TEATRO A SONDRIO. "LA TRAGEDIA SI VESTE DI ROSSO SANGUE" - PAMELA VILLORESI AL TOP 12.3.10.27
Una superba e indimenticabile Pamela Villoresi su tutti, al teatro "Don Chiari" di Sondrio, esaurito in ogni ordine di posti per una "Medea" di Euripide tra i più grandi spettacoli della Rassegna Teatro del Comune. Quello che più ha stupito è stata la presenta foltissima di studenti che, dopo averlo studiato sui banchi di scuola, sono venuti a venuti a vivere il terribile e sconcertante dramma di Medea, una donna lacerata nei propri affetti che, in apparenza, per bieca rivalsa nei confronti del marito fedifrago, sacrifica la carne della sua stessa carne mentre una melopea straziante in lingua ebraica scandisce gli orrori dell'abisso. Il rosso purpureo di un purissimo sangue della veste della Villoresi, in forma smagliante, in scena per l'intera tragedia euripidea, ha evocato sin dai prodromi del dramma l'estremo ed insano gesto di una vestale di morte che immola i suoi figli, non per capriccio, però, né per sdegno o crudele rivalsa, e neppure perché vittima delle proprie pulsioni, di una passionalità ferita, come tanti hanno interpretato il suo gesto. Ma nella sua follia omicida, Medea riscatta la dignità di una donna marcata a fuoco da un tradimento perpetrato per puro arrivismo maschile da un Giasone imbelle che con scelte di comodo non esita a sposare la figlia del re Creonte. Terribile. Una madre che uccide i propri figli, come ancora oggi. Materiale per esperti criminologi, prima che per svezzati psichiatri, per cogliere, se possibile anticipatamente, tutti i sintomi di una sindrome dissociativa, di personalità scissa, "borderline", caratterizzata dalla Villoresi con un'angoscia e un dolore incommensurabili che, come lei stessa ha raccontato nell'incontro pomeridiano con gli studenti del Liceo Classico e Scientifico cittadini alla biblioteca Pio Rajna, la lascia stremata per giorni. La furia selvaggia della "leonessa" che ruggisce di dolore, la sapiente, esperta conoscitrice delle erbe malefiche, la donna forte e dignitosa che reclama il suo diritto di esistere, si scontra contro la stolida mentalità dell'antica Grecia che riservava alle donne il solo ruolo di ricettacolo del seme maschile per generare. I numerosi studenti che hanno partecipato all'incontro con il regista Maurizio Panici, Pamela Villoresi, David Sebasti e la corifea Evelina Meghnagi alla biblioteca "Pio Rajna" hanno posto grandi quesiti sulla tragedia di Euripide, ma anche piccole grandi curiosità sull'allestimento di uno spettacolo teatrale. "Medea è una tragedia dei giorni nostri! Purtroppo in un rapporto coniugale finito i figli sono spesso merce di scambio o di rivalsa.", ha detto la Villoresi, sorretta da David Sebasti, magnifico Giasone, borioso e arrivista, guerriero sul viale del tramonto in cerca di "accasamento". Venefica la domanda sulle sensazioni dietro le quinte e quelle in scena a cui ha risposto il regista Panici. "Grande concentrazione dietro le quinte, ma senza struggersi per la tensione prima dell'entrata in scena, come accadeva nei miei primi anni di recitazione - rivela il regista attento e scrupoloso che lascia molto spazio ai suoi attori che "sono come straordinari strumenti che vibrano su una partitura d'autore, oppure ottimi ingredienti per realizzare vere prelibatezze culinarie". Una grande lezione di teatro sullo sfondo della spietata tragedia di una donna che reclama il suo diritto di genitrice e decide del proprio destino. Uno scandalo per i suoi tempi. Soltanto?
Nello Colombo