09 11 5 (Aggiornamento del 5 XI 09) CORTE EUROPEA 5. DA VAOL: IL BUON SENSO VITTIMA DEL DIRITTO (Pierluigi Bersani). E IL CALENDARIO. E IL RESTO. MA ANCHE IL "DON CHISCIOTTE D'ORO"

L'articolo di cui in precedenza su questo stesso numero è stato pubblicato dal quotidiano on-line Vaol suscitando subito un nutrito dibattito che non poteva essere lasciato senza alcune risposte. E così abbiamo fatto un'aggiunta, subito pubblicata, e cioè quella che segue con il relativo, significativo, titolo. Ci sono state ulteriori prese di posizione che richiederebbero nuove aggiunte. Non abusiamo della cortesia di Vaol facendo qui il relativo punto.

IL BUON SENSO VITTIMA DEL DIRITTO (Pierluigi Bersani)

Chiedo scusa se debbo intervenire ma la frase che segue di "v." - commento n. 13 dal titolo "ma va là, Friz" - lo esige. "…Trovarmi di fronte ai vari frizziero di turno che trasformano tutto - strumentalmente - in una guerra di religione. Beh, ne farei volentieri a meno…".

- Innanzitutto, per quanto mi riguarda, - basta andare a rileggere il mio commento -, non ho affatto trasformato la vicenda "in una guerra di religione" ma polemizzato, duramente e come si conviene, con la manifestazione di una ulteriore discriminazione nei confronti del cattolicesimo. Una discriminazione che non viene dagli extracomunitari ma dal nord Europa, quasi un retaggio di quando la massoneria, nata e sviluppatasi in una Inghilterra da sempre (almeno dall'imponente Enrico ottavo in poi) visceralmente 'antipapista', era contraddistinta da un fiero anticlericalismo. E questo per non parlare di un certo permanente clima illuministico).

- In secondo luogo circoscriviamo la questione alla vicenda nei suoi precisi connotati, ovvero di una sentenza, al contrario di quanto vorrebbe essere nel suo formalismo, di fatto razzista nella sostanza. Lasciamo stare, come dicevo, gli extracomunitari che oggi non c'entrano, e parliamo di europei - ci si scusi il linguaggio - con la puzza sotto il naso per tutto quel che riguarda il cattolicesimo, e di cattolici abbastanza pavidi. Fra i commenti sintomatico ed incisivo quello del neo-segretario del PD Bersani, sicuramente non sospettabile di strumentalizzazione, sicuramente laico, sicuramente ferrato in argomento, visto che é laureato in filosofia e la sua tesi di laurea era stata su Papa Gregorio Magno, Dottore della Chiesa

Da Asca:

"''Penso che un'antica tradizione come quella del crocifisso non possa essere offensiva per nessuno''.

Lo ha affermato il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani rispondendo ai cronisti al suo arrivo a Palazzo Berlaymont sede della Commissione europea.

''Penso che in questo delicato campo -ha aggiunto riferendosi alla sentenza della Corte- il buon senso finisce per essere vittima del diritto''..

In coda alla dichiarazione di Bersani ci sta dunque benissimo "e summum jus summa iniuria", detto tratto dal "De officiis" di Cicerone che traduce la chiara considerazione che il diritto portato alle estreme conseguenze si traduce nella maggiore ingiustizia.

- Quanto ad alcuni commenti 'molto cattolici' pur nel rispetto dovuto per come si capisce venga intensamente vissuta la religione, vorrei sommessamente ricordare quel che ci insegnavano illo tempore i catechisti, ovvero che il quinto comandamento ha due facce. Da un lato non si deve ammazzare ma dall'altro non ci si deve far ammazzare. Non solo, ovviamente, nel senso letterale del termine ma a 360 gradi, e quindi anche in situazioni e vicende come la presente per quello che vogliono dire e per quello che sottintendono.

Sottovoce l'ultima annotazione. Il commento da me ripreso è del solito v. che, al contrario del sottoscritto che firma sempre le proprie idee, preferisce 'sparare' guardandosi bene dal mettere fuori la faccia nel momento che personalizza. Prosit.

Alberto Frizziero

Fin qui la seconda nota pubblicata da Vaol. Ed ora il resto, sempre riferito ad alcuni commenti usciti in tale testata.

IL CALENDARIO (Dopo e prima di Cristo)

Poi abbiamo operato una piccola trasformazione. Abbiamo cioè usato la sentenza, là dove l'oggetto era il Crocefisso sostituendolo con il calendario, ed è venuto il testo che segue.

Perché il calendario?

Il calendario in uso in Italia, in Europa e in tanti Paesi del mondo è quello dell'Anno Domini xxx. Adesso, ad esempio, siamo nell'A.D. 2009. Siamo cioè a 2009 anni dalla nascita di Gesù Cristo.

Cambiando l'argomento Crocefisso con il calendario e la sentenza di Strasburgo allora si leggerebbe così:

"La presenza del calendario, che è impossibile non notare dappertutto potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso, che avvertirebbero così di essere educati in un Paese - ma così gran parte del mondo - che ha il marchio di una data religione". "potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose, o che sono atei". Ancora, la Corte "non è in grado di comprendere come l'esposizione, dappertutto, di un calendario che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana". .L'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorità pubbliche, anche in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformità con le proprie convinzioni e il diritto dei bambini di credere o non credere. Per la Corte c'è una violazione dell'articolo 2 del Protocollo 1 insieme all'articolo 9 della Convenzione".

C'è stato chi fra i partecipanti al dibattito che ha trovato la spiegazione. Trascrivo tal quale il passo di cui all'intervento n. 25, autore quattro punti interrogativi (ma che paura si ha a sottoscrivere le proprie opinioni assumendosene ovviamente la relativa responsabilità quantomeno intellettuale): "Non ho capito la questione del calendario islamico; in ogni caso siamo nel 1430 dall'Egira, e non dal 1449 come erroneamente affermato da Frizzerio. Personalmente ho contato circa 30 calendari diversi in uso, e mi pare logico che sia stato scelto un calendario standard, quello gregoriano, riconosciuto internazionalmente anche dall'ISO (ISO 8601). Quindi non temete, nessuno vuole obbligare chicchessia ad adottare un calendario diverso". Che sia 1430 o 1449 (dato fornitomi con tanto di spiegazione, comunque prendo atto) non cambia di un mm la sostanza. Il mio interlocutore non ha capito? Non è questione né di numeri né di quello che scrive. Calendario standard? ISO 8601? Non c'è evidentemente peggior sordo di chi non vuol sentire.

Altro che calendario standard! E' il quotidiano ricordo della Natività di Gesù Cristo, così come il calendario islamico ha per riferimento Maometto (l'Egira del 622 ecc.). E' il punto di svolta dell'umanità, secondo i cristiani, accettato e fatto proprio anche da non credenti. La storia dell'umanità, di larga parte dell'umanità, si divide in due periodi, il prima e il dopo. A.C. o D.C. Tutto per via di 'Quello là'. Pazienza. Basta ricordare che fine hanno fatto i riformatori del calendario, quelli della dea ragione e dei folkloristici attributi dei giorni, in sostituzione dei santi, e dei mesi, roba da vendemmiaio per usare il loro mese più appropriato. Che fine ha fatto quello che ha definito la religione l'oppio dei popoli. Che fine ha fatto quel regime che proclamava la superiorità della razza ariana facendo fuori gli altri. Che fine ha fatto quell'altro regime che proclamava l'ateismo di Stato. Eccetera.

Viene in mente Don Camillo, in questi giorni ancora per l'ennesima volta in TV, con una poesia unica, umanità profonda ma anche con un Cristo forse più convincente di tante dotte omelie.

DON CHISCIOTTE D'ORO

Striscia la Notizia attribuisce i tapiri. Avessimo la possibilità faremmo arrivare a ognuno dei sette soloni di Strasburgo un 'Don Chisciotte d'oro", con, naturalmente, l'immagine dei mulini a vento.

Dalla provincia