che essendo “di competenza” dovrebbe richiedere ad amministratori attenti continue verifiche (non nella sua parte ragionieristica bensì sull’architettura complessiva e quindi sulle politiche di gestione prevenendo gli aggiornamenti delle previsioni senza attendere le scadenze formali).
- La Giunta. Infine la Giunta che non dovrebbe essere sede di discussione politica, anche per le modalità di nomina, la possibilità di assessori esterni e il non ininfluente ruolo degli assessori che, oggi esecutori, non fanno parte del Consiglio Comunale.
- Il leader dell’opposizione. Senza entrare nel dettaglio del lavoro in Commissione va aggiunto il ruolo del candidato alternativo al Sindaco. Mutuando dal modello inglese andrebbe considerato anche questo aspetto. Salvo il caso di elezione al primo turno con una pluralità di candidati, sia nel caso ve ne siano solo due, sia se vi è stato il ballottaggio, la scelta degli elettori si dividerà fra Sindaco e leader dell’opposizione. Leader che, sempre nella logica di volere il bene comune, naturalmente nella chiarezza e nelle divisione di ruoli, sarebbe auspicabile avesse una configurazione statutariamente definita. Soluzione in ogni caso da attuarsi nella pratica per scelta politica qualora anche non vi fosse la formalizzazione.
3) GLI ASPETTI OPERATIVI. IL DIETTORE GENERALE
Per nove anni il Comune di Sondrio ha avuto un Direttore Generale. D’un lato costituiva interfaccia con la struttura ed in particolare con i dirigenti titolari dei poteri di gestione, e dall’altro interfaccia con l’Amministrazione, in particolare con il Sindaco. Non entro in dettagli o in esempi per supportare la convinzione della indispensabilità di questa figura in un Comune come Sondrio. Tengo anche conto dell’obiezione relativa alla spesa. Vacua. Va valutato infatti quanto si spende e quanto si guadagna e non solo in denaro ma anche in efficienza della macchina comunale che si traduce in vantaggi, anche economici, per i cittadini. Cosa che, se si governa la città, va costantemente tenuta presente come da esempio concreto che proponiamo per chiarire. Se c’è da chiudere una strada trafficata per lavori indispensabili: il criterio economico, quello che deve seguire il dirigente responsabile del settore, porta ad un lavoro secondo i metodi tradizionali, nei tempi normali con orari normali e settimana lavorativa di cinque giorni. Amministrando il Comune, guardando al bilancio e alle casse comunali la via è quella normale. Governando la città si impongono la riduzione dei tempi, la dilatazione delle ore lavorative giornaliere, il lavoro anche il sabato e, in talune occasioni, anche di notte. Costa di più, sicuramente ma quanto risparmiano i cittadini evitando giri viziosi, code e via dicendo? Di sicuro molte, molte, molte volte la maggiore spesa sostenuta dal Comune.
Tornando alla figura del Direttore Generale giusto prevedere anche una sua costante presenza alle sedute consiliari con diritto-dovere di intervento.
4) GLI ASPETTI POLITICI (NON PARTITICI)
Veniamo infine agli aspetti politici (non partitici) . Quanto indicato sinora non fa sostanzialmente una grinza, nel senso che si tratta per la maggior parte di elementi nella sostanza non confutabili. Poi risulta evidente che in relazione alle diverse sensibilità, alle opinioni, a legittimi interessi di questo o quel Partito, ci saranno atteggiamenti diversi per cui se ne farà o non se ne farà uso. Non siamo ingenui per cui non dimentichiamo che i disegni strategici e le prospettive complesse – quelle che solitamente consentono obiettivi di maggiore respiro e risultati positivi di lungo periodo – non trovano in genere entusiastica condivisione, anzi spesso trovano mille dissensi per le ragioni talvolta le più strane ed anche irrazionali.
- Il Sindaco. Cominciamo dal Sindaco. Oggi è più facile di un tempo farlo ma con le responsabilità che si ritrova, quelle di cui abbiamo detto in precedenza, chi si candida, per dirla scherzosamente, un po’ di corsi serali dovrebbe pure farli. Vale per tutti gli schieramenti. La candidatura a Sindaco dovrebbe essere molto anticipata e non il frutto di decisioni maturate all’ultimo momento. Se questo anticipo si realizza, la preparazione al voto consente da un lato ai candidati di approfondire le conoscenze, - e ce n’è bisogno per tutti – e, dall’altro, di impegnarsi a fondo sul programma. Per quanto riguarda il primo aspetto cito il caso personale. Sei anni di consigliere con incarichi speciali conferitimi via via dal Sindaco Venosta. Poi cinque anni capogruppo, sempre con lui e con analisi quotidiane di quel che si stava facendo, e contestualmente segretario provinciale della DC, allora maggioranza assoluta. Poi, scelta in zona Cesarini dell’8 maggio quando la scadenza delle liste era il 20 (non era mia intenzione fare il Sindaco, tanto che mi ero candidato, su richiesta, in altro comune ove la DC era all’opposizione permanente e ci sarebbe rimasta anche con me). Sul piano politico l’esperienza acquisita servì, al punto di concludere l’intero mandato con una Giunta monocolore di minoranza. Per il resto, nonostante la non breve esperienza in Comune alle spalle, i primi due o tre mesi furono di notevole impegno per prendere in mano con sicurezza la macchina comunale. E ci volle dell’altro tempo per acquisire l’indispensabile autorevolezza sui tre fronti, interno (struttura), interno (amministratori), esterno.
Il Sindaco di Sondrio inoltre, indipendentemente dalla scelta di cui al primo punto, non può non avere nel suo bagaglio una visione anche approfondita dei principali temi di interesse della provincia. In primis sulla sanità visto che presiede la Conferenza dei Sindaci la cui autorevolezza e la cui incisività dipendono dal taglio che la presidenza dà a simile organismo. E poi su vari fronti, istituzionali e non. Anche a persone di provata esperienza un tempo di preparazione è indispensabile.
-La Giunta. Non è più come prima della Riforma quando gli assessori venivano investiti di rappresentanza politica per via del voto in Consiglio Comunale con i problemi non solo personali ma politico-partitici che qualche volta nascevano. Succedeva talora che qualcuno non superasse il quorum in prima battuta dovendosi dunque procedere a una seconda votazione. Qualche altra volta poteva addirittura essere un solo voto in meno su una persona di punta di questo o quel gruppo consiliare a determinare i problemi di rapporti tra gruppi consiliari e forze politiche. Allora il voto era segreto per cui il/i franco/chi tiratore/i poteva/no essere chiunque. Oggi la Giunta è di nomina del Sindaco che ha la possibilità di revocare gli assessori anche se, scontato, i suoi poteri devono contemperarsi con la voce in capitolo che non può non avere lo schieramento che ha sostenuto il candidato-Sindaco e che deve sostenerne la politica in sede di Consiglio Comunale.
Via obbligata una nascita collegiale, senza veti da entrambe le parti evitando i compromessi e scegliendo la via della sintesi. Saggio definire prima del voto quantomeno i punti fermi della Giunta, almeno un paio di assessori deputati ad occuparsi dei settori-chiave e, in linea di massima, il candidato alla Presidenza del Consiglio Comunale, pedina importantissima se si dovessero finalmente tradursi in concreto le potenzialità del Consiglio oggi quasi inespresse dappertutto, anche nelle città maggiori.
- Il Consiglio Comunale. Capita sovente che il Consiglio sia per i consiglieri di maggioranza sede di ratifica di decisioni già altrove assunte e sede di rimessa per i consiglieri di minoranza. Occasione, per gli uni e gli altri, di frustrazione in quanto prigionieri di uno schema con scarsa possibilità per chiunque di incidere sulle scelte. Sarebbe interesse comune, indipendentemente dalla collocazione in aula consiliare, di alzare il tono, di elevare il dibattito politico, di dare un senso compiuto al quadro istituzionale emerso con la riforma.
Ho sempre sostenuto, anche nelle maggiori sedi fuori provincia, quello che ho enunciato nel mio primo discorso da Sindaco. Dopo aver additato la scritta sull’alto della parete nord della vecchia sala consiliare ( “Concordia parve res crescunt, discordia maxume dilabuntur” ) rivolto ai colleghi consiglieri, un tempo “padri coscritti” chiamati a riunione dal rintocco della campana della torre civica, ho ricordato come tutti e 40 avessimo una cosa in comune. Tutti e 40 eravamo lì, mentre gli amici e gli altri concittadini erano a spasso, al bar, al cinema, a vedere la TV, in poltrona o chissà dove. Noi eravamo lì ad occuparci, della polis, delle cose di tutti. Con, per fortuna, ricette diverse in relazione ai diversi orientamenti il cui confronto, persino quando inespresso, è foriero di positivi risultati per la comunità. Senza confusione di ruoli è interesse di tutti discutere, come si è detto, dell’avanzamento del programma o, come già detto, del bilancio, approfondire i grandi temi, primo fra tutti quello del territorio ma anche altri di interesse sovracomunale, piuttosto che non assistere al rito delle interrogazioni a raffica, ancorché magari su aspetti non trascurabili di vita cittadina o di attività amministrativa. Meno interrogazioni e più mozioni. Meno mozioni “politiche” e più mozioni di contenuto, su problemi concreti trattati in modo compiuto, non escludendo, sia pure solo in talune occasioni e di proposta per temi rilevanti la trasversalità.
- Figure chiave, con il Sindaco non più il dominus del Consiglio come ante-riforma ma in un certo senso “ospite”, sia pure ospite di lusso, il Presidente del Consiglio e il leader dell’opposizione, ad avviso di chi scrive addirittura da istituzionalizzare come figura. In un quinquennio possono arrivare momenti delicati in cui diventa essenziale la riservatezza persino a livello di Giunta, salvo i “punti fermi” di cui si diceva prima, e quindi anche a livello di commissione capigruppo. Doveroso in questi casi renderne partecipe il leader dell’opposizione che trovi il modo, mantenendo la riservatezza, di condizionare i comportamenti dell’opposizione nell’interesse generale. Possibile, e auspicabile, anche l’inverso da leader a Sindaco.
La Presidenza del Consiglio – alle scelte politiche vedere se replicare lo schema parlamentare con almeno una vicepresidenza all’opposizione oppure no – avrebbe il compito di stimolare le potenzialità indicate. Da attività di rimessa a condivisione amministrativa. Se occorre anche predisponendo proposte compiute e articolate, a sede di dibattito politico sui grandi temi. In questo modo, oltre ai risultati, si determinerebbe una crescita culturale e politica degli amministratori indipendentemente dal colore politico.
5) GLI ASPETTI PARTITICI
Nello schema di cui sopra parrebbero rimasti in ombra gli aspetti partitici. Ci sono. Sono essenziali per le elezioni prima e per l’ordinato svolgersi del mandato dopo. Certo, evitando il ripetersi di quello che è successo negli anni scorsi quando appena avviata l’Amministrazione sono nati problemi proprio all’interno del gruppo consigliare dai cui ambienti era sostanzialmente venuto il lancio – in zona Cesarini, una delle concause dei problemi venuti dopo - della candidatura a Sindaco.
- Primo punto la scelta del candidato Sindaco.
- Secondo punto la indicazioni quantomeno dei punti fermi della Giunta.
- Terzo punto l’estensione dettagliata e analitica del programma, via maestra della coalizione che sosterrà il Sindaco oppure della coalizione che si troverà all’opposizione, - che dovrebbe adottare lo schema della “Giunta-ombra” -.
- Quarto punto la saldatura politica tra i livelli cittadini e provinciali dato il ruolo del capoluogo, del suo Sindaco, del suo Presidente del Consiglio Comunale, del suo leader dell’opposizione.
- Quinto punto la stesura di un protocollo che definisca i rapporti, in questo caso solo per la coalizione vincente. La Giunta organo esecutivo e quindi con la minore politicizzazione possibile. Verifiche periodiche a livello dei capigruppo. Su grandi temi o su dissensi di un certo livello intervento delle segreterie politiche. Per le nomine stessa via indicata per la scelta degli assessori.
Il tutto, stando al caso Sondrio, in quest’autunno.
6) INNOVAZIONE
Superfluo dire che la via maestra sarebbe quella dell’innovazione. Abbiamo indicato alcuni aspetti. Ce ne sarebbero altri, in particolare uno, importante, che riguarda il Sindaco e uno, importante che riguarda la Giunta. Ma fanno parte di quelle innovazioni che si fanno e che vengono portate a conoscenza a fatto compiuto. Se si annunciano non se ne fa niente per colpa di quella legge della futurica che recita: “La resistenza al cambiamento”. Il mondo va avanti per chi, con determinazione e fantasia, le resistenze, frequentissime, riesce a superarle e farle superare.
Oggi Sondrio ha bisogno di qualcuno e di schieramenti politici che la pensino in questo modo, che non guardino indietro ma avanti e che agiscano di conseguenza (magari anche che la pensino in maniera del tutto diversa da quanto da me esposto; l’importante diano maggior peso al pensare che non agli schematismi, “giochi politici” compresi).
Alberto Frizziero”