“La festa dell’Amore”. Auguri Lions
(Nello Colombo) Lions Club riuniti al Ristorante “Campelli di Albosaggia” per la tradizionale Festa degli Auguri natalizi. Dopo i saluti di rito di Ornella Moroni, di Riccardo Bonaiti e Adele Santaniello, rispettivamente presidenti dei Club “Host”, “Masegra” e “Satellite di Montagna in Valtellina Grumello”, è toccato al past governatore distrettuale Norberto Gualteroni introdurre l’intervento del socio onorario Giuseppe Mario Scalia, già Prefetto di Sondrio, improntato ad una spiritualità genuina che conquista. “Dicembre porta l’inverno, con una ventata di freddo, gelo e nebbia. In montagna uomini ed animali, dopo tanti mesi di fatica, lasciano la terra, e, quasi rispettandone il riposo, si ritirano nel tepore accogliente delle case, vivendo come in un dolce isolamento al calore del fuoco e degli affetti”. E’ stato questo l’affresco poetico di Scalia che ha rievocato antichi Natali che riportano ai sospirati incantesimi di momenti fiabeschi legati ad una fanciullezza fatta di semplicità e purezza di cuore: quelli “della Messa della Mezzanotte allietata dal suono delle ciaramelle, dalla meraviglia degli alberi addobbati a festa scintillanti di luci, dal fascino ovattato della neve e delle delicatissime trine tessute dalla brina che ingemma ogni cosa stendendo il suo luccicante velo di cristallo”. L’intervento dell’ex prefetto sondriese si è chiuso poi sui versi della toccante lirica di Rodari dedicata al Capodanno che narra di desideri innocenti richiamati da un immaginifico fiore di pesco fiorito sui cipressi all’ombra della morte, e dalla convivenza amorevole tra gatti e cani, andando oltre ogni logica di sopraffazione, nel segno della vicinanza serena. Un dono prezioso nel suo messaggio augurale materializzato nella Medaglia Miracolosa di Suor Caterina Labourè nei secoli testimone di una incessante fioritura di prodigi. Un’intimità preziosa, quasi familiare, quella lionistica che ha reso omaggio poi al decano Fernando Andreassi giunto al suo novantesimo genetliaco. E, dopo il momento conviviale, quello della musica che tesse armonia rallegrando lo spirito: quella di un veterano dal grande cuore dell’epopea d’oro degli anni ‘60/’80 come Mario Tessuto, inestricabilmente legato alla sua dolcissima “Lisa dagli occhi blu”. Stessi occhi magnetici, la sua voglia sincera e appassionata di parlare alla gente in punta di emozione. Non certo l’immagine nostalgica di una giovinezza scolpita nel marmo del ricordo, ma quella evocativa del sogno che si rinnova sull’onda di melodie immortali come “L’immensità” di Don Backy, “Chitarra suona più piano” di Nicola di Bari, di “Vagabondo” dei Nomadi cantata un sol coro da tutti i presenti. Poi l’irruzione disarmante e infinitamente emozionale di Donatella, la dolce, ramata consorte di Tessuto, il suo amore fanciullo che segue il suo timido “orsetto bruno” da quando aveva 13 anni: è lei la sua “Lisa dagli occhi blu della classe II B” che canta la loro “Storia senza tempo” che invita alla gioia del sereno oltre le piogge della vita, inneggiando infine a “Tous les garçons et les filles” che, mano nella mano, se ne vanno piano piano, se ne vanno per le strade a parlar dell'amore. Un vero manifesto di una generazione innamorata dell’amore. Lo stesso che si è sentito respirare nell’aria di una festa natalizia in cui la parola “amore” si è coniugata col sorriso di una dolcissima fanciulla rapita dal fascino di melodie immortali che hanno respirato dei ricordi di altre generazioni dai capelli canuti.