“La Valtellina ha paura dell’orso M25. E’ ragionevole?” SI
Il JOURNAL pubblica un articolo dal titolo “La Valtellina ha paura dell’orso M25. E’ ragionevole?” E pubblica il numero dei morti annuali secondo la classifica degli animali più pericolosi: 10 squalo e lupo, 100 leone ed elefante, 500 ippopotamo, 1000 coccodrillo, 2000 tenia, 2500 ascaridi, 10.000 chiocciole acquatiche (distomatosi), reduvidi (malattia di Chagas) e la mosca tse tse (malattia del sonno), 25.000 cane (rabbia), 50.000 serpente, 475.000 uomo, 725.000 zanzara (malaria, dengue ecc.). Suggestiva ma non dimentichiamo la logica statistica di Trilussa secondo la quale se A mangia due polli e B zero, statisticamente ne hanno mangiato uno per uno.
Erich Maria Remarque ha titolato il suo capolavoro con il bollettino del Comando tedesco in quel giorno di prima guerra mondiale. “All'ovest niente di nuovo” in quanto quel giorno avevano taciuto le armi al fronte. Avrebbero dovuto essere tutti contenti. No, non tutti. Non poteva esserle Paul Bäumer che giaceva bocconi, riverso su quel terreno in cui, su tutto il fronte, era stato sparato un solo colpo. Le macrovisioni non sempre si conciliano con la realtà quotidiana Dieci all'anno le vittime dell'orso? Una probabilità quasi infinitesima, vero. Noi però abbiamo quasi 100.000 ettari di bosco. Abbiamo 700 nuclei d'estate o abitati o frequentati. L'asina sbranata non era alle alte quote. Supponiamo lo incontrino bambini o comunque persone che vanno nel panico più incontrollato, quali le reazioni del plantigrado? E comunque quali le conseguenze per le persone dello shock subito?
Ricordiamo l'esperienza di M13, abbattuto dagli svizzeri con questa motivazione: “Nell’autunno e dopo il letargo il plantigrado era ormai diventato un pericolo per la sicurezza delle persone, si era infatti spinto sovente fino nei centri abitati alla ricerca di cibo, aveva inseguito delle persone durante il giorno e non mostrava più alcun timore nonostante le ripetute azioni di dissuasione. Nell’autunno e dopo il letargo il plantigrado era ormai diventato un pericolo per la sicurezza delle persone, si era infatti spinto sovente fino nei centri abitati alla ricerca di cibo, aveva inseguito delle persone durante il giorno e non mostrava più alcun timore nonostante le ripetute azioni di dissuasione. L’abbattimento è stato eseguito conformemente alla Strategia Orso Svizzera”. Non era servito attaccargli il radiocollare per controllarne la posizione. Due volte messo e due volte lui se l'era tolto.
Non vogliamo che M25 faccia la fine del suo predecessore ma è molto comodo pontificare da Milano piuttosto che non da Cernusco o Orzinuovi, da parte di chi cioè di rischi, per pochi che possano essere, non ne corre. Così come è stato comodo a qualcuno importare i cinghiali che ne stanno combinando di tutti i colori e che, in un incontro fortuito, specie poi se si tratta di una cinghialessa con i piccoli, non lasciano tranquillo il malcapitato che se li trova di fronte.
A Grosio hanno fatto l'incontro dedicato all'orso di cui avevamo dato il preannuncio. Emerge, volere o no, che la gente, o comunque molti, non si fida. Almeno sapere dove sia è richiesta irrinunciabile. E se l'orso si strappa il radiocollare trovino qualche marchingegno che la biotecnologia è oggi in grado di fornire. Saputo dov'è in tempo reale in quella zona chi vuol andarci sa del rischio e sta attento oppure, meglio, va spasso da un'altra parte. O così oppure va a finire come M13, salvo che si riuscisse a ripetere l'esperienza riportata dal Corriere della Sera del 18 marzo 1914 quando dalle parti del Corno Stella i signori Todeschini e Mariucci riuscirono a catturare l'ultimo cucciolo trasferito al Giardino Zoologico di Milano. Ricordando magari una più recente esperienza, quella dell'Orso Ben di Chiuro sopravvissuto nella calamità del 1987 quando la sua gabbia sulla sponda del Valfontana si riempì talmente di materiale da costringerlo contro il soffitto a mo' di tappeto restando qualche giorno in questa posizione finchè arrivarono i soccorsi.
GdS