Medaglia Olimpica al dr. De Santis, quella di benvenuto al dr. Nicastro
Si sono concluse le Olimpiadi Torino 2006 con l’assegnazione delle ultime medaglie, fra cui quella brillantissima di Di Centa nella 50 km di fondo. Lo stesso giorno ce n’è stata però un’ultimissima, consegnata in quel di Sondrio (provincia) durante un felice banchetto di commiato seguito, nel sottostante accogliente locale, da vorticose volute di danza. La medaglia era per la vittoria nella gara “Valtellina 2003-2006”. Il premiato il dr. Antonio De Santis, arrivato in Valle il 1 agosto del 2003 e per 909 giorni Questore.
Premiava una eterogenea congrega di spiriti eletti, seri quando bisogna esserlo, sorridenti quando se ne presenta l’opportunità, in ogni caso attenti alle cose e alle persone. Questo per sottolineare come la medaglia (virtuale ma ugualmente consistente) assegnata non sia stata cosa formale ma riconoscimento effettivi per come chi ha ricoperto un delicato incarico abbia saputo svolgerlo in questi 200 km di arco alpino.
Il velo di malinconia che circonda qualsiasi ciclo della nostra vita che si chiude si salda con quello che si è steso, lo stesso giorno, dalla collina di Superga fino al Lingotto per la fine di una bella favola. E questo che c’entra, si dirà, con la fine del mandato del dr. De Santis, sia di quello a Sondrio ma anche di quello al servizio dello Stato. C’entra. Perché proprio a Torino c’è chi sostituisce la malinconia per la partenza di tanti atleti, dirigenti, collaboratori, con la gioia di un arrivo, anzi di un ritorno. Si tratta di casa De Santis che vede rientrare, e questa volta non per il fuggevole momento i un week-end ma in forma stanziale il suo capofamiglia. Capofamiglia che ha anticipato che partirà abbastanza presto, ma questo gli viene consentito visto che pare si tratti di una crociera, con consorte al seguito naturalmente.
Questo precisato il saluto di commiato al dr. Antonio De Santis, il benvenuto al dr. Filippo Nicastro proveniente da una Terra, la Sicilia, splendida e per larga parte qui da noi immeritatamente sconosciuta.