LA TRAGEDIA. 2) ABRUZZO SU LA TESTA

Nell'immediato, subito dopo il sisma, abbiamo svolto alcune considerazioni che è il caso di riprendere, con qualche commento. Iniziavamo così: "Quella terra ballerina che sta sotto i piedi degli italiani che vivono lungo l'Appennino ha dato una ulteriore scrollata dopo quelle precedenti - parliamo dei grandi eventi - del 1997, del 1980 ecc. ecc. La scena è la stessa. Macerie. Gente che vaga stordita, che non sa cosa fare, che sa di essere viva ma sa come visto che altri, familiari, parenti, concittadini invece sono passati dal sonna a quello eterno.Noi ci siamo passati nel 1987, ma in modo diverso. Il terremoto è questione di secondi, e viene il finimondo.Ancora una volta il nostro Paese piange".

Aggiungevamo: 'e, naturalmente, polemizza'. Per fortuna questo è stato un atteggiamento di pochi. Si sa che in ogni circostanza c'è sempre chi parla senza aver avuto prima l'avvertenza di collegare la bocca con il cervello. E ci chiedevamo: 'Cosa occorre?' rispondendo per punti. I primi due:

"1) Innanzitutto solidarietà, e diremo come concretizzarla seriamente. Entro Natale.

2) Realismo. Nei primi momenti di qualsiasi calamità la macchina dei soccorsi, anche la più organizzata, non può arrivare dappertutto. In certi casi non arriva perché se le strade sono interrotte prima occorre ripristinare il passaggio, anche magari solo di fortuna. Ricordiamo il 22 maggio 1983 a Tresenda. Interventi non rapidi, ma fulminei. Diretti dei VV.FF. e delle altre Istituzioni. Sulla gente da parte del Comune di Sondrio che nel giro di 4 ore portava via le centinaia di evacuati dando alloggio in collegi e simili, fornendo abiti e quanto necessario, con tanto di anagrafe che registrava le presenze di tutti. Vero, ma il fatto è che l'evento era sostanzialmente localizzato e non diffuso, come fu in Valtellina il 1987, prima parte, alluvione."

Questa volta la macchina ha funzionato in modo straordinariamente efficace. E' un riconoscimento che viene da ogni parte. Certo, soprattutto in qualche borgo minore si è arrivati un po' dopo, ma anche qui in tempi comunque poù rapidi di qualsiasi altra catastrofe. Il terzo e quarto punto:

"3) Priorità. Ci sono priorità fondamentali dell'azione di soccorso. La prima la ricerca di persone. Nel caso di Tresenda - frane di fango - la sopravvivenza è questione di minuti. Nel caso di crolli di case anche di giorni.

La seconda è ridare l'indispensabile nel più breve tempo possibile, in particolare corrente elettrica e acqua.

Da lontano molti si chiedono come si fa a lasciare la gente in strada, nei prati, nei campi sportivi, all'addiaccio, senza conforto anche solo di acqua e cose da mangiare. Chi guida deve prima provvedere alle priorità di cui sopra e ad altre particolari come malati, disabili e simili.

4) Evacuati. Dare soluzione transitoria agli evacuati, selezionando quelli cui i tecnici possono dare il via libera per il rientro una volta verificata la stabilità degli edifici. Un consiglio sulla base di alcune esperienze in merito. Specie le persone anziane o famiglie con bambini piccoli, ma non solo, se hanno la possibilità di andarsene temporaneamente, per una seconda casa altrove o per familiari residenti lontano, vadano. Non solo alleggerirebbero il lavoro della macchina dei soccorsi ma sarebbero al riparo da eventuali - facciamo gli scongiuri! - nuove scosse. Non dimentichiamo che il 15 settembre 1976, giorno in cui i valtellinesi tornavano in Friuli per la consegna delle case realizzate là per solidarietà dopo il terremoto, durante la Messa all'aperto erano testimoni di un singolare, terribile, fenomeno. Il terreno diventato come la superficie del mare con un'onda che avanzava sino a far tremare le gambe a paedere l'equilibrio e, ahimé, per provocare altrettanti danni quanti ne aveva provocata la prima scossa del 6 maggio 1976".

Il quinto punto va al di là dell'emergenza ma è sembrato giusto puntualizzarlo subito sia nel commento che con una nota del Comitato Cittadini Consumatori Valtellina fatta pervenire a L'Aquila. Si tratta delle case:

"5) Le case. Si è visto che dopo la calamità con il 'Sistema Valtellina' le case possono essere fatte in tre mesi, costare poco, durare molto (a oltre 21 anni dalla costruzione sono lì da vedere).

Perché non fare il bis?

Non siamo in Valtellina e quindi non si può pretendere di farcela in tre mesi ma si può garantire che a Natale la gente sia nella nuova abitazione.

Come?

C'è un commissario.

Basta prendere i valtellinesi che hanno già fatto tale esperienza e dare loro il compito sintetizzabile in tre parole "Natale in casa". Altro che tende o containers!

A disposizione di chiunque per spiegare come si può fare"

Il punto conclusivo era un solidale e affettuoso incoraggiamento.alla gente d'Abruzzo, significativamente lo stesso usato per la gente di Valtellina nei terribili momenti del 1987:

"SU LA TESTA

Nel 1987 a fronte della calamità terribile che ci aveva colpiti titolai a tutta prima pagina nel giornale che dirigevo 'Valtellina, su la testa'. E fu un abruzzese a darci una grossa mano, al punto da esser qui chiamato "Lo zio Remo". Era il Ministro Remo Gaspari che le persone serie qui in Valtellina non hanno dimenticato, anche quelle di idee politiche del tutto diverse da lui

La stessa cosa diciamo ora: 'Abruzzo, su la testa' ."

Frizziero

Frizziero
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