"IL BALBIANO. UN PALAZZO A OSSUCCIO" 12.4.10.A..56

Sabato 21 aprile a Lenno la presentazione del volume di Cristian Copes e Guido Scaramellini. I due valchiavennaschi hanno svelato i segreti di un'antica villa sul lago di Como

Sabato 21 aprile, con inizio alle ore 17, presso la Sala della Biblioteca Vittorio Antonini in via Soccorso a Lenno, si terrà la presentazione del volume "Il Balbiano. Un palazzo a Ossuccio", scritto dall'architetto Cristian Copes di Gordona e dallo storico chiavennasco Guido Scaramellini. A Sondrio sarà giovedì 17 maggio 2012, con inizio alle ore 17.30, nella Sala dei Balli di Palazzo Sertoli (Credito Valtellinese).

Tra il Dosso di Lavedo e l'Isola Comacina, il palazzo Balbiano di Ossuccio e una delle dimore signorili più antiche del lago di Como, sorto sulle "magnifiche rovine" descritte nel 1537 dal medico e umanista Paolo Giovio; resti e preziose testimonianze di una villa che era stata danneggiata dall'irruenza del torrente Perlana e fu una delle residenze degli avi paterni del Giovio, tra i più brillanti pensatori aristotelici della prima metà del Cinquecento.

Un secolo dopo fu l'abate Marco Gallio a commissionare la ricostruzione dell'edificio, le cui facciate principali sono arricchite da eleganti portali in bugnato. Egli fece anche sistemare i giardini circostanti, in una proprietà lungo la riva del Lario dove prosperavano ulivi e aranci che, tra il 1596 e il 1607, era appartenuta al nipote, omonimo, del celebre cardinale Tolomeo Gallio, segretario di Stato di Papa Gregorio XIII e fondatore del collegio Gallio di Como.

Le sale del palazzo sono impreziosite dagli stucchi di Agostino Silva del 1664 e da affreschi di artisti ticinesi e lombardi, tra cui quelli tardo-seicenteschi dei Recchi di Borgovico e i dipinti realizzati verso la fine del XVIII secolo da Giovan Antonio Torricelli, Giuseppe Porro e dai quadraturisti Brenni. In particolare, questi ultimi si ispirarono al trattato sulla rappresentazione in prospettiva del noto architetto bolognese Ferdinando Galli Bibiena.

Nel 1787 la dimora fu venduta dal conte Giovan Battista Giovio, che nove anni prima l'aveva acquistata dai Gallio, al cardinale e mecenate Angelo Maria Durini, feudatario della contea di Monza. Costui ampliò ulteriormente la tenuta, in cui furono ospiti personaggi illustri, tra i quali il poeta Giuseppe Parini. Morto il cardinale nel 1796 e passato a diversi proprietari, nel 1872 il palazzo fu acquistato da Gustav Salomon Gessner, imprenditore originario di Zurigo trasferitosi a Milano.

I Gessner impiantarono a Balbiano due filande e nel 1962 cedettero la dimora all'ingegnere bavarese Hermann Hartlaub, che fece restaurare l'edificio e ricollocare due aquile in granito lungo il parapetto verso il lago. Vent'anni dopo la proprietà passò all'industriale tessile comasco Michele Canepa, proprietario del setificio Taroni di Grandate, il quale dedicò particolare cura per i giardini, dove due siepi di leccio enfatizzano il suggestivo asse prospettico tra l'ingresso seicentesco a doppia esedra e il palazzo in stile rinascimentale.

Pochi anni fa l'edificio voleva acquistarlo Silvio Berlusconi, ma, all'epoca, il signor Canepa non volle privarsene. Ciò fino all'agosto dello scorso anno, quando, in cambio di 38 milioni di euro, il palazzo è passato a una ricca ereditiera russa.

Il volume è corredato da splendide immagini scattate dai fotografi Enzo Pifferi e Maximilian Canepa, mentre l'impaginazione e il progetto grafico si devono a Flavio Guberti della Break Point di Cosio Valtellino. Oltre alla presentazione di Lenno, grazie alla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese nel mese di maggio il volume sarà presentato a Sondrio, nell'incantevole cornice della Sala dei balli di palazzo Sertoli. Un'altra presentazione si terrà in settembre a Como.

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