09 10 10 ANCORA SUL TAGLIO DEL CEDRO DI PIAZZA CAMPELLO

La parola ai favorevoli e la nostra replica

L'altra voce

Sul "cedro in Piazza" di cui ci siamo occupati c'è anche chi la pensa diversamente per cui è giusto dare spazio anche ai favorevoli al taglio e dissenzienti su quanto da noi scritto.

"Con tutto il rispetto per la storia" ci si dice, "conservare una pianta che una perizia ha definito potenzialmente pericolosa (caduta rami) anche per i danneggiamenti subiti in passato (alla faccia della storia), sembra un atteggiamento poco ragionevole.

Meglio sarebbe considerare il valore aggiunto di un progetto di sistemazione complessiva della piazza che prevede l'impianto di 7 (al posto di 1) nuovi alberi che racconteranno una nuova storia. Ma non solo alberi perchè il progetto non vuole creare solo "una specie di area da picnic" (definizione stupida), ma dare un senso a tutta la piazza, ma ricreando un sagrato della chiesa e caratterizzando lo spazio dell'aiuola con sculture, fontana e momento di incontro e sosta".

La nostra voce

Premetto che non c'è solo la questione 'via una pianta ne arrivano sette', perché quelle che arrivano non hanno il bagaglio di sentimenti dell'altra così come richiamato nel mio articolo su "Il Giorno" e su questo giornale.

Anche i favorevoli al taglio convengono sul fatto che "non vi è stato ancora un momento di illustrazione diffusa del progetto visto in commissione solo in bozza)".

In Piazza Garibaldi era diventato un problema ideologico lo spostamento o meno del monumento. Ha vinto il NO con tanto di avallo della Soprintendenza. Quando si innova la resistenza al cambiamento è scontata e spesso - così come è successo per Garibaldi - non si va a vedere come si cambia, per valutare se ne vale o meno la pena. No, si ragiona in genere con il fegato. E così vinta la battaglia i conservatori si sono placati e chi doveva a quel punto decidere eventuali alternative non ci ha pensato per nulla arrivando al vuoto eretto a sistema con il monumento dentro, vincente l'idiosincrasia per quelle simpatiche aiuole che avrebbero rotto il grigiore uniforme della piazza, forzatamente grigliata.

L'Amministrazione con questo precedente dovrebbe fare qualche riflessione.

Tagliare la pianta, come illustrato, offende i sentimenti, la memoria di cosa quel cedro ha rappresentato per alcune generazioni, non ovviamente per le ultime (comprese quelle da cui proviene la maggior parte dei consiglieri comunali), ma nella critica, mia e di tanti altri, al taglio non ha prevalso il fegato. Non si è trattato e non si tratta di una opposizione 'ideologica', tanto è vero che fra quello che ho scritto c'era anche l'ipotesi di evitare il taglio qualora il Comune, come probabilmente sarà, avesse insistito nella sua fitoclastia. Ipotesi fattibile: quella di quantomeno estirparlo e ripiantarlo altrove, magari in un posto significativo.

In altri termini lo stesso discorso di sempre: si cambia se ne vale la pena. Ma per sapere se ne vale la pena occorre informare. Il Comune ha un bollettino che manda a casa di tutti. Perché non lo si usa per informare i cittadini, per aprire discussioni, per favorire dibattiti, magari anche sul negletto PGT, fermo ovviamente restando che poi le scelte competono a chi il suffragio popolare ha spedito a Palazzo Pretorio?

Qualcuno, lontano dalle posizioni politiche, ha avanzato l'ipotesi che si abbia paura a portare i temi urbanistici alla pubblica discussione. Tempo fa, discutendone, lo avevo escluso. Ora sta venendo il dubbio…

Questo a parte, sta comunque davanti a noi una sconcertante debolezza strategica. Sarebbe necessario avere il quadro e poi da quello scendere a cascata. Per fare un esempio l'idea del pattinaggio in Piazza Garibaldi è una buona idea ma le soluzioni si danno sempre con colpi estemporanei. Garibaldi si o no, aiuole si o no, Martinengo riempito di risc, Piazza Campello in fieri. Eccetera.

C'era un'occasione d'oro (magari anche, oltre al resto, con la splendida idea, fattibile, della Galleria Stefanelli in Corso Italia, argomento di cui mai nessuno in Comune ha discusso), non la si è colta.

Peccato.

Prima si discute, poi si fa, non viceversa

L'ultimo invito che riceviamo: "Aspettiamo a criticare e a difendere per principio le piante anche se non in buona salute e potenzialmente pericolose, (e poi l'aiuola è brutta e inutile)".

Rispondiamo.

Le discussioni si fanno prima di intervenire.

Qualche volta in questo modo si riesce a fare le cose meglio.

Discutere dopo serve solo a rognare, senza costrutto, qualsiasi sia stata la soluzione.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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