APR. STORIA DELLA TRADIZIONE APRICHESE "SUNÀ DA MARS"

Di antichissima origine, SUNÀ DA MARS è una tradizione prettamente contadina e un modo originale per salutare l'arrivo ormai imminente della primavera ed il ricrescere dell'erba. In tempi passati la pastorizia era l'attività primaria degli abitanti di Aprica ed è pertanto comprensibile come fosse bene accetto un rito propiziatorio rivolto a salutare la ricrescita dell'alimento indispensabile per gli armenti. Anche gli strumenti musicali hanno una diretta attinenza con le abitudini e le necessità della vita contadina. Si suonano infatti campanacci e corni. I campanacci vengono appesi al collo dei bovini quando sono condotti al pascolo sulle malghe di alta montagna in estate; i corni - ricavati dalle corna dei becchi - sono strumenti sonori usati ovunque per segnalazioni.

Non si sa esattamente da quanto tempo la tradizione sia in vigore; certamente possiamo affermare che è antichissima. In tempi passati si assisteva in occasione del "Sunà da Mars" a vere e proprie dispute fra i giovani delle diverse contrade e spesse volte i diverbi venivano risolti con la forza. Si suonava lungo le strade del paese per tre giorni consecutivi: gli ultimi tre giorni del mese di febbraio. Piccoli gruppi organizzati partivano da ogni singola contrada e si recavano nei territori di contrade diverse a significare la necessità del loro intervento per far ricrescere I'erba in quella contrada. Era poi gran vanto trovare il modo di porre un proprio rappresentante dinnanzi al gruppo di una contrada diversa. La mentalità dell'epoca e lo spirito giovanile che animava questa tradizione considerava questi gesti dei veri e propri affronti, determinando, come già detto, degli scontri fisici. Nell'ultima serata, in ogni contrada si radunavano tutte le famiglie e veniva distribuito il mach, una polenta composta dalla farina data in omaggio da ogni famiglia, ma alle volte, con la farina di grano saraceno, si preparavano anche pizzoccheri. Quello che si consumava era tutto dono della popolazione: dalla legna ai fiammiferi per accendere il fuoco, dal sale al burro per la polenta. Ogni famiglia si privava di qualche cosa per donarlo alla comunità. A chi era impossibilitato a consumare il mach perché infermo o ammalato veniva portata una porzione a domicilio, cosi come per tutti i bambini della contrada, che per la tenera età erano obbligati a rimanere nelle proprie abitazioni.

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