Guerra delle mele. Un insidioso e nascosto nemico sta operando contro i meleti
Preoccupata la Provincia, al pari dei produttori e delle loro organizzazioni per la “morìa del melo” – detta anche “sfogliatura”, “batteriosi” o “sindrome da stress”. Si tratta di una malattia in espansione che interessa la coltivazione del melo e che, manifestandosi con un distacco della corteccia, in tempi più o meno lunghi porta ad un forte deperimento delle piante e quasi sempre alla loro morte. Il fenomeno non è ancora bene individuato nelle sue cause e interessa soprattutto i giovani impianti di 3-4 anni, danneggiando in tal modo proprio le aziende che, attraverso l’investimento nel rinnovo dei frutteti, dimostrano di essere più vitali.
In guerra c'è tutta la melicoltura del nord Italia ma negli ultimi tempi é diventato particolarmente preoccupante anche per i frutticoltori valtellinesi, tanto da essere posto all’ordine del giorno dell’ultimo Tavolo tecnico frutticolo e di apposita riunione indetta dall’Assessore con rappresentanti di tutti i produttori e della Fondazione Fojanini di Studi Superiori. Anche nelle altre zone è guerra con l'aggravante che non si sa dov'è il nemico, dove si annida e in che modo opera. Per combatterlo occorre farlo a viso aperto, cercando di scoprire le sue armi per ora nascoste.
Che si fa? Prima cosa, hanno deciso, occorre predisporre un progetto di studio approfondito del problema su scala locale e di assicurare il coordinamento con i vari Centri di Ricerca e Sperimentazione che, soprattutto in Piemonte ed in Trentino Alto Adige, stanno cercando di approfondire la conoscenza del fenomeno e approntare le opportune contromisure;
La Fondazione Fojanini, il soggetto ovviamnte più indicato, ha proposto l’elaborazione e la realizzazione di un progetto sulla “morìa del melo” che preveda una prima fase conoscitiva del problema e una seconda fase comprendente prove di campo per testare eventuali varietà, portainnesti, prodotti fitosanitari potenzialmente utili per contrastarne la manifestazione. Necessari 195.000 €uro (il costo principale è dato dall’impiego di un tecnico a tempo pieno per almeno 2 anni) dei quali 100.000 ce li mette la Provincia in considerazione della situazione e anche gelle richieste giunte in tal senso da tutte le componenti del settore frutticolo
valtellinese.