09 11 5 (Aggiornamento del 5 XI 09) CORTE EUROPEA 6. UN'OPINIONE DIVERSA E NOSTRA NOTA

Riceviamo e pubblichiamo:

"Caro dottor Frizziero,

ho letto con attenzione la sua lettera a proposito della sentenza della Corte Europea che vieta i crocifissi nelle scuole italiane.

Io trovo questa sentenza civile.

Cercherò di essere breve: riconosco l'importanza della cultura cristiana per il nostro Paese, ma non credo la cosa debba limitare la laicità della cosa pubblica.

Laicità senza -ismi o forzature.

Da non credente italiano, io penso che i crocefissi nelle aule delle scuole costituiscano proprio una violazione della libertà di coscienza, anche se più volte il TAR italiano si è espresso a favore della legittimità dei crocifissi stessi, e contro i tribunali europei.

Non è che vedere l'immagine di Gesù di Nazareth mi arrechi fastidio alcuno, ma semplicemente la scuola è luogo pubblico e con funzione pubblica.

La presenza di un simbolo religioso in classe, a qualunque credo faccia riferimento, costituisce una forzatura, nel senso che automatizza l'appartenenza e l'adesione di un dato istituto ad un certo messaggio.

Ognuno è libero di credere nel proprio Dio, o di non crederci affatto, ma la facoltà di scelta deve essere garantita dallo Stato e dalle sue istituzioni senza pre-giudizi e senza pre-appartenenze.

Lo stesso discorso lo applico, naturalmente, anche all'ora di religione.

Senza barricate o urli, ma con il riferimento alla sfera dei diritti.

Quanto alle festività, invece, cui lei fa riferimento, esse hanno un contenuto di tradizione che esula dal significato religioso in senso stretto.

In Inghilterra, festività religiose e civili sono chiamate bank holidays, vacanze bancarie. Il Natale e il Venerdì Santo sono esclusi dal computo perché sono riconosciuti dal diritto comune: le convenzioni sociali, insomma.

Non mi addentro inoltre nei giudizi tranchant ed inevitabilmente semplificatori sul Cristianesimo e sull'indiretto confronto che emerge con l'Islam. Non ho l'arroganza di pontificare su materie tanto complesse e delicate come i credo religiosi.

Ho trovato questo riferimento dal Deuteronomio: "Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l'afferra e pecca con lei (leggi: la violenta) e sono colti in flagrante, l'uomo che ha peccato con lei (leggi: l'ha violentata) darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d'argento; essa sarà sua moglie, per il fatto che egli l'ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita". Sarebbe un'imperdonabile semplificazione inferire da una frase della Bibbia un intero sistema di pensiero.

E lo è anche parlare di kamikaze con allusioni neanche tanto sottili.

E pure il confronto tra Papa Giovanni Paolo II e il nobel iraniano Shirin Ebadi del 2003 mi sembra decisamente improntato da una visione eurocentrica: la lotta per i diritti umani in un contesto come quello iraniano, francamente, alla luce anche dei fatti più recenti, non mi sembra del tutto marginale su scala globale, fatti salvi i grandi meriti del papa polacco.

L'iraniana Shirin Ebadi è "pressoché sconosciuta" se la si guarda dal nostro punto di vista.

Questo è pressoché ovvio.

Insomma, non comprendo la levata di scudi contro questa sentenza, mentre una volta di più mi preoccupa registrare che "illuminismo", in questo Paese, stia diventando sempre più sinonimo di offesa.

E registrare pure che si finisca con l'accusare di intolleranza e imperdonabile intromissione l'atto di chi, invece, punta proprio a definire un quadro di rispetto ed autonomia delle coscienze.

È vero che c'è un avanti e un dopo Cristo.

Però c'è anche un anno 0, numero inventato dagli Arabi senza il quale non potremmo neppure dire quando è nato Gesù. La saluto e grazie per l'attenzione che mi dedicherà.

Luciano Canova"

Nota del Direttore

Ci pare giusto ospitare, come sempre fatto, ogni opinione, anche dissenziente rispetto a quanto da noi scritto perché - l'abbiamo scritto tante volte - il confronto è lievito di crescita. Non vogliamo ripeterci per cui rinviamo i lettori a quanto esposto nei diversi articoli che pubblichiamo su questo numero, in particolare a quello relativo alla fondamentale differenze che c'é fra il mettere ex novo il Crocefisso e toglierlo.

Rinviamo soprattutto allo splendido, impegnato ed impegnativo saggio di Maria De Falco Marotta oggi pubblicato come Editoriale. (NdD)

Luciano Canova e NdD
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