Terapia del dolore al Lions

Relatore il dr. Donato Valenti

Il dolore, fisico e morale, è purtroppo parte ineliminabile
dell’esperienza umana. Che cosa può fare oggi la medicina,
anche alla luce delle più recenti conoscenze, per renderlo
più tollerabile? Era questo il tema al centro della più
recente serata del Lions Club Sondrio Host, in cui il dottor
Donato Valenti, responsabile del reparto cure palliative e
terapia del dolore dell’Ospedale di Sondalo – introdotto dal
presidente Giuseppe Tarabini – ha esposto i capisaldi
dell’esperienza maturata nei quattro anni che sono trascorsi
dall’apertura del suo piccolo, ma innovativo reparto, che
conta cinque posti letto.

Purtroppo, c’è una sottovalutazione dei danni incalcolabili
che il dolore può arrecare al malato, anche da parte di
molti medici. Premesso che la sofferenza assume diverse
forme (c’è il dolore cronico, derivante anche da patologie
“benigne”, e quello che colpisce la maggior parte delle
persone affette da tumore), il relatore ha spiegato per
sommi capi il funzionamento del suo reparto, che in gergo
tecnico è denominato Hospice, perché le prime esperienze del
genere sono state maturate in ambito anglosassone. Qui, in
particolare si cerca d’alleviare la sofferenza derivante dai
tumori che ogni anno, in provincia di Sondrio, mietono circa
550 vite. Siamo, purtroppo, in media con le cifre della
Lombardia, che è la regione d’Europa con la più alta
percentuale di mortalità per questa causa.

E’ dolore fisico, quello dei pazienti, ma anche morale,
perché investe l’individuo nel suo complesso, con la perdita
del lavoro e del ruolo sociale. Per questo non è sufficiente
togliere la sofferenza fisica con l’intervento del medico
(anche attraverso l’uso degli oppiacei, perfettamente
lecito, ma ancora troppo poco diffuso in Italia), ma
rivestono importanza anche le figure dello psicologo,
dell’assistente sociale, dell’infermiere e dell’assistente
spirituale, a Sondalo puntualmente impiegate. Senza
dimenticare, naturalmente, il ruolo svolto dai volontari. Il
paziente e i parenti traggono indubbio conforto da
un’assistenza così articolata, in un ambiente che riproduce,
nei limiti del possibile, l’ambito familiare. Camere
singole, abbellite da piante verdi, con un letto a
disposizione dei parenti. Ma soprattutto possono giovare
allo spirito del malato, così duramente provato, queste
figure di riferimento, che spendono tempo per ascoltare ogni
paziente, riservandogli tutta quell’attenzione che non è
possibile ricevere in normale ambiente ospedaliero.

Il dottor Valenti ha anticipato che, nel giro di qualche
mese, un reparto simile sarà aperto anche nell’Ospedale di
Morbegno, e la nuova struttura servirà a colmare il
fabbisogno complessivo locale, almeno secondo i calcoli
elaborati dalle Regione, che ritiene adeguati dieci posti
letto in provincia di Sondrio per lo svolgimento del
servizio. Ciò in considerazione del fatto che molti malati
di tumore possono ricevere assistenza anche a casa. Poiché
la permanenza media è calcolata in due settimane, a Sondalo
possono transitare circa 120 persone l’anno.

Molte le domande che sono state poste al relatore, e non
poteva mancare quella sul tema dell’eutanasia. “Sulla base
della mia personale esperienza – ha dichiarato il dottor
Valenti – sono pochissime le persone che manifestano il
desiderio di morire e, comunque, elevando la qualità della
nostra assistenza possiamo fare in modo che queste richieste
scompaiano o siano ridotte al minimo. Anche se poi è la
legge, e non il medico, ad avere l’ultima parola sulla
liceità dell’eutanasia”.
Paolo Valenti


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Paolo Valenti
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