) SIMONA SCHIANTARELLI MAZZA, IL PRIMO SINDACO-DONNA NEL COMUNE DI TRESIVIO. INTERVISTA PER "DONNE DI VALTELLINA" - LE VOGLIAMO CONOSCERE E FARLE CONOSCERE 12.6.20.1 - 12.7.10.11)

"Donne di Valtellina, tema stimolante al di là di conformisti e stucchevoli dibattiti sociologici, spesso ideologici. Interessante invece in concreto evidenziare, attraverso le protagoniste, l'apporto delle donne alle nostre comunità di Valtellina e Valchiavenna.

1) Come valuti questa iniziativa?

1. Valuto positivamente l'iniziativa di dar voce alle donne, specie quando si lega a quel "Costruire la Pace: la donna è protagonista", che tu richiami in apertura.

Mi ha ricordato la stupenda "Lettera ai Vescovi" di alcuni anni fa, in cui l'allora Cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto sedicesimo, affrontava il tema del ruolo della donna in questo nuovo millennio. Anche il pensiero laico, non solo la cultura cattolica, sta riconoscendo il mondo femminile come il pilastro fondamentale di un'umanità che deve ritrovare il senso del suo vivere.

Siamo lontani dalla semina ideologica del femminismo vetero-sessantottino, quello che sbandiera il diritto della donna a conquistare l'uguaglianza con il maschio, o a farsi assicurare fette di "quote rosa" nell'occupazione dei posti di potere. Per fortuna ce lo stiamo lasciando alle spalle, stiamo rendendoci conto che altre sono le sfide da affrontare, più alte e più urgenti: attingere ad un nuovo sentire, che , senza stravolgere la natura e le diversità tra mondo maschile e mondo femminile, costruisca una complementarietà di sinergie da opporre al dominio dell'avere, che sta uccidendo le nostre aspirazioni ad un'esistenza piena e serena.

2) Le protagoniste che stiamo coinvolgendo hanno o hanno avuto ruoli importanti. Nello svolgimento di tali ruoli avete incontrato difficoltà - e in tal caso quali - legate al fatto che fosse una donna e non un uomo a svolgerli?

3). E' abbastanza diffusa l'opinione che qualsiasi attività risulti più impegnativa (famiglia, figli, casa… ) per una donna rispetto all'uomo. E' così? In quale misura? E se questa è la diagnosi quale può essere la terapia?

2. e 3. Tu mi stai intervistando come ex donna-sindaco, la seconda (credo ) nella storia della Valtellina, espressione di un'amministrazione socialcomunista ( 1985-1990 ) e ti starai chiedendo se le mie precedenti considerazioni siano l'esito di un viaggio a Lourdes ….!? No. In realtà ciascuno di noi si è reso consapevole, nel tempo, che non è bastato vincere le sfide del fare ( che per altro lasciano ancora aperte molte falle ), se per strada abbiamo perso la visione complessiva dei nostri bisogni di individui e di cittadini. E per altro, come tu potrai ricordare, io fin da allora non vestivo i panni della femminista, non sentivo di dover riscattare uno stato di "minorità", così come non lo sento oggi. Già allora ci si rendeva conto che le donne socialmente impegnate non trovavano nell'esercizio della loro funzione tante difficoltà in più rispetto alle donne che facevano le casalinghe. Anzi, il lavoro veramente difficile, quello in cui dobbiamo mettere più in discussione le nostre qualità, oggi come ieri, è quello di cercare di essere buona moglie e buona madre.

Il che, naturalmente, non significa che ci si debba "chiudere" tra le mura di casa.

E vengo alla mia esperienza di sindaco: è vero che mi trovai un notevole surplus di lavoro, poichè dovevo dividere il mio tempo tra la mia famiglia, l'insegnamento e il Comune . Certamente dormivo meno ore e non avevo tempo per il parrucchiere (imparai ad arrangiarmi da sola) ma, con tutto ciò, ero ripagata dalla consapevolezza di fare una cosa utile per la mia comunità, e , di riflesso, per le persone che amavo. Non credo di aver tolto nulla ai miei figli o a mio marito (anzi ) e neppure di essermi risparmiata nel cercare di fare il bene di Tresivio. Naturalmente avevo imparato a portarmi dietro l'agenda, su cui riportavo gli appuntamenti (incombenze istituzionali, "accompagnamenti" dei figli a scuola, in palestra, a lezione di pianoforte, in piscina, consigli di classe…) e, ciò nonostante, una volta mi rintracciarono all'Iperal perché dovevo celebrare un matrimonio che avevo dimenticato di annotare….!).

Complessivamente mi pare di poter affermare che l'essere donna non mi ha penalizzato, ma mi ha portato dei vantaggi.

4) Con riferimento alla domanda precedente, in termini generali e non personali, ritenete che l'uomo in casa, visto che progresso vi è stato al riguardo, dia un soddisfacente apporto?

4. Su una difficoltà maggiore, per noi donne, di conciliare le diverse "doverosità", devo ammettere che raramente ci viene incontro la disponibilità dei mariti, e qui parlo a titolo personale: il Dino mi è stato di grande aiuto nel mettere in luce le carenze sotto il profilo urbanistico e ambientale del comprensorio su cui mi toccava lavorare, così come nei contatti con la Regione e coi Ministeri a Roma…., ma per principio si tenne fuori dai miei problemi a Tresivio e dalle posizioni che andavo assumendo.

Quanto alle collaborazioni in casa e coi figli, non si è mai messo nel conto che lui potesse sostituirmi: lui c'era nella semina dei principi e nella direzione dei "fondamentali". Questo era importante, senza contare che nelle faccende domestiche è sempre stato maldestro…

Fuori dalla mia esperienza, e calandomi nel mondo di oggi, vedo una sostanziale parità nella divisione dei compiti tra marito e moglie… E' una conquista, certamente, ma non so con quanto effettivo, reciproco beneficio. A volte mi disturba notare un eccesso di matriarcato nelle decisioni che si prendono in famiglia (non nella mia), c'è un marito troppo "donno" e una moglie che non porta volentieri la gonna (a meno che non sia una minigonna….).

5) Che la società sia profondamente cambiata nel giro di non molti anni è un fatto. Come valuta questo cambiamento, quali le cose positive, quali quelle negative?

6) Vediamo la nostra di società, di Valtellina e Valchiavenna. Dal suo osservatorio, sulla base dell'esperienza fatta, come ne giudica la situazione attuale. Quale, eventualmente, futuro intravede?

7) Al Governo ci sono diverse donne, come Ministro e come Sottosegretario. Prescindendo ovviamente da valutazioni o condizionamenti di tipo politico quali vede bene, quali meno bene?

5. e 6. e 7. Il presente e il futuro: credo che innanzitutto si debba fare una profonda autocritica del come ciascuno di noi si pone ( o non si pone ) verso la propria comunità di appartenenza e verso il Paese.

Cambiare? Come? Cominciamo noi donne a proporci una svolta. Per quanto mi riguarda,l'essere di sinistra non mi ha impedito di uscire dagli schemi di una retrocultura che non ha più senso evocare: la "difesa d'ufficio" dei nostri diritti , nella società di oggi, è ormai finalizzato solo a catturare qualche voto in più da parte del gentil sesso. C'è davvero qualcuno che si ostina ancora a vederci come il sesso debole? Non ci facciamo sentire abbastanza? A me pare che nel mondo occidentale abbiamo recuperato, forse con troppa velocità, le posizioni di svantaggio che nei secoli scorsi ci hanno tenuto all'ombra dell'uomo. E tuttavia stiamo viaggiando a senso unico su una strada che da sola, non ci porterà lontano: non ci basta aver conquistato l'attenzione dei media, non è sufficiente che la società di oggi si muova in gran parte sui nostri bisogni e sulla loro ricaduta "di mercato", non basta far crescere il potere d'acquisto delle donne e incoraggiare l'autoconsapevolezza dell'"io valgo", se contemporaneamente le si rende sempre più schiave delle filosofie materialistiche (e se il "donnicidio" è in crescita).

La dignità del corpo femminile:una sfida che stiamo perdendo. La nostra vocazione al "generare" (in senso fisico e morale… e qui penso anche ai semi della pace) è messa in secondo piano rispetto al nostro "potere" di seduzione: generare piacere, dunque. E da quando abbiamo scoperto anche il diritto ad essere sessualmente soddisfatte, gli uomini fanno fatica a tenere il passo e le nostre case si riempiono di cosmetici miracolosi, di mutande sexi e di altri additivi alle frenetiche ginnastiche che ci sono indotte (per fortuna sono una donna-nonna). Troppi silenzi, troppi discorsi vuoti nella coppia, troppe puntate del Grande fratello, troppi stereotipi che vogliono farsi cultura….

Abbiamo conquistato dei veri spazi di libertà? O di felicità? Se pensiamo di liberarci dalla nostra presunta "minorità" con l'asservimento al mercato delle nostre aspirazioni, sempre più legate agli "appetiti" materiali, precipitiamo in un'involuzione culturale che ci farà rimpiangere i tempi in cui usavamo il nostro corpo con pudore e perfino con una certa "sacralità": il vecchio, abiurato adagio del "non lo fo per piacer mio, ma per far piacere a Dio" ha un significato meno sarcastico di come lo si vuole intendere, perché ci ricorda che in tutte le forme d'amore, anche quello fisico, esprimiamo il "divino" che è in ciascuno di noi (qualche dose di panteismo al posto delle pillole blu…?). So benissimo che il laicismo imperante farà un salto sulla sedia, come quando partecipai (da sindaco di sinistra) ad una conferenza pubblica di donne ed affermai che la liberalizzazione dell'aborto andava interpretata come una legge "di necessità" e non "di civiltà"…..). E qui mi riaggancio a quanto detto all'inizio: la donna come protagonista del nuovo millennio….Ma come? Questo potrebbe essere un tema da dibattito permanente.

Quali giudizi sulla situazione di oggi, quali prospettive per il futuro, in Valtellina e nel Paese (così le ultime domande)?

Premesso che non credo di dover fare delle differenziazioni sostanziali per aree geografiche, dico che ho paura della stagione che stiamo vivendo: sono preoccupata, non solo per la situazione disperante dell'economia dell'Occidente (siamo al tramonto di un ciclo storico), ma soprattutto per la perdità di identità che tutti abbiamo subìto da una globalizzazione troppo accelerata, che ci fa vivere su un terreno piatto, senza ancoraggi, senza certezze, senza regole, con la necessità di reinventare la nostra vita tutti i giorni " in tempo reale" (come si dice oggi). Forse i giovani hanno imparato a convivere con il "movimentismo", col provvisorio, anche col precariato, ma per noi, che apparteniamo all'epoca dei "piani quinquennali" e delle strategie di lungo respiro, è destabilizzante la sensazione di appartenere ad una comunità "acefala" guidata (da non si sa chi) verso percorsi imprevedibili.

Il futuro? Arrendersi al mercato è suicida.

Illudersi di combattere il dominio del potere economico sullo stesso terreno (l'unico che ci è reso disponibile) è pura utopia, a meno che non ci si incammini verso nuove filosofie, affilando le armi di una cultura che ritrovi i valori dell'essere, riscoprendo l'homo sapiens che è in noi. Vedo le famiglie,le scuole, le chiese (al plurale, naturalmente) e i mass media come gli attori di una rivoluzione che ci faccia tornare ad essere "soggetti"del mondo in cui viviamo.

La politica?

Può fare molto se si libera dal concetto mercatista del misurare ogni proposta sulla quantità di consensi che può ottenere. Qualità dei programmi, meritocrazia, etica… sono parole che è urgente reintrodurre nella vita pubblica, dove i comportamenti "virtuosi" devono essere esibiti come modello di riferimento (anche se rende di più esibire il contrasto e il marciume del negativo). Abbiamo ancora tante belle anime, tante belle teste, maschili e femminili, in Valtellina e nel Paese, che possono degnamente rappresentare i nostri bisogni e farci uscire dalla palude. Ci manca un progetto, ci manca il sogno: se il Governo tecnico può portarci fuori dall'emergenza-crisi (le nostre ministre sono brave, secondo me), sarà la buona politica a doverci restituire le idealità, la speranza, la voglia di "esserci" e di "fare", tutti insieme, per costruire un mondo migliore.

8) (Domanda libera): come arrivavano le donne al vertice di un'Istituzione, quando non vigeva ancora il diritto alle quote rosa?

8. Non perché si aveva una bella faccia, ma perché si dimostrava onestà e passione, magari con un pizzico di cultura, e con quel po' di ambizione che non guasta se non sconfina nell'autoreferenzialità narcisistica (che in genere tocca di più il maschio). Io non ebbi difficoltà ad emergere in un gruppo di uomini forti e decisi, anche perché erano un po' litigiosi e le loro rivalità si ricomposero sulla mia figura femminile, che veniva da fuori, non aveva "interessi" nel paese e si presentava come persona per bene.

Farei un torto a ciascuno di loro (esclusi un paio che erano tormentati da un cronico mal di pancia) se non riconoscessi che la loro lealtà e la loro amicizia mi permise operare anche su iniziative non semplici: penso all'acquisizione di Palazzo Gianoli, che divenne la sede del municipio, alla strada per Boirolo, che finalmente fu asfaltata, alla riunificazione delle due scuole elementari, quella di Tresivio-centro e quella della frazione Acqua (una separazione che resisteva alla storia e ai diritti dei bambini), alla realizzazione di impianti sportivi e palestra, alla costituzione di un Centro studi per l'archeologia (che onorava l'importante presenza in paese di reperti preistorici), all'acquisto di un edificio con successiva demolizione per ridare fiato all'antico vicolo Guicciardi, che correva tra i più bei palazzi del centro storico….ecc. E' vero che molte opere pubbliche richiesero una pazienza tutta femminile per decollare, ma la forte coesione nel procedere fu l'elemento dirimente per la realizzazione del nostro programma. I miei colleghi maschi mi difesero quando fui attaccata per un eccessivo rigore nel governare: assumere la responsabilità di guidare un'amministrazione municipale, e cercare di farlo dentro le leggi, non sempre trovava il consenso di chi era abituato a sentirsi il padrone del paese. E un eccellente Segretario Comunale lavorò al mio fianco senza risparmio e con impeccabile correttezza (grazie, caro, generoso amico Adolfo Sandrini, non ti abbiamo dimenticato). Ma non voglio andare oltre sull'elencazione di quello che riuscimmo a fare (per inciso, fin dall'inizio introducemmo la consuetudine di distribuire a tutte le famiglie un resoconto annuale dell'attività amministrativa, aperto alle critiche e alle proposte… e credo che in valle fosse una novità), perché spetta ad altri di fare un bilancio della qualità di quei cinque anni di lavoro.

Sono stata felice di vivere quell'esperienza e con me i miei cari: non sento di dover fare reprimende o altre "rivendicazioni"di sorta per un'ipotetica discriminazione in quanto femmina.

Note biografiche.

Nata a Morbegno nel 1949, risiedo a Tirano. Sono sposata con Dino Mazza, ho due figli e quattro nipoti. Laureata in lettere moderne, ho fatto l'insegnante di Scuola Media. Sono stata Sindaco di Tresivio tra il 1985 e il 1990. Amo camminare in montagna, mi piace giocare a golf e passo molte ore a leggere: in casa Mazza ho trovato molti documenti interessanti su cui scrivere.

Simona Schiantarelli Mazza

2 - segue poi Gabriella Bertazzini, Presidente L.A.V.O.P.S.


A lettrici e lettori:

LE NOSTRE DONNE OGGI.

L'INVITO A LEGGERE LE INTERVISTE CHE IL GIORNALE CONTINUERA' A PROPORRE NUMERO DOPO NUMERO E, SE POSSIBILE, CON IL PASSA-PAROLA SEGNALARE L'INIZIATIVA AD ALTRE 'DONNE DI VALTELLINA'. Grazie

Dalla provincia