FOLLIA ABOLIRE LA PROVINCIA, SE NE STANNO ACCORGENDO (QUASI) TUTTI. NON SI FA ANCORA ABBASTANZA. E POI SI VOGLIONO FARE I CONTI SENZA L'OSTE 12.2.10.26
Tutte le forze politiche, economiche, sociali, le Istituzioni, il mondo della cultura condivide la forte preoccupazione per quello che potrebbe succedere - un disastro per la Valle e per i valtellinesi e valchiavennaschi - se si arrivasse veramente alla soppressione, di fatto e poi di diritto, della Provincia. Occorre che questa consapevolezza diffusa nella classe dirigente si traduca in uguale sentimento per tutta la nostra gente.
Abbiamo a suo tempo già pagato un prezzo pesantissimo quando la Comunità Montana unica della Valtellina venne divisa in quattro. Restammo, i fautori del mantenimento, in pochi a cercare di spiegare a quali guai saremmo andati incontro, e quali occasioni ci sarebbe toccato di perdere. Per fare due soli esempi basta vedere lo schifo dei capannoni eretti a fianco della SS 38 (sarebbe stato diverso con il Piano redatto dalla C.M. Unica!) o la desolante situazione della SS. 38 che, grazie alla C.M. Unica, aveva visto la realizzazione dei due primi lotti a tempo di strarecord con, allora, la prospettiva di continuare. La lezione dovrebbe servire, non solo per la Provincia ma anche per il BIM.
Provincia senza alternative
Se si vuole avere prospettive di successo bisogna dimenticare ipotesi e proposte di ingegneria istituzionale. La Provincia ha un senso preciso se parliamo di mantenimento tal quale, seppure con possibilità di rivisitazione di competenze, funzioni, ambito istituzionale di riferimento. Non ci sono alternative. Sempre che, tutto questo, avvenga in un contesto di riassetto istituzionale che ha due punti centrali.
== Da un lato le 15 città metropolitane. Le dieci scelte dal Parlamento sono Bari (31 Comuni) Bologna (60) Firenze (73) Genova (41) Milano Napoli Torino Reggio Calabria Roma Venezia (5)) a cui si sono aggiunte quelle scelte dalle Regioni a Statuto Speciale: Catania (21), Messina (51) e Palermo (27) (Sicilia), Cagliari (Sardegna), Trieste (Friuli). Le città che non hanno le indicazioni dei Comuni non sono ancora state definite. Entro il 31 maggio il Governo dovrebbe avere varato i necessari Decreti Legislativi ma, nonostante che questo sia il vero settore dei risparmi, consistenti, di spesa, a maggio questi Decreti non ci saranno.
== Dall'altro lato accorpamenti di Province contermini con alcuni casi clamorosi. Non si possono fare cose di questo genere in poche settimane. In tempo breve le decisioni politiche e l'avvio di quelle di carattere operativo. Realisticamente farcela in un bienno sarebbe un risultato clamoroso. Bene se ci volesse un triennio.
Iniziative in corso
Sono in corso diverse iniziative per raccogliere le firme di adesione alla petizione del Presidente e dei consiglieri della Provincia. Non bastano, a nostro sommesso avviso e in altra nota vedremo di sottolineare alcuni suggerimenti.
Dibattito
Ci sono in giro posizioni diverse sostanzialmente riconducibili ai quesiti del 'dopo'. In altri termini e semplificando il discorso: va bene tenere la Provincia ma cosa ne facciamo del resto, CC.MM. E BIM in primis?
Vale la pena di puntualizzare.
- Primo punto: vorremmo si ricordasse che non siamo noi a decidere, ma altri soggetti
- Secondo punto. Le Comunità Montane resteranno nella misura in cui le Regioni le vorranno tenere e le finanzieranno perchè lo Stato le ha di fatto scaricate. Se le nostre hanno pochi, comunque meno, problemi rispetto alle altre é solo perchè in Valtellina ci sono cospicui fondi BIM.
- Terzo punto. Ancora filosofare sul BIM. Quando se ne occupò il Consiglio Comunale di Sondrio chi scrive intervenne predisponendo un documentato dossier che ottenne qualificati e documentati consensi anche in sede nazionale. Il BIM, rebus sic stantibus, cessa e si scioglie unicamente se lo vogliono i Comuni soci secondo la maggioranza prevista. Così avvenisse sarebbe un suicidio bello e buono, una gravissima assunzione di responsabilità nei confronti della nostra gente. Nemmeno una legge nazionale potrebbe resistere alle censure di incostituzionalità salvo l'improbabilissimo caso che la Corte Costituzionale tornasse sui suoi passi cambiando opinione rispetto a sue precedenti sentenze
- Resta il quarto ed ultimo punto: che fare se a Roma prevalesse la logica, e la lettera, di ben precisi uffici studi forse adatti al lavoro a tavolino ma assai lacunosi quanto ad esperienza pratica. Una parte di risposta l'abbiamo data. L'altra l'abbiamo in cassaforte.
Per intanto si firmi e si faccia firmare.
Alberto Frizziero