UCT. "ECONOMIA E CONSUMI": ECCO COME USCIRE DALLA CRISI

Grande partecipazione alla Giornata dell'Associato organizzata dall'Unione Commercio e Turismo - Qualificate analisi a confronto per delineare un quadro realistico del fenomeno e indicare le possibili vie d'uscita. Il presidente di Confcommercio Sangall

Sarà una crisi meno acuta di quanto preannunciato, ma più duratura: sarà possibile uscirne agli inizi del 2010; l'Italia, però, dovrà farsi carico di uno sforzo supplementare per eliminare i numerosi fattori di arretratezza che impediscono lo sviluppo del Paese. La realtà valtellinese, più coesa e incline al risparmio, potrà contare su diversi punti di forza. Dati alla mano e analisi a confronto, è questo in estrema sintesi il messaggio emerso dalla Giornata dell'Associato organizzata dall'Unione del Commercio, del Turismo e dei Servizi della provincia di Sondrio.

L'incontro ha avuto luogo nel pomeriggio di ieri, lunedì 19 gennaio, a Sondrio nella sala Martinelli della Camera di Commercio e ha goduto della presenza di autorevoli relatori - il presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli, il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio Mariano Bella, il presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio Paolo Galimberti e il sociologo e direttore del Consorzio A.A.STER Aldo Bonomi - e di un'ampia e qualificata partecipazione (accanto ai numerosi operatori associati, tante autorità del mondo economico e politico-istituzionale).

Dalla Giornata dell'Associato sono emersi molti spunti di riflessione. Aspetto qualificante dell'evento è stata infatti un'analisi attenta e puntuale della crisi in atto: una disamina fortemente voluta dall'Unione per delineare un quadro realistico del fenomeno, epurandolo dagli inutili allarmismi, ma soprattutto per offrire preziosi suggerimenti su come uscire dalla crisi con un atteggiamento positivo e propositivo.

"Desideriamo - ha esordito il presidente dell'Unione MARINO DEL CURTO aprendo i lavori del convegno e spiegandone gli obiettivi, dopo aver presentato gli illustri relatori - parlare soprattutto di prospettive e dare ai nostri imprenditori associati una chiave di lettura di quel che ci aspetta nel breve e medio periodo. Credo che sia imprescindibile compito dell'Unione, quale rappresentante di un'importante parte del tessuto economico locale, guardare e orientare lo sguardo dei nostri associati direttamente in faccia alla realtà con un occhio rivolto anche al futuro. Questo con il fine di superare insieme la crisi in atto e farci trovare pronti nel cogliere le opportunità che si presenteranno quando vi sarà la ripresa".

Analizzando i livelli di competitività dei sistemi economici, fattore determinante nell'attuale economia di mercato, Del Curto si è soffermato in tono volutamente polemico sul "non più giustificato privilegio delle Province e delle Regioni a Statuto Autonomo. Non è più accettabile - ha detto - che le nostre imprese alberghiere, i nostri impianti di risalita, i nostri operatori in genere debbano competere ad armi impari con i colleghi dell'arco alpino insediati in territori a Statuto Speciale".

Il presidente dell'Unione Cts ha infine ricordato i punti di forza del sistema Valtellina: un tessuto di piccole imprese "non contaminato da forti componenti finanziarie", gli "eccellenti istituti bancari provinciali" che non hanno ceduto ai miraggi dell'alta finanza, un contesto che ha reagito con una serie di iniziative - nelle quali l'Unione è parte attiva - a sostegno delle imprese (il cospicuo intervento finanziario promosso da Regione Lombardia, Camera di Commercio e Provincia di Sondrio; l'operazione Confiducia realizzata da Cciaa, Provincia e Associazioni di categoria; lo "Sportello del credito" per la consulenza finanziaria mirata alle imprese e sempre cofinanziata da Cciaa, Provincia e Associazioni).

Un'attenta e documentatissima lettura della crisi in atto è stata offerta del direttore di Centro Studi MARIANO BELLA, da cui è arrivato il monito a distinguere tra cause congiunturali della crisi e cause strutturali. Bella ha insistito sulla necessità di porre rimedio soprattutto alle seconde per far uscire il Paese da una situazione di cronica emergenza, enfatizzata dall'attuale crisi internazionale. "La malattia dell'Italia - ha sottolineato - non ha a che fare con la crisi finanziaria", risiede piuttosto in un "difetto di produttività" a cui concorre una serie di fattori: l'incapacità di coniugare capitale e lavoro, la presenza di una burocrazia lenta, la mancanza di infrastrutture adeguate, un sistema dell'istruzione fortemente inadeguato, il problema della sicurezza e la lentezza della giustizia civile.

Un errore, quindi, secondo Bella concentrarsi solo ed esclusivamente sul momento contingente. "Nel 2007 la Spagna aveva rispetto all'Italia un vantaggio di 20 punti percentuali e non c'era ancora la crisi finanziaria. Per l'Italia, se non verrà posto rimedio a questi fattori di arretratezza, la prospettiva è dunque quella di una stagnazione anche una volta terminata la crisi. Un ulteriore elemento di debolezza strutturale è rappresentato anche dal crescente divario tra Nord e Sud a discapito di quest'ultimo, che sta tra l'altro assistendo a un'ulteriore contrazione dei livelli occupazionali. Un trend, insomma, che potrebbe essere foriero di tensioni sociali, senza contare che "l'economia potrebbe impattare in maniera drammatica anche nel processo di fattibilità del federalismo politico".

"La crisi finanziaria è stata troppo enfatizzata dai media, ma è un fenomeno da cui usciremo con una certa serenità". Più ottimistico lo sguardo del presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio Paolo GALIMBERTI, secondo cui occorre "rilanciare i consumi" e "sostenere le piccole e medie imprese che rappresentano la vera spina dorsale del sistema economico italiano". Galimberti ha insistito sul ruolo propulsore del terziario in Italia e, in particolare, sulle nuove imprese create dai giovani e sulla necessità di non farsi intimorire dall'attuale scenario. "È nei momenti di difficoltà che bisogna investire. Le imprese oggi non si devono tirare indietro, ma devono continuare a fare innovazione di prodotto e di progetto, capire l'importanza di puntare sulla ricerca e di investire in capitale umano, ossia nella formazione".

Ma è l'intero Paese che deve tornare a investire sui giovani, a partire dalla scuola e soprattutto dal sistema universitario, oggi inadeguato e ancora troppo imperniato sulla visione, ormai superata, di un'economia manifatturiera, cosa che spiega il perché i nostri ragazzi non hanno la preparazione necessaria per entrare nel mondo del terziario, che offre invece maggiori opportunità. "Eppure - ha rimarcato Galimberti - nel contesto europeo i giovani italiani sono i maggiori creatori di impresa, quelli che hanno più voglia di fare impresa e lo fanno meglio, nonostante le grandi difficoltà che incontrano nell'accesso al credito".

Il sociologo ALDO BONOMI, direttore del Consorzio A.A.STER, ha aiutato a contestualizzare il fenomeno all'interno della nostra realtà provinciale. "Il compito di chi fa rappresentanza - ha esordito - non è quello di dire che le cose vanno male, tutti siamo in grado di vedere gli elementi negativi, il compito è quello di dire e rischiare di dire come se ne esce, assumendosi la responsabilità di tracciare delle linee di percorso". A partire innanzitutto dai punti di forza, che per la Valtellina sono, secondo Bonomi, il fatto di essere "un'area alpina in cui si vive e si produce meglio che altrove", in cui c'è una percentuale tra le più elevate di case di proprietà, in cui la famiglia è ancora coesa. Ma soprattutto peculiarità del valtellinese è una sorta di "orizzontalità operosa" che lo rende duttile e versatile, pronto a "spostarsi da un settore all'altro quando qualcosa non funziona". Si tratta di un connaturato "vantaggio competitivo". Il punto è dunque saper collocare questa "orizzontalità operosa" all'interno della crisi e trarne giovamento.

A livello globale, gli scenari che ci attendono fanno prevedere una virata verso la "green economy" (una produzione più attenta all'impatto sull'ambiente), una perdita di interesse per "la finanziarizzazione della vita quotidiana" (fenomeno, questo, che ha portato all'indebitamento di molte famiglie), una sorta di "mutazione antropologica che per la prima volta farà incorporare nel concetto di sviluppo e produzione quello di limite". Secondo Bonomi, in Italia abbiamo una grande risorsa che è quella del "capitalismo molecolare e familiare". Il modello a cui guardare è dunque quello di un "capitalismo di territorio che tiene tutto assieme". Nel suo specifico la Valtellina ha un must competitivo in fatto di green economy, a patto però che riesca a realizzare un equilibro tra sviluppo immobiliare e manutenzione del territorio, in una formula "meno capannoni e meno ipermercati e più economia dell'esperienza", ossia rivolta alla valorizzazione della tipicità dei prodotti e della loro qualità. "Mi aspetto - ha concluso Bonomi - che la Valtellina diventi come le Langhe, che sappia trasformarsi in un laboratorio e fare scuola".

L'intervento del Presidente nazionale Sangalli

Molto atteso l'intervento del presidente confederale CARLO SANGALLI, che ha catturato l'attenzione della platea con la sua istrionica capacità oratoria. Da Sangalli sono arrivate parole di elogio per l'Unione della provincia di Sondrio: "Vorrei innanzitutto esprimere - ha detto - un sincero apprezzamento al presidente Del Curto e a tutta la dirigenza per i risultati conseguiti dall'Associazione che, tra tutte le organizzazioni provinciali del nostro sistema associativo, è quella con la maggiore spinta associativa con oltre il 70% di imprese iscritte sul totale provinciale. Un risultato molto positivo che non abbiamo mancato di evidenziare anche nel corso della recente Conferenza di sistema a Sorrento".

Entrando nel merito della congiuntura economica in atto, Sangalli ha ammesso che ci troviamo in presenza di "una bassa crescita" e di "una crisi dei consumi profonda e strutturale". Tuttavia, "non siamo di fronte a fenomeni fortemente depressivi o gravemente recessivi, e questo se da un lato ci lascia immaginare un 2009 meno pesante del previsto, dall'altro determinerà, però, una ripresa più debole e graduale nel 2010. Quella che abbiamo di fronte è, quindi, una crisi con un profilo più simile ad una 'U' che a una 'V', cioè più smussata ma più prolungata".

"Dobbiamo fare della crisi - ha rimarcato Sangalli - un'occasione per preparare un'Italia che cresca di più e meglio, che costruisca più sviluppo e più coesione sociale. Per questo, bisogna proseguire e portare a compimento il cantiere delle riforme. Quelle utili e necessarie per recuperare un divario di crescita di lungo periodo tra l'Italia e gli altri Paesi europei, a partire dal federalismo fiscale e dalla riforma degli ammortizzatori sociali". Tra le misure più urgenti da mettere in campo, la riduzione della pressione fiscale complessiva, il recupero di evasione ed elusione, la formazione continua di qualità, la revisione degli studi di settore.

"Il percorso per rimettere il nostro Paese sulla strada di una crescita più robusta e duratura è ancora lungo e tortuoso. Per questo auspichiamo che si apra una nuova stagione di confronto, non rituale, con il Governo per l'istituzione di una vera e propria cabina di regia per il monitoraggio dell'impatto della crisi e per l'individuazione delle priorità d'intervento".

Paola Gugiatti

Paola Gugiatti
Dalla provincia