IL MONDO DELL'ENERGIA PERDE ENRICO CERRAI EX PRESIDENTE AEM, IL PRIMO AL CONFRONTO IN VALTELLINA E NON A MILANO
Il professor Enrico Cerrai - venuto a mancare lo scorso 1 marzo - era una di quelle persone straordinarie che già a prima vista suscitavano ammirazione e qualche invidia.
Classe 1924, folta capigliatura nera,a cui una patina grigio-acciaio negli ultimi anni donava ancora maggiore autorevolezza, un eloquio chiaro e continuo, una lucidità che lasciava sempre ammirati. Frutto indubbiamente della sua lunga attività di professore al Politecnico e della quotidiana interrelazione con i ragazzi, giovani ingegneri che seguivano speranzosi i corsi di "Tecnologia dei materiali nucleari" quando ancora negli anni Sessanta e Settanta sembrava tecnologia d'avanguardia e meritava l'edizione di una rivista dedicata, da lui diretta con passione e competenza.
Il professor Cerrai ci teneva però a presentarsi oltre che come fisico, anche per le sue competenze di chimico, perché la chimica era stata la sua attività prevalente, quando arrivato a Milano, nell'immediato dopoguerra, l'aveva esercitata come giovanissimo ricercatore della Montecatini. Anche nel seguito degli anni continuò ad occuparsi di ricerca finalizzata all'industria, per tutto il ciclo di esistenza del CISE, del quale fece parte fin dalla costituzione e per il quale si batté sempre strenuamente per salvaguardarlo (con i suoi 400 ricercatori) dalle varie ondate di tagli sopravvenute dopo la privatizzazione dell'ENEL.
La sua passione civile e la sua riconosciuta dirittura morale lo hanno fatto più volte diventare "l'uomo delle emergenze". Anche per questo venne chiamato dall'amministrazione comunale di Milano per ben due volte, in decisive fasi storiche, come Presidente alla guida dell'AEM, Azienda Elettrica di Milano che lui trasformò in energetica, negli anni '80 guidando l'acquisizione della rete gas dalla Montedison e avviando la metanizzazione. Più tardi nel '93, guidò la trasformazione dell'AEM in Società per Azioni, fondamentale passaggio verso la quotazione in Borsa nel 1998, che segnò l'inizio di un movimento di modernizzazione e di apertura verso il mercato delle aziende pubbliche locali. In questi periodi cruciali seppe mantenere sempre la barra dritta degli interessi aziendali rivolti allo sviluppo, unica condizione per poter progredire sia come comunità aziendale, sia come cittadinanza (amministrazione e cittadini) direttamente coinvolti nel buon funzionamento dei servizi di pubblica utilità e dei beni comuni. E seppe riportare i suoi valori e competenze a tutto il sistema delle Aziende energetiche impegnandosi per lunghi anni al vertice di Federelettrica e del Cedec.
NOSTRA NOTA: LA VENUTA IN VALTELLINA
Giusto ricordare un episodio che, visto da lontano (circa 35 anni) può sembrare marginale mentre era stato significativo e foriero di, pur faticosi, risultati.
C'eerano problemi aperti. L'AEM in provincia non godeva buona fama, meritatamente. La Valtellina, da Stazzona in su, era una sorta di Colonia. Contenti solo quel circa un migliaio di dipendenti che lavotavano negli impianti idroelettrici. Per dire come stavano le cose basti pensare che perfino le pulizie erano fatte da cooperative di Milano..
Il Presidente della Comunità Montana, Mario Garbellini unica aveva chiesto un appuntamento con il Presidente. In prima battuta era stato risposto che era disponibile il Direttore. Dopo il no l'AEM acconsentì all'incontro il tal giorno nella sede in Corso di Porta Vittoria. Data e ora andavano bene per i Valtellinesi, non il posto. Gli impianti erano in Valtellina e ci si doveva vedere in Valtellina, fece presente il Presidente Garbellini, spalleggiato dal Sindaco di Sondrio che in assemblea della CM guidava il Gruppo DC, di circa 130 consiglieri su 205.
Il Presidente Cerrai con il nuovo direttore Augusto Scacchi salirono a Sondrio, salirono le scale di Via Sauro 33 dove li attendevano Presidente e alcuni assessori della C.M. i Sindaci interessati dagli impianti AEM e quello di Sondrio mche subito, in apertura, dichiarò di fissare subito il prossimo incontro e, correttamente, in Corso di Porta Vittoria.
Niente di speciale, ma cambiarono clima e metodo. Qualche risultato venne subito, altri si profilarono (perdendo l'occasione quando non vennero colte le proposte avanzate dal Sindaco di Milano Tognoli che aveva capito che la Valtellina non doveva essere trattata da colonia ma come soggetto con cui collaborare. Un esempio per tutti la definizione dei minimi deflussi che fu un risultato unico in Italia, salvo forse, tanto per cambiare, quelli al di là dello Stelvio. C'era voluta l'esperienza di Cerrai, non un politico ma un tecnico di valore, per risolvere quello che era un problema soprattutto politico in quanto di rapporti istituzionali.
Giusto ricordarlo anche in Valtellina.
GdS