PRESENTATO DAL PROF. COLOMBO “LE SPADE DI DAMOCLE. PAURE E MALATTIE NELLA STORIA” DI GIORGIO COSMACINI

Venerdì 16 marzo presso la Biblioteca Civica Pio Rajna, il prof. Arturo Colombo dell’Università di Pavia ha presentato il volume Le spade di Damocle. Paure e malattie nella storia di Giorgio Cosmacini, presente l’autore, è stato organizzato dall’Associazione Amici della Biblioteca in collaborazione con l’Ordine dei Medici della provincia e con la Biblioteca Civica “Pio Rajna” e con il patrocinio del Comune di Sondrio.

Il prof. Giorgio Cosmacini è medico, radiologo, già primario di radiologia all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, filosofo, storico della medicina. Insegna “Storia della medicina e filosofia della scienza” nell’Università Vita-Salute dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano. Per tanti anni ha insegnato “Teoria e Storia della salute” alla Facoltà di lettere dell’Università Statale di Milano. Autore di numerosi libri di argomento filosofico e storico, ma anche di romanzi autobiografici e di libri gialli, si è dedicato in particolare alla storia della medicina ed oggi è considerato il maggior storico italiano della medicina.

Il libro ripercorre le grandi malattie della storia, dalla peste di Atene del 430 a.C. (descritta da Tucidide, si può considerare il primo flagello epidemico della storiografia medica) alle ultime epidemie di questo inizio di millennio, come la SARS e l’influenza aviaria. È un ampio quadro storico della patologia degli ultimi duemilacinquecento anni, un susseguirsi di malattie e di paure dal mondo classico all’era della globalizzazione planetaria di oggi. Le malattie infettive cambiano: alcune, come il vaiolo, sono state sconfitte definitivamente, altre, ridotte allo stato endemico, sono confinate in alcune regioni dell’Asia , nell’Africa sub-sahariana, nell’America meridionale (colera, peste, tifo petecchiale) e nel mondo occidentale oggi non si muore più di difterite, poliomielite, tubercolosi, malaria, sifilide. Altre infezioni subentrano, nuove e terribili, prodotte da virus o da particelle proteiche, microrganismi sempre più piccoli, sguscianti, imprevedibili: Aids, Bse (malattia della mucca pazza), Ebola, Sars, influenza aviaria. Malattie difficili da curare, quasi sempre mortali, e che le migrazioni e la globalizzazione dell’economia, del lavoro e del turismo portano al rischio di una diffusione mondiale.

Epidemie nuove e antiche paure. La paura appartiene alla storia dell’umanità. La paura della malattia è connaturata nell’uomo. È la paura del dolore fisico, della mutilazione del corpo, degli esiti invalidanti, della morte. L’uomo vive con le spade di Damocle sulla testa, le malattie, il rischio della morte. Fin dalla nascita ci sovrastano: “Nasce l’uomo a fatica ed è rischio di morte il nascimento” cantava il poeta nell’Ottocento. Oggi il parto non è più – se non in casi eccezionali - a rischio di morte né per il nascituro né per la madre. E di ogni malattia la medicina di oggi ha ridotto notevolmente la mortalità. Ma ad ogni malattia ritorna la paura. La paura della malattia è una paura segreta, intima, è un affare privato che rimane nella sfera individuale, ma quando – per contatto - la malattia dell’uomo diventa epidemia, allora la paura assume una dimensione collettiva, appartiene alla psicologia delle folle, è il terrore del contagio, della contaminazione, la paura di essere coinvolto nella strage.

Cosmacini nel suo libro ci parla della grandi paure del passato: la paura della morte fisica ai tempi delle epidemie senza scampo (con altissima mortalità), come la peste; la paura della morte civile, come per la lebbra, “che comportava la segregazione dal mondo dei vivi, incarnava la paura dell’emarginazione, del rigetto dal consorzio civile”; la paura della morte morale, che colpiva i malati di sifilide, paura di una malattia sessuale peccaminosa e vergognosa.

Le nuove epidemie scatenate da microrganismi micidiali, come il virus Ebola, il coronavirus della Sars, il virus H5N1 dell’ influenza aviaria, sono malattie distanti, al momento marginate e circoscritte in lontane regioni, ma l’informazione globale diffonde rapidamente la paura. Riaffiorano i fantasmi, riemergono le paure di sempre, ritornano le immagini di morti collettive catastrofiche, le morti di massa che danno la misura della fragilità dell’essere umano.

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