Sondrio. L'Addio a Giulio Facetti
DIANO MARINA 04.08.2015 - Calciatore da giovane, albergatore per professione e grande appassionato di pesca sportiva sui fiumi, nei laghi e, infine, in mare in questa terra che lo ha ospitato sino a ieri quando ci ha lasciato.
Giulio Facetti è stato tutto questo da quando, ragazzino e studente di ragioneria, iniziò a giocare a basket con la Sondrio sportiva per poi passare a militare nella squadra di football della sua città natale, dove visse la giovinezza in una famiglia con quattro sorelle. Il padre Ugo, dopo una vita da albergatore in giro per il mondo, si era fermato nel capoluogo valtellinese per sposare Matilde e lavorare, come contabile, presso la filiale della Cassa di risparmio. Giulio non avrebbe mai voluto il posto in banca, aveva in mente una cosa sola: il pallone. Si impegnò a tal punto da diventare, non ancora ventenne, il portiere titolare sino a quando il Sondrio Calcio raggiunse la massima categoria della sua storia, la serie B. Dopo la guerra dovette voltar pagina e prese la classica valigia diretto in Inghilterra iniziando dai lavori più umili in albergo sino a diventare maitre, per poi trasferirsi sempre nei grand’hotel, in Francia e, infine, in Germania dove conobbe la sua sposa rimastagli al fianco per tutta la vita, Maria Breuer. Lavorando, scoprì la sua dote principale, la facilità nell’imparare le lingue: il francese, il tedesco, l’inglese che lo aiutarono tantissimo nella vita. Questo fu il grande insegnamento del padre Ugo che diceva sempre: “impara le lingue e potrai farti valere nel mondo”. Tornato in Italia, trovò presto impiego al Grand’Hotel Tremezzo con l’arcigna direzione dello zio Peppo Sampietro, quindi prese a gestire con Maria e la suocera Ida, l’Hotel Paradiso a Varenna per poi passare come direttore generale, al Grand’Hotel Malenco di Chiesa, nella valle omonima in provincia di Sondrio. A quel punto Giulio Facetti divenne un nome importante nel mondo dell’ospitalità, già sul finire degli anni ’60. Di lì a poco ricominciò un’avventura come imprenditore a Chiavari all’Hotel Moderno, vicino alla stazione. Nella cittadina di Levante fu anche presidente dell’Associazione albergatori di Confcommercio. Chiusa quell’esperienza dopo circa tre lustri, fu assunto come direttore professionale, dapprima in un villaggio turistico all’Elba, quindi a Diano Marina presso l’Eden Park. La sua carriera è terminata, infine, con la messa a riposo dopo una esperienza nel lontano Kenia. Il suo grande amore fu, infine, la pesca sportiva, che iniziò a praticare da ragazzo con il padre Ugo, sul fiume Adda, per poi seguire sul lago di Como a Varenna, infine nel mare di Chiavari e di Diano, con la mitica barca “Julmar” che al porto tutti conoscono. Il resto è storia di questa città.