“Le mezze verità sui tassi di fuga anche dei medici” (fuga: dai nostri ospedali)
Sulla questione sanitaria, o meglio ospedaliera, interviene Patrizio Del Nero. Riceviamo e pubblichiamo la nota, titolo compreso, da lui diffusa con un nostro commento, a questo punto dovuto:
“Ho letto con interesse su un settimanale locale i dati sui tassi di fuga dagli ospedali della provincia resi noti dall'Azienda Socio-Sanitaria Locale di Sondrio relativi al 2012.
Si constata che negli ultimi 20 anni sono più che raddoppiati essendo nel 1990 il 10% e nel 2012 il 22,7%.
Il tasso di fuga è un indicatore della performance, dell'efficienza di un sistema sanitario e che può coinvolgere più fattori. In termini aziendali rappresenta quanti clienti vengono persi in un anno e per rimanere nel paragone se un direttore perde troppi clienti e fatturato relativo potrebbe essere sostituito.
Il tasso di fuga ad esempio può non essere provocato dalla scarsa professionalità dei medici quando vi sono delle carenze e/o disfunzioni organizzative che non dipendono da loro.
Per onore di verità è quindi opportuno chiarire quali possono essere le motivazioni per gli elevati tassi di fuga nelle branche specialistiche di ortopedia, ostetrica-ginecologia e cardiologia così come segnalate sulla stampa locale.
Per ortopedia tre anni fa si era detto che bisognava ammodernare le sale operatorie di Morbegno e che lo si poteva fare in 6 mesi per cui i tre valenti ortopedici venivano provvisoriamente trasferiti all'ospedale di Sondrio. Ad oggi il progetto è tramontato, le liste di attesa in quel di Sondrio sono aumentate a dismisura per mancanza di sale operatorie e di anestesisti, per cui i malati stanchi di aspettare e di soffrire, sono andati fuori provincia a farsi operare. A Chiavenna pochi anni fa era stato incaricato come direttore un valente professionista il quale non essendogli stato confermato l'incarico essendo stato soppresso il primariato è stato subito nominato primario in un ospedale vicino ma fuori provincia drenando naturalmente i suoi pazienti.
Per ostetricia e ginecologia in questi anni cinque bravi specialisti, stanchi di non essere considerati, hanno abbandonato i nostri ospedali per andare a operare in aree extra-provinciali a noi vicine e essendo stimati sono stati seguiti dai loro pazienti.
Infine per la cardiologia oggi ve n'è solo uno per quattro strutture mentre è noto che fino a pochi anni fa erano operativi quattro primari
Per inciso è bene ricordare che l'ultimo piano organizzativo aziendale ha chiuso quattordici primariati medico-chirurgici, pare sia stato il record nelle aziende ospedaliere lombarde, a fronte di un incremento di tre “primari” amministrativi, come se fosse l'apparato burocratico-amministrativo a curare i pazienti.
Inoltre i pazienti sottoposti ad interventi di cardiochirurgia presso l'ospedale di Lecco o trasferiti in emergenza la più parte non fa ritorno presso le nostre strutture provinciali per la riabilitazione, tra l'altro come previsto dalla convenzione che non viene rispettata. Infine non è stata garantita la reperibilità del servizio di emodinamica nei fine settimana, per mancanza di adeguati e giusti incentivi ai due medici, per cui il responsabile del servizio non è stato confermato, così che il 118 in questi giorni trasferisce i pazienti fuori provincia.
Appare chiaro quindi che anche nel caso della cardiologia la fuga dei pazienti non dipende dalla professionalità degli operatori e quindi non è una scelta libera ma un evidente costrizione.
E' quindi evidente che i tassi dì fuga dei pazienti in queste tre branche specialistiche trova la maggiori motivazioni in scelte strategiche miopi e sbagliate dell'alta dirigenza e da disfunzioni organizzative che esulano dalla responsabilità degli operatori sanitari che lavorano in condizioni sempre più difficili.
E’ dunque questa la organizzazione qualitativa della sanità che vogliamo per una provincia considerata interamente montana e da mantenere?
Nostro commento
La nota di cui sopra non può essere pubblicata sic et simpliciter data la materia che, riguardando la salute, è ovviamente delicata. Una nota, quella di Del Nero, che si inquadra nel dibattito in corso ormai da tempo in provincia su quello che vien chiamato 'tasso di fuga' di pazienti di Valtellina e Valchiavenna verso strutture pubbliche e private di fuori provincia.
Dispiace a molti, e naturalmente anche a noi, vedere molti 'nostri' andare via a farsi curare e non per particolari patologie che qui non possono essere curate. Noi abbiamo raccolto una certa convinzione che l'AOVV non contrasti appieno questo fenomeno; almeno questa è una convinzione diffusa e non solo fra gli addetti ai lavori.
Ci siamo infatti sentiti ripetere un vecchio adagio ma sempre attuale “L'uspedal i la fà i dùtur” . E il discorso sembra calzare per la gestione complessiva dei reparti medici e non solo per Morbegno, spesso alle cronache, ma anche per Chiavenna, Sondrio e Sondalo.
Basti vedere, ci si dice ad esempio, che nel POA (per i lettori: Piano Organizzativo Aziendale) sono stati soppressi ben 14 posti di 'struttura complessa' (ossia Primariati), mentre sono stati istituiti nuovi posti di 'struttura complessa' di area amministrativa. Nella ricostruzione di un quotidiano locale sembrava trasparire, fra le righe, che addebiti possano essere rivolti ai sanitari ma non abbiamo raccolto voci in questo senso. Questo sembrerebbe il senso della lettera di Del Nero in quanto se un personaggio di lungo corso come lui (Sindaco, Comunità Montana, Presidente del Consiglio Provinciale ed altri incarichi), prende carta, penna e calamaio (metaforici) evidentemente significa che c' è sostanza e che il problema esiste. L'auspicio è ovviamente che se ci sono problemi siano adeguatamente risolti. (GdS)